Morire a Little Italy (3018)

novembre 1st, 2010 by Moderatore

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Tutto è difficile per Sarah Brandt, coraggiosa levatrice nella New York a cavallo tra Ottocento e Novecento. E tutto diventa ancora più difficile quando Nainsi, giovanissima irlandese che Sarah aiuta a partorire, viene assassinata solo poche ore dopo aver dato alla luce suo figlio. L’indagine si rivela difficile anche per il veterano sergente Malloy. La vittima era sposata con Antonio Ruocco, nipote del padrino della famigerata organizzazione criminale della Mano Nera. Ancora una volta, Sarah e Malloy saranno costretti ad allearsi per risolvere il mistero di quella morte che rischia di far esplodere il delicato equilibrio fra la comunità irlandese e quella italiana.

All’interno, il racconto “Rapina a doppio taglio” di Sergio Rilletti.

(vai alla visualizzazione completa del volume)

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Posted in Giallo (serie regolare), Le collane del Giallo

15 Responses

  1. Marco Piva

    Sono davvero felice che questa scrittrice sia tornata sul G.M.
    Acquisto sicuro.

  2. Fabio Lotti

    Come sopra.

  3. Sergio Rilletti

    Ringrazio di cuore Sergio “Alan D.” Altieri per aver pubblicato, in appendice, questo mio spietatissimo thriller.

  4. Piero

    Io invece, pur avendo acquistato il romanzo (perchè me ne hanno regalati altri della stessa scrittrice in passato) per mero collezionismo, non esulto poi tanto: il giallo storico tende a stancare col passare del tempo. Finchè era un tentativo per apportare delle modifiche ad un genere, OK. Ma quando diventa quasi solo il modo per contrabbandare una storia gialla, non è che esalti. Ovviamente non escludo che possa piacere ad altri. Il fatto è che coi gialli storici, anche se è necessario fare ricerche per calare la storia in una cornice credibile, proprio per l’atmosfera che si genera, molto spesso la storia gialla diventa un mero corollario all’affresco. E perciò, quasi sempre il delitto, nel giallo storico, non è un granché, fatti i rituali distinguo, a partire da Carr e finendo a Leoni, Doherty, Tremayne e pochi altri (tra cui Eco).
    In definitiva scrivere un giallo puro è molto molto più difficile, che scrivere un giallo storico. Perchè la storia è tutta basata sul delitto e quindi solo se hai razionalità e grande fantasia, e poi hai uno stile di un certo spessore, puoi vincere la sfida. Almeno io la penso così. Poi..a ognuno il suo :-)

  5. Marius

    Piero, concordo pienamente con te.
    L’unico vero grande giallista storico è stato Carr. Gli altri sono pallide ombre.

  6. Antonino Fazio

    Mi permetto di spezzare una lancia in favore del giallo storico (forse perché ne ho scritto uno). Non direi che sia molto meno difficile di un giallo “puro”. Ha le sue difficoltà, che riguardano la ricostruzine ambientale (come Piero riconosce) e per il resto, se vuole essere un buon giallo, non può che presentare gli stessi problemi di scrittura di un giallo normale. Del resto, Piero cita diversi casi di buoni gialli storici (anche se cita gli autori e non i titoli). Semplicemente, gli sembra che i gialli storici buoni siano una minoranza, il che forse indica che sono, dopotutto, meno facili da scrivere… :-)
    Il punto, del tutto ovvio, è che un giallo, storico o meno, deve innanzitutto essere un buon giallo. Allo stesso modo, il discorso, fatto altrove nel blog, sulle storie scritte al maschile o al femminile riguarda in definitiva non la scelta di fondo, ma la qualità effettiva delle storie (nella fattispecie, Lia Volpatti credo avesse deciso di fare un’antologia di sole donne, e la scelta del tema sarà venuta dopo).

  7. Piero

    Caro Antonino, il discorso è che se prendiamo i Gialli Storici (il tuo non l’ho letto e quindi..), oramai quasi tutti sono molto simili. E scrivere romanzi gialli storici è diventata una moda. Ed io non seguo le mode: compro ciò che mi piace non ciò che fa trend.
    Tu parli giustamente di Giallo storico di buona qualità, intendendo per giallo storico di buona qualità, un romanzo in cui se non prioritariamente, almeno al 50% la storia gialla sia importante quanto l’ambientazione storica, se ho ben capito.
    Ma per quale ragione la stragrande maggioranza di storici fa gialli storici? Te lo sei chiesto?
    A me i romanzi di Doherty piacevano molto, quando venivano tradotti; e piacevano soprattutto per la grande quantità di informazioni (quasi sempre vere) che vi erano immesse. Ma..di tutte le soluzioni inserite quali sono veramente originali? Io non ne ho trovata nessuna, tranne forse un Athelstan. E il celebrato “Satana a St. Mary” presenta una soluzione di una tale ingenuità da lasciare sbigottiti: “Possibile – mi dissi una ventina di pagine prima della soluzione – che sia questa? No, non può essere”. Era quella.
    E non credere che i Candace Robb, I Tremayne, etc.. che ho citato siano maggiormente originali. Persino il metodo usato da Eco non era originale.
    Io farei una distinzione sostanziale tra chi faccia romanzi storici e sia uno storico o persona che non abbia scritto altri romanzi gialli non storici; e chi invece, avendo scritto romanzi gialli tout court, ne scriva qualcuno storico.
    Secondo me, se a scrivere un romanzo così detto Giallo storico è uno storico o comunque una persona che abbia particolarmente approfondito l’ambientazione, puoi stare sicuro che la storia gialla non sarà un gran che. Nel caso contrario, potremo trovarci di fronte ad un buon prodotto. Io la penso così.
    Perchè in un modo o nell’altro, lo storico metterà nel libro le nozioni di cui è padrone, a profusione, e a farne le spese, quasi sempre, sarà la storia gialla.
    Ed uno che compra un giallo storico, quasi sempre lo fa per trovarsi immerso in un altro tempo, per fantasticare, per ritrovarsi davanti alle mura di Antiochia, o testimone dell’assassinio di Francesco II o sbudellatore di ugonotti, non certo per leggere un Giallo.
    E riaffermo che secondo me scrivere un giallo nudo e puro e molto più difficile che scrivere un romanzo giallo storico. Anche perchè l’ambientazione non la crei con tutto un parco di informazioni che già hai, ma inventando, e continuamente limando il tutto, eliminando le parti non rifinite o quelle che potrebbero rendere non credibile la storia, e creando un castello che non cada.
    In altre parole secondo me è molto più difficile scrivere un giallo alla Daly King che non uno storico, rispettando ovviamente lo stile, la vena, la maestria e la bravura anche di altri giallisti che facciano il romanzo storico (anch’io ho scritto un romanzo giallo, non storico però, e ti posso dire che collegare le varie sezioni, creare l’atmosfera e dare compiutezza al tutto, non fu affatto facile).
    Ora però, devi ammettere, che si fa Romanzo storico, o si ambientano romanzi nel passato, anche solo per una cosa: perchè ora come ora – con le indagini ultrasofisticate – l’esame di un delitto non è allo stesso modo di quando esisteva Poirot o Maigret. Anche se talora, qualche cosa sfugge, e allora ci ritroviamo a dibattere di indizi, prove, etc.. Qualche caso di cronaca nera, recente, insegna.
    Ovviamente il tutto non toglie che ci possano essere dei rari casi in cui alla cornice storica venga affiancato un buon romanzo giallo: a me piacevano molto i Doherty con Roger Shallot per esempio, cominciati a tradurre da PIEMME e poi sospesi.

  8. Antonino Fazio

    @Piero.
    Okay. Non discuto, in realtà, la tua affermazione sul dato di fatto empirico che i gialli storici siano, spesso, mediocri. Contesto, in parte, altre affermazioni. In particolare, che scrivere gialli storici sia più facile. Infatti, paradossalmente, la scarsità fattuale di buoni gialli storici mi farebbe pensare, piuttosto, che siano difficili da scrivere. Il motivo è quello che dici tu, il fatto cioè che chi scrive possa sentirsi esonerato dal proporre buone trame e buone soluzioni, dato che già offre un contesto diverso. Non è questo, ovviamente, il modo di scrivere un buon giallo, storico o no. D’altra parte, la scelta di un periodo storico, e di un personaggio magari reale, può offrire motivo di interesse solo se ambientazione e personaggi sono utilizzati al servizio della trama e delle trovate.
    Come vedi, non siamo poi su posizioni così distanti. Secondo me, la difficoltà di scrivere un buon giallo storico consiste nel fatto che vanno ricostruiti comunque l’ambiente, i personaggi e gli eventi in modo credibile e funzionale alla trama, e nel contempo la storia va mantenuta all’altezza di una buona storia gialla. Si tratta di una sfida difficile, se si vuole fare un buon lavoro. Poi è chiaro che io posso sperare, a torto, di cavarmela con un pastrocchio nel quale il mix tra realtà e invenzione non lega. Ed ecco un cattivo giallo, storico sì, ma non diverso da un cattivo giallo qualsiasi. Così mi pare, almeno.

  9. anne67

    @piero
    non ti perdonerò mai per aver dimenticato Van Gulik e il suo giudice ;D!

  10. Piero

    AAARGHHH ! E’ vero, Manuela, l’ho dimenticato. Mi sono opportunemente conficcato una daga nella schiena: contenta? :-)
    Ma è anche vero che avevo dimenticato anche Anne Perry. E anche il creatore del giudice cieco Sir John Fielding, cioè Bruce Alexander (Mondadori).
    E anche la Comastri Montanari : AARGHH!! Perdono, perdono.
    Ma c’è anche Ellis Peters, con Fratello Cadfael (anche se mi piace di più l’Ellis Peters dei Gialli puri, anche questo Mondadori). Etc. Etc
    Antonino, io non nego che uno possa confezionare un buon giallo storico in cui la parte dedicata al delitto e alla sua soluzione possa avere pari qualità di quella riservata all’ambientazione storica. Lungi da me. E del resto, anche se ho stigmatizzato quelli che sono i difetti, di gialli storici ne compro parecchi perchè mi piace la storia, soprattutto il periodo dell’Alto Medioevo e Basso Medioevo, dalla fine dell’Impero romano sino al 1500.
    Addirittura ieri mi son trovato al momento giusto in un negozio in cui vendono dalle mie parti anche libri gialli usati e ho acquistato 12 volumi di Anne Perry, compreso lo Speciale del Giallo a lei riservato qualche anno fa. E i Doherty a me piacciono molto per l’ambientazione. Però, il fatto è che, letto uno, letti tutti perchè lo stile e il modo di tratteggiare la storia è simile, e anche le soluzioni si assomigliano a tanti altri romanzi scritti da altri.
    Ecco perchè i veri buoni gialli storici sono veramente pochi. Io direi che il più grande è stato e resterà sempre Carr, perchè originalmente era un giallista imprestato alla ricerca storica: non a caso i suoi Gialli storici non sono romanzi storici con trama gialla, ma Gialli con ambientazione storica: la differenza mi pare sostanziale.
    Poi, Antonino, me lo fai leggere il tuo giallo storico? 😉

  11. Antonino Fazio

    @Piero.
    Due cose. La prima è che sono d’accordo con la tua affermazione cruciale, cioè che un buon giallo storico dev’essere innanzitutto un giallo, prima che un romanzo storico. A questo punto siamo praticamente sulla stessa linea (ma ci siamo arrivati discutendo, per approssimazioni successive).
    La seconda è che te lo faccio leggere volentieri, quello che ho scritto. Tieni solo presente che non è stato pubblicato (almeno per il momento. In seguito, chissà…).

  12. Piero

    E poi dico anche questa: secondo me, i gialli mondadoriani del ciclo di fratello Athelstan di Doherty ebbero fortuna perchè Doherty molto intelligentemente rinverdì un classico della detection classica: presentare il detective (in questo caso Athelstan) aiutato da una spalla, Sir John Cranston, il Watson dell’occasione, ossia. Quest’accoppiata rendeva il romanzo veramente godibile. E del resto, percentualmente a parere mio, quando in un romanzo giallo, al detective si accoppia una spalla, il successo è sempre assicurato: Poirot & Hastings, Fell & Hadley, Vance & Markham, Ellery & Richard Queen, Merrivale & Masters, Wolfe & Goodwin.

  13. Piero

    Anch’io ho scritto un romanzo, con 3 Camere Chiuse, che partecipò al Tedeschi, non mi ricordo se sette o sei anni fa. Anche quello giace in un cassetto, in attesa di…ma dovrei fare l’editing. Un buon editing contribuisce al successo finale in misura io direi del 40 %: è come un montaggio cinematografico fatto bene. Un amico si è offerto e infatti a lui è demandato l’ingrato compito, ma..non è che possa esigere una scadenza: l’amico lo fa per amicizia e a me sta bene. :-)

  14. Antonino Fazio

    Beh, un giallo con dentro addirittura tre camere chiuse mi sembra sicuramente interessante. In bocca al lupo (una volta finita la revisione, non mi dispiacerebbe leggerlo).
    Questa tua idea sull’efficacia della presenza di una “spalla” per il detective non è affatto cattiva. Dovrò farci un pensierino… :-)

  15. Daniele

    Piero agli autori che scrivono ottimi thriller storici aggiungi anche Luigi De Pascalis, pubblicato con buon successo da Hobby & Work.
    Questi sono i suoi libri:
    — La morte nel sacco (2010, pubblicato con lo psudonimo Aguèdas Sebastian)
    — Rosso Velabro (Lepre edizioni)
    — Ciao Celso. La dodicesima Sibilla.(2009)
    — Il signore delle furie danzanti (2006, 2009)

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