…Ma il terrore rimane (1294)

aprile 2nd, 2012 by Moderatore

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Oggi: Philip Clavering, aspirante storico, è sospettato di un delitto. 1795: il conte di Glenarvon è sospettato di un delitto. La storia si ripete: un motto abbastanza innocuo che acquista sfumature inquietanti, se quei due uomini sono la stessa persona. Proiettato insieme alla donna che ama dal Ventesimo secolo in un’epoca remota di principi e dame, carrozze e sfide a duello, Philip si ritrova coinvolto in eventi che sente di aver già vissuto. L’assassinio di una cameriera, strangolata, il dito accusatorio puntato contro di lui, il disperato tentativo di allontanare da sé i sospetti… Un destino ineluttabile sembra non lasciare scampo. A dimostrazione di una verità altrettanto inquietante: anche il delitto, a volte, si ripete. 

Carter Dickson, pseudonimo di John Dickson Carr, nasce a Uniontown, Pennsylvania, nel 1906. Nel 1930 scrive il primo giallo, Il mostro del plenilunio. Tre anni dopo dà il via alla serie delle inchieste del dottor Gideon Fell, e quasi contemporaneamente fa debuttare l’altro suo grande personaggio, sir Henry Merrivale, detto “il Vecchio”. L’autore resta soprattutto l’insuperato specialista dei misteri di camera chiusa. Scompare nel 1977. 

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39 Responses

  1. Marius

    Nella serie dei gialli ‘storici’ di Carr lo considero inferiore solo a ‘The devil in velvet’.
    Da leggere assolutamente.

  2. Martignoni Alessio

    La quarta di copertina mi intriga , lo compro senz’altro

  3. Guido

    Scelta assolutamente azzeccata da parte della Mondadori. Non solo per i motivi già esposti da Marius, che condivido in pieno, ma anche per il fatto che questo titolo era stato pubblicato solamente una volta nei Classici nell’ormai lontano 1983!

  4. il professionista

    ggrazie della segnalazione..controllo di non averlo in qualche Omnibus…

  5. Mauro Boncompagni

    No, caro Stefano, non lo troverai in nessun Omnibus. Il romanzo, in effetti, non è più stato ristampato dalla sua prima edizione italiana, e direi che una sua riproposta nei Classici si imponeva. Douglas Greene, il biografo di Carr, lo considera il migliore giallo storico dell’autore americano ed è stato molto felice di sapere che, almeno qui da noi, il romanzo sarebbe stato ripubblicato. Vi risparmio la piccola diatriba tra me e Doug su quale in effetti sia il MIGLIOR giallo storico di Carr in assoluto (non siamo d’accordo), ma questo è sicuramente nella rosa dei primi tre.

  6. Piero

    Pur essendo molto valido, io non lo considero il migliore dopo “The devil in velvet”.
    Devo dire che personalmente io non metterei al primo posto neanche The Devil in Velvet, ma..The Burning Court, che in sostanza, pur avendo una struttura più da romanzo giallo tout-court che da romanzo storico-giallo, è ambientato in un altro tempo e quindi può essere inteso quale giallo, romanzo storico giallo e…fantastico. Il solo del genere.
    Carr fu il più grande. Il più grande di tutti. Sbaglierò. Ma la penso così. Seguito da Ellery Queen e poi da A. Christie (sto parlando della trinità dei romanzi gialli).
    Al secondo posto o al terzo, dopo Devil, metterei “Fire, Burn!”, La Fiamma e la Morte, un altro grandissimo giallo storico. Che a me è sempre piaciuto moltissimo.
    Questione di gusti.

  7. Mauro Boncompagni

    Piero, sai una cosa? Questa volta siamo totalmente d’accordo su quale sia il migliore giallo storico di Carr. Anche per me viene al primo posto “Il diavolo vestito di velluto”, uno straordinario giallo metafisico in cui Carr dà il meglio di sé. E sì, al secondo posto metterei “Fire, Burn!”, cioè “La fiamma e la morte”, col suo epilogo strepitoso, da grande autore che sa come piazzare la migliore zampata proprio all’ultima riga. La buona notizia è che anche “La fiamma e la morte” sarà ristampato entro l’anno (ed era ora!).
    L’altro grande esperto carriano, Roland Lacourbe (anche lui autore di una eccellente monografia su Carr), preferisce invece “Capitan Tagliagole”, il giallo di ambientazione napoleonica.
    Siamo d’accordo anche sulla classifica dei giallisti che proponi, grosso modo. Per originalità di trame, evocazione di atmosfere e qualità di scrittura, Carr mi è sempre parso the best.

  8. Marius

    Possiamo metterli in classifica come ci pare ma i romanzi citati sono tutti degli assoluti capolavori.
    Personalemente aspetto sempre la ristampa de ‘Il mostro del plenilunio’ l’unico Carr che mi manca.
    Speriamo che Franco Forte mi ascolti…
    Buona Pasqua a tutti!

  9. Piero

    @Mauro : E quando mai siamo stati in disaccordo? 😉
    Anche se…io avevo addirittura messo al primo posto The Bourning Court e solo al secondo Devil, e poi al terzo “Fire,Burn!”.
    Da “Fire, Burn!” fu tratto anche uno sceneggiato italiano con Gianni Garko: Morte a passo di valzer.

    Ribadisco l’estrema qualità immaginativa di The Bourning Court. Se il grande studioso Tzvetan Todorov ha sdoganato questo romanzo di Carr come uno dei capisaldi della letteratura fantastica (e possiede uno dei famosi problemi impossibili di Carr all’interno, presentando poi il famoso doppio finale, logico-deduttivo e irrazionale-fantastico), un motivo ci dovrà pur essere, no?

  10. Mauro Boncompagni

    “The Burning Court” è un romanzo unico, se non addirittura la vetta suprema della produzione carriana, ma non lo definirei un giallo storico, caro Piero. Carr lo pubblicò nel 1937 ambientandolo nel 1929, quindi solo pochi anni prima della sua stesura. I molti riferimenti a leggende del passato lo fanno sembrare “storico”, in effetti, ma è solo un’altra delle meravigliose illusioni che il romanzo induce nel lettore, ovviamente.

  11. Henry Merrivale

    Mi unisco al giubilo di Piero e Mauro: sono d’accordissimo con voi, sulla Trinità del poliziesco classico, e sui romanzi storici di Carr, dove scegliere il migliore tra ‘The Devil in Velvet’, ‘Fire, Burn’ e ‘The Burning Court’ mi sembra un po’ come la disputa bizantina sul sesso degli Angeli!
    Personalmente credo che il gusto, ma anche l’ordine e anche il momento in cui li si legge possa incidere ai fini della preferenza: io per esempio serbo un ottimo ricordo de ‘La Sposa di Newgate’ e de ‘I Fantasmi della Casa Maledetta’, perchè furono i primi due romanzi storici che lessi, da molto giovane, ahimè, anche se convengo che non trattasi dei migliori in assoluto, che rimangono i tre sopracitati.
    Uno che mi è parso sempre molto sottovalutato è, a parer mio, ‘Scandalo ad High Chimneys’, nel quale l’identità del colpevole fu per me una delle più sorprendenti dell’intera produzione carriana!
    Capitan Tagliagola, a parte la sorpresa finale, mi sembra di gran lunga inferiore, superiore solo a ‘Il Messaggero del Re’, di gran lunga una delle peggiori opere del sommo Maestro, anzi da collocare quasi al di fuori della produzione poliziesca.
    Un saluto a tutti,
    Luca

  12. Omar Lastrucci

    Anch’io senza dubbio considero il miglior giallo storico di Carr “il diavolo vestito di velluto”.Poi seguono “La corte delle streghe”,”la fiamma e la morte”,questo splendido “ma il terrore rimane”,”la sposa di Newgate” e poi dopo tutti gli altri.A me come giallo storico è piaciuto molto anche l’ultimissimo giallo di Carr, “il mistero di Muriel”,credo irristampato dal 1992 e anche (credo lo si possa considerare un romanzo storico,visto che è ambientato nel 1907 quando l’autore aveva appena un anno) “Un colpo di Pistola”,ottimo spaccato dell’inghilterra edordiana.

  13. Mauro Boncompagni

    Certo, “La sposa di Newgate” è un altro capolavoro, ma con Carr si va sempre sul sicuro…

  14. Piero

    Mauro, la provocazione lanciata ha avuto il suo seguito. Ma..lo scopo delle provocazioni letterarie è quello di accendere il dibattito, altrimenti..
    Io rimango purtuttavia del mio parere. Ho capito cosa vuoi dire, ma..il velo di romanzo fantastico che ha la Corte delle Streghe, ed è indubitabile che sia un ibrido giallo-fantastico supremo, non è l’unico della produzione “diversa” di Carr. E’ vero che in The Bourning Court ci sono delle leggende ma c’è anche storia: il processo della Marchesa de Brinvilliers è un fatto storico, come fatto storico sono il processo e la tortura sia della Marchesa che del Cavaliere di Saint-Croix. E di altre persone. E i processi e le inchieste in merito a satanisti nella Corte del Re Sole, che si fermarono quando le indagini arrivarono molto vicine a personaggi, donne, molto vicine allo stesso Re.
    Correggimi se sbaglio, ma Giallo storico dovrebbe riferirsi ad un romanzo con una trama che contempli una certa indagine che avvenga nel passato. Così i romanzi di Giulio, per esempio, o quelli di Doherty o di Tremayne, sono indubbiamente gialli storici. Io sarei invece un po’ più cauto su alcuni di quei romanzi carriani che vengono detti “storici”. Non tutti sono veramente dei Gialli-Storici. Io noto un po’ di confusione.
    Il Diavolo vestito di velluto, per esempio, che propone un salto nel passato dal presente, insomma un viaggio nel tempo e addirittura un patto col Diavolo, non si può proprio dire che non abbia delle movenze fantastiche indubbie. Ricorda per certi versi il Faust e l’Ur-Faust e ancor di più “Manoscritto trovato a Saragozza”. E così altri romanzi del genere, per esempio lo stesso “Fire, Burn!” in cui il Sovrintendente di Scotland Yard si trova a vivere un’avventura nel passato, e lo stesso salto fantastico nel tempo avviene in “Fear is the Same”, il romanzo attualmente in edicola. Questi sono tutti esempi non di gialli storici, ma di gialli in cui lo storico e il fantastico sono ben amalgamati.
    Sei tu che parli di leggende, e le leggende indubbiamente ci introducono al mondo del fantastico, Ma..al Fantastico veniamo introdotti anche da altri caratteri che tu conosci molto bene, e i salti nel tempo, i patti col Diavolo, le possessioni in corpi che non sono i nostri, di cosa sono esemplificazioni se non del Fantastico?
    Ma altri romanzi carriani sono indubbiamente storici, per esempio il poco ricordato, ma uno dei più grandi romanzi carriani, storici-polizieschi che è THE WITCH OF THE LOW TIDE, con la sua atmosfera edoardiana e la sua camera chiusa allargata veramente straordinaria.
    Questo è un giallo storico. Come THE DEMONIACS, per esempio. Ed altri che tu conosci bene. 😉

  15. Matteo

    Visto che è mese di “Speciali”, ne suggerisco uno dedicato nuovamente al giallo storico-sarebbe il terzo, se non erro- con dentro uno dei Carr da voi citati.

  16. Mauro Boncompagni

    Un terzo giallo storico, caro Matteo? Può essere una buona idea. Ci penseremo.
    A Piero dico solo che condivido la sua ammirazione per “The Burning Court”. Che sia un ibrido non ci piove, ma definirlo un giallo “storico” non direi. Tanto varrebbe definire “storici” certi romanzi con Fell o Merrivale solo perché fanno copiosi riferimenti a maledizioni del passato o a epoche in cui imperversava, per esempio, la peste. Prendi uno splendido romanzo come “La casa stregata”, tanto per dire, addirittura grondante di rimandi storici. Ma non mi pare lo si possa definire un “period novel”, no? Be’, lo stesso vale per “The Burning Court”. E qui dalla mia ho anche il conforto di due autorevoli studiosi come Doug Greene e Roland Lacourbe, nessuno dei quali lo considera tale. In realtà, il primo giallo storico di Carr è, e resta, “La sposa di Newgate”. Per il resto, condivido l’approvazione espressa da te e da altri su “Un colpo di pistola”. Ma com’era più bello ed evocativo il titolo originale! “La strega della bassa marea”…

  17. Alessandro

    Ciao, conosco relativamente poco i gialli storici di Carr e, per questo, volevo chiedervi se è possibile avere un rapido sunto delle vicende e dei periodi storici nei quali sono ambientati. Naturalmente non tralasciando una classifica dei migliori/peggiori!
    Grazie

  18. Fabio Lotti

    Mi pare che qui Carr si diverta da morire.

  19. Alessandro B.

    Per rimanere nell’ambito dei gialli storici sarebbe bello se Mondadori ripubblicasse qualcosa di Van Gulik.

  20. Piero

    OK. The Bourning Court non è un giallo storico, ma un ibrido.
    Tuttavia, non cambia di una virgola il discorso sui gialli storici effettivi e quelli che lo sono a metà.
    Prendiamo i romanzi di Doherty, serie Shallot: ovviamente vi sono immessi riferimenti di fantasia, ma l’ambientazione è del tutto veritiera e anche i fatti storici incontestabilmente. Alcune cose sono delle chicche che si trovano su testi specializzati di storia moderna, a dimostrare la specializzazione di Doherty come studioso dell’età elisabettiana, e comunque dell’Inghilterra tra quattordicesimo e diciassettesimo secolo. In nessuno di essi tuttavia, che io mi ricordi, vi sono patti col diavolo, viaggi nel tempo, e altre amenità: queste sono caratteristiche tipiche del romanzo “fantastico”.
    Io però ho fatto una domanda a Mauro Boncompagni, studioso emerito di Carr, non in quanto lettore (e amico) di Doug Greene o lettore di Roland Lacourbe. Il fatto che tali studiosi abbiano consegnato delle opere importanti a Carr li designa quali suoi biografi, ma non per questo ogni cosa che dicano loro deve esser presa come il Vangelo: è una opinione rispettabilissima e accreditata, ma pur sempre di parte.
    A Mauro Boncompagni, che invece si è sempre posto il perchè di un fenomeno, in quanto docente universitario, chiedo il parere singolarmente, al di là di quanto dicano gli altri: il fatto che in alcuni romanzi “storici” di Carr l’elemento storico abbia la stessa importanza di quello fantastico in essi presente, non ha alcuna importanza o può far sì che essi possano essere definiti dei romanzi fantastici di Carr? Derivando da ciò l’attribuzione di romanzo effettivamente storico ad altri?
    Mauro, ti conosco, non sviare: ti avevo posto una domanda precisa. Ed ora lo è ancor di più.
    😉

  21. Mauro Boncompagni

    Piero, questa discussione sugli “ismi” mi appassiona poco, permettimi. Sì, certo, alcuni romanzi di Carr appartengono di sicuro al fantastico, sia per il tema del viaggio nel tempo, sia per il modo in cui i piani temporali s’incontrano in parallelo pur se in storie radicalmente diverse (è questo il caso di “The Burning Court”). Alla fine, comunque, come diceva il vecchio Croce, quello che conta è la riuscita estetica, non il genere letterario . E i romanzi che abbiamo citato incontrano di sicuro il nostro gusto e quello di tutti gli appassionati di gialli che abbiano, per l’appunto, un minimo di gusto. Il resto m’interessa di meno.

  22. Omar Lastrucci

    Parlando di romanzo storico ho sempre avuto la curiosità di approcciarmi ad Anne Perry.Ho trovato usati 4 suoi libri con l’ispettore Monk,ma prima di affrontarli volevo sapere che tipo di scrittrice è;se ha il garbo e a freschezza degli autori come Carr oppure i suoi sono thriller scritti in modo più “contemporaneo”,ossia con truculenze e volgarità varie.Vi sembrerò strano ma adoro i classici anche per il garbo con cui erano scritti..

  23. VergaG

    Scusate l’OT, ma Omar cita Anne Perry, che era una autrice puntualmente pubblicata da Mondadori, poi ho visto qualcosa di suo da un altro editore (ma non ricordo quale….) e mai più nulla nei Gialli. Possibile? Qualcuno sa se potremo leggerla ancora? Io considero le serie Monk e Pitt assolutamente gradevoli e leggibilissime.

  24. Marco Piva (a.k.a. Il killer mantovano - corpi freddi)

    Le ultime opere della Perry vengono pubblicate da Fanucci.
    La Mondadori negli anni passati ne ha distribuiti molti, alcuni veramente notevoli e potenzialmente adatti ai gusti di Omar.
    E’ un peccato non trovare più i suoi romanzi in edicola, ma temo che le richieste economiche dei suoi agenti fossero troppo ambiziose per una collana da edicola.
    Le cose che ricordo più volentieri sono alcuni romanzi della saga di Pitt.

  25. Omar Lastrucci

    Purtroppo la cosa che più non mi piace nel giallo mondadori (che comunque resta una collana eccellente,sia ben chiaro) è che in effetti sono scomparse dal catalogo quasi tutte le grandi autrici classiche;tra le contemporanee non c’è più la Perry ma nemmeno viene ristampata Ruth Rendell,e andando indietro Christianna Brand e Criag Rice vengono ristampate col contagocce,così come la La White,la McCloy,la Heyer o Josephine Tey.Ma credo che la mancanza più grave sia la non-riproposizione,dopo il revival nei primi anni novanta,dei romanzi della grande Dorothy Sayers.Vero che il segreto delle campane e Lord Peter e l’altro sono disponibili presso Polillo ma rivederli in una collana dai prezzi più contenuti sarebbe stupendo.E poi nel catalogo Mondadori manca clamorosamente “Un’indagine romantica”,l’ultimo romanzo con lord Peter,disponibile solo in un omnibus piuttosto raro e costoso; per questo titolo invoco a gran voce una pubblicazione,se non altro per completare finalmente la serie di Lord Peter.

  26. Mauro Boncompagni

    La Perry mi risulta sia passata da Fanucci.

  27. Piero

    @ Omar: La serie comunque non verrebbe completata anche se venisse pubblicato il romanzo di cui tu invochi la ripubblicazione, perchè nel catalogo Mondadori mancherebbe comunque Gaudy Night, un malloppazzo – come direbbe Fabio – di più di 500 pagine.

  28. Fabio Lotti

    Io la vedo così. Prima parte fino all’omicidio eccellente. Seconda parte piuttosto “incasinata” anche se ad un livello sempre piuttosto alto.

  29. Piero

    Mah, la Perry è in certo modo una autrice che sfrutta l’evento tragico per parlare di un ambiente, le dicerie, i pettegolezzi, gli scandali più o meno grandi della società fine secolo diciannovesimo. E molto diversa da Carr: a Carr, pur egli essendo un maestro nelle descrizioni e nelle atmosfere, interessa di più la messinscena del delitto più che quello che gli sta dietro. Non interessa andare a sondare l’animo umano, tranne che in alcuni romanzi, quanto acciuffare l’assassino. O meglio, spiegare come è stato possibile che uccidesse o compisse comunque il reato. Che egli venga acchiappato o no, è una conseguenza del fatto che si spieghi come abbia commesso il fatto e che quindi venga indicato come il colpevole da feramre. E’ uno scrittore da whodunnit non da whydunnit.
    Detto questo, sono due scrittori Mystery non Thriller. E il Thriller contemporaneo fatto anche di sesso, descrizioni anatomopatologiche di cadaveri putrefatti o quasi, descrizioni al limite del sadomasochismo delle perversioni umane, non è il Thriller di uan volta, fatto di atmosfere, dei grandi maestri: di Rufus King, di Carr, di Rinehart. L’ultimo maestro di thriller, contemporaneo, è proprio il Pronzini di cui abbiamo parlato due mesi fa e parleremo prossimamente.
    A me personalmente, la Perry non è che sia piaciuta sempre molto: è molto verbosa. Un po’ quello che è P.D.James. Un po’ la Heyer di alcuni romanzi suoi (non tutti). E’ un po’ il modo di scrivere un romanzo della Christie, con i suoi microcosmi: il curato, l’aristocratico, il banchiere, il militare in pensione, le feste di beneficenza, gli odii, le passioni e le gelosie delle società benpensanti. Solo che la Christie ci mette tre pagine per dire quello che un’altra dice in dieci: non so se mi sono spiegato. E la Christie non è un miracolo di finezza di scrittura. Avrei potuto dire la Marsh…quella sì che era una scrittrice di razza!
    La critica contemporanea addirittura pare che abbia mutato il suo bersaglio di lettura: se prima diceva che la Marsh copiava la Christie, ora si sente più d’uno che dice il contrario. Mah..
    A ognuno il suo.

  30. Piero

    Ho parlato di Carr al proposito dei Thriller non perchè credo che ne fosse un autore, quanto per il fatto che spesso anche lui, soprattutto nei suoi primi romanzi, ma anche in taluni posteriori, per es. l’Automa, in cui vi sono descrizioni notturne, sfrutta la tensione da atmosfera, sapendo caricarla magistralmente. Il suo maestro direi che fosse stato in tal senso, Connington, un altro grandissimo.

  31. Omar Lastrucci

    Mille grazie Piero per la dettagliata spiegazione;senza volere mi hai in un certo qual modo incentivato alla lettura della Perry in quanto adoro quel filone giallo molto al femminile dei microcosmi;Per me sono la cosa migliore di Agatha Christie (scrittrice che ho letto oltre che per gli intrecci anche per le ambientazioni;per chi volesse capire cos’era la provincia inglese nei primi decenni del secolo scorso,credo che libri come “é troppo facile” o “un delitto avrà luogo” o “Il terrore viene per posta” sono imprescindibili)e di altre grandi autrici di quel periodo,su tutte la Sayers e la Marsh (che comunque peccano di assai minore leggibilità rispetto alla Christie).Tornando a Carr,secondo me in alcuni romanzi è oltre che il più grande dei costruttori di trame anche un eccellente “sociologo” ; ho riletto da poco “una croce era il segnale” e a parte la geniale trama è uno splendido spaccato della Londra del tempo,ancora ferita dalla guerra.Per me il valore aggiunto di un grande autore è rendere il testo interessante aldilà della trama,non solo un enigma ma anche una testimonianza di un periodo,di una mentalità.E credo che siano questi i libri che sopravviveranno nei decenni,mentre altri classici oggi un poco freddi e distanti (Van Dine,Futrelle,Crofts) già un poco obliati perderanno purtroppo del tutto interesse in un non lontano futuro.

  32. Omar Lastrucci

    @Piero;per quanto riguarda la precisazione sulla Sayers,ammetto che credevo che gaudy night fosse il titolo originale di “un’indagine romantica”,e mi sbagliavo alla grande…peccato che nella meravigliosa ristampa integrale dei volumi della Sayers nei primi anni novanta non siano stati riproposti anche uesti ultimi 2;come si suol dire,avevano fatto trenta,che ci voleva a far trentuno?

  33. Piero

    Non lo so. L’ho detto altre volte: la forza del mystery è per me nella genialità delle trame, nell’invenzione, nella straripante fantasia dell’autore.
    Non so fino a che punto Carr sia meglio di Van Dine. Non parlo di longevità dell’opera e forza di espressione: Carr è superiore a tutti. Anche Mauro la pensa alla stessa maniera e si è espresso così più sopra.
    Ma anche Van Dine, finchè non ha avuto cedimenti e finchè è stato originale, cioè almeno fino a Il Mistero del drago, è stato grandissimo. Perchè poi sarebbe dovuto essere freddo? Van Dine è freddo? Van Dine non è espressione del suo tempo? Certo che lo è. Se non lo fosse stato, tu non avresti riconosciuto in lui la freddezza che non c’è in Carr.
    Innanzitutto Carr era un americano trapiantato in Europa, in Inghilterra; era, libero, e nello stesso tempo aveva un animo romantico. Lo si vede in tanti suoi romanzi. Van Dine era invece un grandissimo critico d’arte, innamorato della letteratura nietzschiana, del mito del superuomo. Il superuomo che era un estremismo dell’irrazionale, aveva in sè i germi della superbia, dell’angelo decaduto. E come tale guardava tutto dall’alto verso il basso, era cinico e snob al massimo grado. Questo è Philo Vance. Ma in realtà Vance è solo fortemente debole, e trincera dietro una corazza di superominismo, la paura che in lui venga ravvisata l’anima dell’uomo comune.
    Ma quello che tu vedi in Una croce era il segnale, il legame con la società del tempo, lo si vede in tutti i romanzi di Van Dine. E’ come se attraverso di essi si potesse vedere quella che era la vita della New York del tempo.
    Carr tuttavia è unico: la forza di Carr è la mente, la qualità delle sue invenzioni.
    E se Carr supera il tempo e lo spazio è proprio perchè nella stragrande quantità dei suoi romanzi, non si lega alle vicende del suo tempo, come fa Van Dine. Ecco perchè la penso diversamente da te. Il romanzo di Carr è senza tempo, senza un suo tempo specifico, a differenza di Christie.
    La suggestione di certi romanzi Noir o di tanti Mystery è il fatto che le vicende son legate ad un tempo particolare: sono suggestivi, cioè hanno atmosfera, ma sono anche datati. Cioè dopo parecchi anni, pur riconoscendo che hanno una forza di suggestione ed una espressività, ci paiono vecchi.
    Futrelle a me da di questo. E anche Allingham. E anche Farjeon. E anche la Wells. E anche Rhode. Crofts non so.
    Carr mai. Anche perchè non ha un tempo particolare. E ciò gli fa creare romanzi in cui il tempo è funzionale alla forza della trama: il romanzo storico nasce da qui, dalla capacità di inventare diversi tempi, ognuno diverso dagli altri.

  34. Omar Lastrucci

    Piero hai perfettamente ragione su Van Dine,ma mi non mi sono espresso bene us una cosa;non volevo dire che Van Dine non rappresenti bene il suo mondo ma che non mi è mai riuscito di entrarci in sintonia,di provare empatia con esso.COn la Christie talvolta mi sembra di essere dentro il romanzo,cosi come alcune volte mi è capitato con Carr;la New York Vandiniana mi è sempre parsa come un mondo irraggiungibile,distante,un po come il suo raffinato e snob autore,che certo non doveva essere il massimo della simpatia,con rispetto parlando.
    Se poi si parla di atmosfera derivata dalla “datazione” del testo sono d’accordissimo;il mondo di Chandler è un qualcosa di mitico (grazie anche ai grandi film che vi sono stati tratti),come la Londra inquietante e labirintica di Edgar Wallace,altro autore che stimo moltissimo;non so se poi questi mondi siano esistiti veramente,ma mi piace pensarlo.

    Carr su questo punto riesce a essere veramene una utore unico,in quanto si è saputo muovere con estrema disinvoltura fin dentro il medioevo ma è stato capace anche di splendidi istant-book come il già citato una croce era il segnale ma anche lo splendido (sicuramente nella mia top ten) Saper morire,in cui si respira in ogni rigo la situazione drammatica dell’Inghilterra durante la seconda guerra mondiale.E il bello è che a Carr questi salti di tempo e di luogo sono riusciti ottimamente (quasi) tutti,mentre ad esempio “C’era una volta” della Christie non ha mai convinto,perchè quei personaggi dell’antico egitto sono veramente troppo simili a uno dei tanti nidi di vipere dei romanzi contemporanei.

  35. Piero

    Hai citato bene, “Saper morire”. Perchè probabilmente in quei romanzi scritti durante il secondo conflitto mondiale, come anche “Fantasma in mare”, quella situazione drammatica dell’Inghilteraa che tu ravvisi essere respirata nel romanzo, non era altro che la situazione che lo stesso Carr respirava: saprai che durante i famosi bombardamenti di Londra, lui perse la casa. Al di là di questo, Saper morire è forse uno dei migliori romanzi in assoluto, uno dei pochissimi se non il solo in cui alla consueta azione scenica e alla situazione impossibile, si lega una situazione fortemente drammatica e anche sottilmente psicologica. E’ l’unico romanzo veramente melanconico di Carr, ed uno dei più romantici. Il motivo per cui mi è semopre piaciuto Carr è che al di là della sua grandezza come romanziere poliziesco ed inventore insuperato di trame e situazioni impossibili, era un grande romantico, con una grande passione al di dentro, che trasudava nelle sue opere, ed un grandissimo romanziere. Il mancato Dumas del suo primo romanzo cappa e spada che distrusse, si tradusse più tardi in un Dumas rinnovato proprio nei romanzi storici, come Diavolo, Fire, Tagliagola, etc..

  36. Piero

    Io francamente della Perry non sento molto la mancanza. Invece una di quelle scrittrici di cui avrei voluto leggere volentieri altri romanzi, è Martha Grimes.
    Peccato che sia ormai un capitolo chiuso..

  37. Marius

    Concordo con Piero sul non sentire la mancanza della Perry, specialmente della Perry di Monk prolissa e noiosa come di più non si può.
    Sul genere preferisco Deryn Lake con lo speziale Rawlings.

  38. Rusty

    Ho sempre trovato Anne Perry piuttosto tediosa. Mi spiego: se si vuole scrivere un poliziesco deve essere sempre in primo piano l’intreccio. Sempre. Altrimenti si finisce per fare come P.D. James o Elizabeth George che scrivono romanzi di 400 pagine delle quali almeno 150 superflue. Ben scritte, per carità, ma non funzionali allo scopo. Spesso la prolissità è un espediente per mascherare la carenza del meccanismo giallo.

  39. Irene Vanni

    Felice per questa ristampa. Un classico che mancava alla mia collezione.

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