La maledizione di Barbarossa (3011)
Per Étienne Martin, sopravvissuto a uno spaventoso incidente, la vita è diventata un calvario di terribili incubi e sinistre amnesie. A ossessionarlo è un omicidio avvenuto in Alsazia quando era solo un ragazzo. Con il fratello Jean e gli amici François e Marie Biechy, Étienne aveva conosciuto Eva Muller, bella e impudica fräulein che era diventata presto l’oggetto del desiderio di tutti i maschi del gruppo. Il loro luogo di incontro era una casa abbandonata che si diceva infestata nientemeno che dal fantasma del Barbarossa. Eva aveva deciso di sfatare queste superstizioni e si era chiusa nel vecchio edificio. Dal quale non era più uscita viva. Étienne ha solo una stradaper liberarsi dalla sua ossessione: affrontare il proprio passato maledetto.
All’interno, il racconto “Sacro e profano” di Carlo Oliva.
(vai alla visualizzazione completa del volume)
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Posted in Giallo (serie regolare), Le collane del Giallo
luglio 31st, 2010 at 13:17
TANTO TUONO’ CHE PIOVVE !
BIENVENUE, PAUL !
luglio 31st, 2010 at 13:34
Il romanzo, che è stato pubblicato nel settembre 1995 da Le Masque, ha goduto, prima della presente traduzione italiana, anche di una traduzione in giapponese nel 2006.
Il romanzo, scritto nel 1985, nel 1986 vinse “le Prix de la Sociéte des Ecrivains d’Alsace et de Lorraine”.
luglio 31st, 2010 at 13:36
Dimenticavo di dire che trattasi dell’opera prima di Halter.
luglio 31st, 2010 at 17:12
Grazie Piero
luglio 31st, 2010 at 22:06
Mica devi ringraziare me: ringrazia piuttosto chi ne ha autorizzato la pubblicazione e chi lo ha tradotto! Comunque.. grazie 😉
agosto 1st, 2010 at 10:41
Credo sia dovuto anche (e soprattutto) alla perseveranza con cui hai portato avanti questa causa.
Spero che i risultati ne diano ragione e riusciamo, piano piano, a recuperare tutte le opere ancora inedite dello scrittore francese
agosto 1st, 2010 at 21:19
Io ti ringrazio Marco, ma so bene che nonostante sia andato un altro e poco a Lourdes pur di sensibilizzare gli animi sulla necessità di non perdere un altro treno (dopo quelli di tant’altra gente che non si vede più), è pur vero che se non fosse stato dato il via libera al di sopra di chi si occupa delle uscite dei Gialli che non so chi sia (anche se lo immagino), l’Halter ce lo saremmo sognato. Quindi, è inutile fare i fuochi d’artificio e rallegriamoci di questa uscita, sperando che il futuro ce ne riservi qualche altra (almeno Il Diavolo di Dartmoor, Morte in un maniero inglese, Le lacrime della Sibilla, L’uomo che amava le nuvole). Chiedo troppo? Forse. Ma sperare è ancora lecito.
agosto 2nd, 2010 at 10:55
Io credo sia dovuto ad altro, ma sono solo illazioni che meritano di essere rese note… me le tengo per me e mi godo FINALMENTE la pubblicazione dell’Halter, sperando si avvicini alle sue opere migliori (Brouillard Rouge, Quarta Porta, Cento Anni Prima) e non alle cadute clamorose (Minotauro)!
Buon Agosto a tutti…
agosto 3rd, 2010 at 11:15
Qua nella riviera romagnola ancora nulla. Tutte le mattine scandaglio l’edicole ma nada per ora
Datemi l’Halter che me lo voglio godere sotto l’ombrellone 😀
agosto 3rd, 2010 at 15:20
Minotauro? Vorrai dire..Atlantide! Molto più insulso! Quelle son state secondo me le due sole cadute, che però son state da qualcuno messe in evidenza per ridimensionare il discorso Halter. I romanzi francesi gialli classici non sono mai stati molto amati in Italia: altrimenti se avessi voluto procurarmi dei Lanteaume o Herbert & Wyl non avrei guardato alle opere in francese, ti pare? O non mi sarei rivolto a collezionisti per procurarmi Very o Steeman. Il discorso è che Steeman la collana de I Classici l’aveva cominciato a fare e poi lo interruppe : il perchè io lo so ma non lo dico. Invece per Halter è che la serie di Halter più conosciuta è quella di Twist, e fin quando vengono pubblicati romanzi di quella serie, va tutto bene. Chissà perchè..
Anche se poi abbiamo avuto un eccellente Halter (Les Fleurs de Satan), non con Twist.
A me della serie di Twist son piaciuti moltissimo “La Mort derriere les rideaux”, che è denso di citazioni di altri autori, “139 pas de la mort” molto macabro, e “La Mort vous invite” che guarda secondo me a certi romanzi carriani con particolari bizzarri.
agosto 3rd, 2010 at 15:53
Comunque sono perfettamente d’accordo con te : godiamoci l’Halter in edicola (che qui non è ancora arrivato) e speriamo nel futuro. Chissà..
agosto 4th, 2010 at 11:09
Dalla regia mi avvertono che è uscito in riviera romagnola.
Mi precipito 😛
agosto 4th, 2010 at 12:25
Già uscito e già beccato.
agosto 4th, 2010 at 13:31
Finisco il Ngaio Marsh che ho in lettura e poi parto 😀
agosto 4th, 2010 at 18:33
Cioè finisci Ouverture per un delitto?
agosto 4th, 2010 at 19:27
Di Halter ho letto recentemente (e apprezzato) Nebbia rossa. Da quel che intuisco, questo La maledizione di Barbarossa dev’essere uno dei suoi migliori.
agosto 5th, 2010 at 07:04
Beh, però hai letto un vero e proprio capolavoro anche se troppo grandguignolesco per i miei gusti.
Barbarossa, se fosse stato proposto anni fa al posto di Minotauro o Atlantide..sarebbe stato meglio per tutti! Rivendico il fatto di averlo privatamente ricordato più volte ad Igor negli anni passati, ma..che vuoi? Ci sono più cose in cielo e in terra, Antonino, di quante ne sogni la tua filosofia.
A proposito,ti ringrazio per le belle parole rivoltemi in merito al mio articolo su Carr, in altro spazio di questo Blog.
agosto 5th, 2010 at 07:57
ieri a venezia non era ancira uscito- comunque io avevo persino telefonato alla mondadori per sapere qunado usciva e circa 2 anni fa mi dissero settembre 2009! siamo rimasti in pochi a leggere il giallo mondadori, almeno che pubblichino dei romanzi interessanti e inediti- tipo quelli di paul halter- che almeno accontentano parecchi lettori e forse ne fanno anche di nuovi- di halter ci sono ancora diversi libri da tradurre- per i racconti ne pubblico’ qualcuno il foglio giallo nel 99-2000- e non sono mai riuscita a trovarli-
agosto 5th, 2010 at 17:40
Quelli che furono pubblicati, li tradusse il grande Tiziano Agnelli, uno dei più grandi collezionisti d’Italia. Ma ora sono praticamente introvabili.
Tiziano mi ha procurato sei mesi fa quei racconti nell’integrale francese pubblicata da Masque ed esaurita da molto tempo, “La Nuit du Loup”. Però, se ti interessano e vorresti leggerteli comunque, anche in lingua straniera, su Amazon si trova la traduzione in inglese, pubblicata in U.S.A. dal titolo “The Night of the Wolf”.
agosto 5th, 2010 at 21:47
Elogi meritati, Piero (e condivido la citazione scespiriana).
Ho appena preso questo Barbarossa, che leggerò dopo aver finito un Latimer insolitamente “inglese”: Chi ha rubato la testa di zio Tobias?”
agosto 5th, 2010 at 23:30
Latimer è un grande! Espedienti classici in storie dai risvolti hard-boiled: solo lui ci è riuscito (e qualche altro, ma..pochi).
Ottimi gusti, Antonino.
agosto 6th, 2010 at 19:25
Sapete cosa è accaduto dalle mie parti, nel mio quartiere? Che le edicole che hanno esposto i Gialli appena ricevuti, hanno venduto SOLO Halter, per il momento. Così il sottoscritto, quello che ha per tanto tempo fatto il maggior casino qui per sensibilizzare sull’uscita di questo romanzo, per il momento è rimasto..all’asciutto.
Dovrò domani andare a vedere al Centro, tempo permettendo: qui pare che siamo tornati ad aprile!
agosto 6th, 2010 at 19:32
Non solo Latimer, Piero. Un altro autore geniale, in questo senso, è l’ormai dimenticato Richard Ellington. Se recuperi il vecchio “E’ un delitto” (che nel 1971 fu anche ristampato nei Classici) troverai un hard boiled con un mistero e una soluzione degni di Ellery Queen. Dico sul serio.
agosto 6th, 2010 at 23:37
Grazie. Dopo Halter ho un McBain (Nocturne)e intanto ho letto il bel racconto di Carlo Oliva.
agosto 8th, 2010 at 17:12
BENE, HO LETTO IL ROMANZO.
Bello, molto bello, un tipico romanzo d’esordio. Ci sono molte descrizioni dell’Alsazia (e come non poteva essere altrimenti, dato che questo romanzo fu presentato ad un concorso letterario di Alsazia e Lorena?), rievocazioni storiche (anche inventate ma condite da tanta francesità), e poi un delitto avvolto nelle nebbie del passato avvenuto in circostanze impossibili, che terrorizza il protagonista.
Il finale è sempre all’altezza degli Halter, e la spiegazione della camera chiusa (una ragazza uccisa da una spada nella schiena e con gli occhi cavati, in una stanza di una torre, con l’unica porta sorvegliata da una modella e un pittore e con la finestra, l’unica che da su un muro a strapiombo sul fiume, per di più scivoloso in quanto coperto di muschio) è magnifica.
Tuttavia non è originale in tutto. Vi sono almeno 3 riferimenti (ma io direi quasi citazioni, e Halter a leggerlo bene è uno che cita molto, soprattutto Christie e Carr): 1 direi di Carr (il delitto in una torre che mi ricordi io avviene almeno in due romanzi diversi), gli altri riferiti a romanzi della Christie, il primo lapallissianamente, mentre l’altro è più indiretto, ma comunque è abbastanza individuabile. Si tratta nella sostanza di due romanzi della Christie non tanto famosi quanto fondamentali nella sua carriera di scrittrice: uno ricordato da Todorov e l’altro alla base di infinite variazioni (l’ho utilizzato anch’io, ehm..anni fa).
Tuttavia, già in questo primo suo romanzo (e dico primo e lo rimarco a ragione) emergono due caratteristiche che saranno poi peculiari nella sua opera, spero ancora lunga: la pazzia (ricordare per esempio Nebbia Rossa) e i finali non certo allegri. E una delle citazioni della Christie sarà poi sviluppata almeno in altri due romanzi successivi.
Un’ultima cosa: nelle brevi note sull’autore, dopo il romanzo, c’è un errore: è scritto che Halter “..ha scritto il suo primo poliziesco, “La quarta porta” (Giallo Mondadori n.2438), nel 1987, e si è subito imposto, vincendo il Prix du Festival de Cognac..”.
Del resto l’avevo scritto nei miei primi tre post in questo spazio, quando ancora il romanzo non era arrivato dalle mie parti, che il primo romanzo che ha scritto non è stato “La quarta porta” ma “La maledizione di Barbarossa”, con cui vinse nel 1986 un Premio Letterario dell’Alsazia e della Lorena. Poi evidentemente spronato, ha scritto altro, vincendo, nel 1987, con “La quarta porta” il “Premio del Festival di Cognac”, e ancora, nel 1988, Il Gran premio del Romanzo d’avventura, con “Nebbia Rossa”.
Comunque, per chi conosce il francese, a seguire riporto, preso da un suo sito, un breve estratto biografico, non completo :
“Paul Halter est né à Haguenau en 1956. Tombé à l’âge tendre sous le charme de Gaston Leroux et d’Agatha Christie, il a bâti depuis une vingtaine d’années une œuvre ostensiblement classique et revendiquée comme telle. Mais c’est surtout la lecture de John Dickson Carr, maître ès crimes impossibles, qui a décidé de sa vocation d’écrivain. Subjugué par la virtuosité de l’auteur de La Chambre ardente, il a voulu prolonger l’émerveillement. Après s’être engagé dans la Marine nationale, avoir placé des assurances vies et gratté la guitare dans les bals du samedi soirs, il s’est lancé en 1985 dans la rédaction d’un premier roman, La Malédiction de Barberousse – qui a obtenu le Prix de la Société des Ecrivains d’Alsace et de Lorraine en 1986. Puis il a remporté, en 1987, avec La Quatrième Porte, le Prix du Festival de Cognac, et, en 1988, avec Le Brouillard rouge le Grand Prix du roman d’aventures”.
Il resto è rinvenibile al link seguente:
http://www.paulhalter.net/pages/auteur.htm
E del resto, anche non sapendo queste cose, leggendo l’epilogo, si può capire come proprio “la maledizione di Barbarossa” sia stato il suo primo romanzo. Perchè? Perchè parla ad un certo punto di come uno scrittore di gialli abbia romanzato le imprese di Twist, non accennando mai a quanto narrato in questo libro (in pratica chi parla è il doppio di Halter – ma io sono ossessionato dai doppi nei romanzi, eh eh eh :
a me sembra che sia la maniera di parlare e di scrivere di chi non abbia ancora scritto niente altro (di romanzi), e non sappia neanche se mai scriverà ancora (poi ha scritto e per questo almeno io gli sono riconoscente). E quindi non possa riferirsi a nessun altro titolo direttamente o indirettamente.
agosto 8th, 2010 at 17:23
Caro Luca, non sapevo che l’avessi anche scritto più sopra: quando al cellulare mi hai detto di quell’autore, ti ho detto che lì per lì non sapevo se l’avessi o no. E ancor ora non lo so (sto ancora frugando): il nome tuttavia non mi è nuovo, e sospetto di averlo tra gli Hard Boiled a casa dei miei. E’ soprattutto la copertina che mi ricordo (probabilmente non l’ho letto). Però proprio la copertina, un uomo col mitragliatore, mai mi avrebbe fatto pensare a ciò che hai detto.
Comunque sia, meno male che non avevo fatto riferimento solo a latimer ma avevo detto che vi erano “altri..pochi”. Io mi riferivo a Howard Browne, il cui romanzo Mauro tempo fa ha detto che non ho capito se in quest’anno o nel prossimo dovrebbe uscire come ristampa ne I Classici, cioè CONTROFIGURA DI UN RAPIMENTO: un giallo che inizia con una Camera Chiusa e finisce..con altro.
agosto 9th, 2010 at 12:47
Ho finito anch’io il Barbarossa. Una storia molto intrigante, con una soluzione assolutamente all’altezza. In attesa di procurarmi altri romanzi di Halter, ho cominciato il Nocturne di McBain, un autore che apprezzo da sempre. L’inizio è eccellente.
agosto 9th, 2010 at 14:55
Un bel libro che prende, come sottolineato da Piero, di qua e di là. Interessante il racconto “Sacro e profano” di Carlo Oliva. Una retata di polizia e tra le maglie ci resta una delle Piccole Sorelle della beata Elisabetta, praticamente assistente di strada…
Prosa sciolta venata di umorismo. Gradevole lettura.
agosto 10th, 2010 at 18:49
Poco fa, mi son ricordato di una cosa, sono andato a controllare, e a pag. 44, ecco cosa Halter scrive: “..la torre..è collegata al muro..dall’arcata di un ponte coperto con un ripido tetto a punta.Il sopravvissuto era il più balordo dei due..e ora era a cavalcioni del tetto..avremmo assediato le due estremità del ponte”.
Avedo detto che ad Halter piace citare altri autori: INDOVINELLO
Quale autore sta citando e in quale opera di tale autore esiste un problema assolutamente simile: un delitto su un ponte, e le due estremità sorvegliate?
agosto 10th, 2010 at 21:29
“Il cappellaio matto” di Dickson Carr? Non ho a portata di mano l’Omnibus per controllare…
agosto 11th, 2010 at 06:41
Acqua: lontana.
Il problema è il ponte. Però devo ammettere che hai avuto fegato. NO, la citazione è diretta, e cita..
agosto 11th, 2010 at 08:57
..sig e sob, non sonoancora riuscito a trovarlo, ho visitato le uniche 2 edicole aperte e niente…
agosto 11th, 2010 at 19:20
Salve a tutti, seguo il blog anche se non ho mai scritto.
Ora mi faccio viva perchè non so a chi altri chiedere, magari qui qualcuno della Mondadori saprà rispondermi…
Ho cercato in diverse edicole del Trentino, anche a Trento città, il libro di Halter. Ma tutti mi hanno detto che non gli è stato consegnato. E’ forse un problema di distribuzione? Si sa magari se i tempi sono diversi nelle varie regioni? Ho provato anche in un’edicola del vicino Veneto, edicola di solito ben fornita e anche a questa avevano consegnato solo McBain e Ellery Queen.
Grazie infinite se qualcuno può rispondere.
agosto 12th, 2010 at 12:28
Sarà mica quello di Sherlock Holmes, com’è che si intitolava?
agosto 12th, 2010 at 19:47
Martina se hai problemi te lo compro io. Tanto ci vediamo tra poco 😀
agosto 12th, 2010 at 20:09
“Il problema del ponte sulla Thor.” Ma non è quello. Nel racconto di Conan Doyle c’è un omicidio camuffato da suicidio.
Comunque ho letto l’Halter, oggi pomeriggio, e continuo a pensare che le sue soluzioni non siano mai all’altezza dei delitti impossibili che propone. Sinceramente il romanzo mi è parso un gran minestrone che mescola elementi presi da autori diversi (Carr, Christie, Chesterton, Hoch) senza riuscire a farli quagliare. Insomma, mi sono annoiato.
agosto 12th, 2010 at 20:12
PS. Martina, se proprio non lo trovi ti spedisco la mia copia. Lasciami il tuo indirizzo che te la mando (se non sbaglio siamo amici su FB).
agosto 12th, 2010 at 20:31
E’ uno scrittore di lingua anglosassone, ma non britannico: quindi può essere tutto il resto.
E’ difficile, ma non impossibile.
agosto 13th, 2010 at 11:30
Luca sei gentilissimo. Ho già acquistato la copia per Martina. Tanto ci vediamo prestissimo a Mantova per il festivaletteratura.
Anzi perchè non fai un salto pure te che conosci i corpi freddi? 😀
agosto 13th, 2010 at 12:32
Devo ringraziare Luca. Ad una prima lettura il libro di Halter mi aveva fatto una buona imèpressione. Rileggendolo il mio giudizio si è piuttosto ammorbidito…
agosto 13th, 2010 at 15:22
Cavolo, però potevi anche lasciarmi l’ultima parola: ti avevo detto ieri chi era l’autore e tu lo vai a dire: ahiahia, Lucky! Anche nel caso in cui l’avessi individuato autonomamente, potevi lasciarmi un angolino..
Vabbè, siccome l’hai detto, diciamo che quel passo è una citazione di Edward D. Hoch : “The Second Problem of the Covered Bridge”. A dirlo in inglese.. “a man is shot at close range while alone on a covered bridge, while crowds of witnesses watch both ends of the bridge”.
Per una volta tanto dissento dal giudizio di Luca : a me il romanzo è piaciuto e non mi sono annoiato. Oddio non è un’opera straordinaria, come Nebbia Rossa o come La quarta porta, e risente di quello che è : un’opera da concorso, con i limiti che le erano imposti: è breve (ma molti Maigret non superano le 160 pagine), parla troppo di fatti e luoghi dell’Alsazia (ma del resto il concorso era di quei luoghi), e non è molto originale.
Ora però il fatto che citi parecchi autori non credo debba essere visto come un giudizio a perdere: innanzitutto questa è l’opera prima, e quindi necessariamente potrebbe avere dei limiti; non scordiamoci che chiunque legga molto finisce necessariamente per sfruttare anche inconsciamente le sedimentazioni di altri; e infine può anche essere benissimo che le citazioni siano volute e siano da intendere come piccoli omaggi agli autori che ha amato da ragazzo.
L’unica cosa che è leggermente inverosimile non è tanto il modo utilizzato per portare il cadavere, quanto il fatto che chi scopre “per primo”l’omicidio non si accorga della messinscena e soprattutto della faccenda degli occhi: il fatto di essere un’aggiunta realizzata sul posto, quella di cavare gli occhi, presume che nella messinscena preparata prima del vero omicidio, questo particolare non vi fosse. Possibile che quando il vero omicidio è stato scoperto, non sia stata interrogata la teste e non ci si sia accorti dell’inganno?
Questa è l’unica cosa che mi ha lasciato un po’ perplesso.
agosto 13th, 2010 at 15:36
Il problema evidenziato da Martina è uno che bisognerebbe una volta buona risolvere: io all’inizio pensavo fosse un accidente delle nostre regioni del sud, invece la cosa investe tutta Italia. E un’amica, che ogni tanto torna qui e dice la sua mi ha detto privatamente che anche a Milano città vi sono edicole centrali in cui è possibile non trovare copie , segno che la distribuzione è a pelle di leopardo..anche a casa propria.
Lei ovviamente parlava a riguardo della distribuzione di questo romanzo.
Però anch’io ho notato, dalle mie parti, che fino a cinque-sei anni fa, quasi tutte le edicole esponevano gialli mondadori ed ora invece sono meno quelle che li vendono.
agosto 13th, 2010 at 15:43
Marco, se riesco a ritagliarmi un paio di giorni dal lavoro, ci vengo molto volentieri (anche se sarebbe l’ora che il Festivaletteratura iniziasse a invitare anche i traduttori…:-)
agosto 13th, 2010 at 15:51
Beh, a rileggerlo, Luca ha detto gli autori, ma non le opere: vabbè Lucky..TE ABSOLVO!
agosto 13th, 2010 at 16:38
Marco e Luca, grazie. Gentilissimi entrambi.
agosto 13th, 2010 at 17:15
Un’altra cosa che non capisco è la struttura informatica di questo blog: quando ho postato, poco fa, parecchi dei post riportati, a me ieri non risultavano: è apparso in un secondo tempo quello di Martina (ma è la Martina di Anobii, Marco?), e avessi avuto il suo recapito, come ho fatto per altri qui, il romanzo l’avrei preso (difficile trovarlo qui, però) e gliel’avrei mandato. Peccato che ci pensi Marco.. A Martina dico che però se vuole, avendo trovato un doppione molto buono tra i miei di Carr, casomai non l’abbia, glielo mando (è pure uno tradotto da Boncompagni: Rombi di tuono). Ma soprattutto quelli di Luca e Marco ieri sera non c’erano; e neanche stamattina: bah..
Tuttavia vorrei dire un’altra cosa: Luca dice che parecchie delle soluzioni di halter non lo soddisfano. Oddio può anche accadere e i gusti son diversi da paersona a persona. Vorrei tuttavia qui far notare che anche per Carr vi sono dei romanzi pur dei primissimi anni che non forniscono risposte adeguate( per es. Otto di spade, che è alquanto incasinato) in cui Carr per spiegare l’arcano non esita talora ad arrampicarsi sugli specchi (per es. la freccia lasciata cadere da un palco che provoca la morte addirittura) oppure la soluzione alquanto criptica ( anche se migliorata dopo la reintegrazione di Longo) di Death Watch.
agosto 13th, 2010 at 17:16
La freccia fatta cadere non è in Otto di Spade !
agosto 13th, 2010 at 19:04
Piero, quella che chiami “struttura informatica” è un semplice filtro che gestisco io per evitare spam e sproloqui vari..visto che se ne vedono parecchi da queste parti…
agosto 13th, 2010 at 19:42
@Luca: hai perfettamente ragione relativamente ai traduttori. Sarebbe interessantissimo per noi lettori sentire incontri dove si trattano queste problematiche, dalle parole degli stessi addetti ai lavori.
Comunque sia ti lascio su FB il mio numero che, nel caso venissi, mi piacerebbe molto conoscerti. Ovviamente sei nostro ospite a cena con me, Martina, Enzo e tutti i corpi freddi
Mi scuso con Dario per l’OT (anzi se viene pure a lui a Mantova aggiungiamo un posto a tavola)
agosto 13th, 2010 at 20:14
Ho capito Dario. Ma comunque non riesco a capire che se è opera di un filtro, esso dovrebbe filtrare tutto: come va invece che gli altri dialogano fra loro, quindi il post reciproco a loro appare, ma ad altri no? Tra gli altri ci sono io..
agosto 13th, 2010 at 23:23
Ma non è vero, funziona allo stesso modo per tutti. Filtro io quello che ritengo opportuno. Punto. Buona serata.
agosto 16th, 2010 at 08:49
Caro Piero,
rimango sempre colpito dalle tue innumerevoli citazioni; io purtroppo, pur avendo letto tutti i romanzi e racconti che accosti all’opera di Halter, non sarei in grado di fare altrettanto a causa di una molto più labile memoria, sarà l’età che avanza…
Comunque una citazione la vorrei fare anch’io, tranciante e definitiva: cito l’esimio ragionier Fantozzi per dire che ‘La Maledizione di Barbarossa’… “E’ UNA BOIATA PAZZESCA!!!”
Mi dispiace dissentire dal vostro giudizio ma mi è sembrato uno degli Halter assolutamente peggiori, al punto di arrivare a pensare che ci siano due autori che si firmano con lo stesso nome: sono incredibili le differenze tra i i suoi migliori romanzi e quelli non riusciti. Anche nella produzione carriana una discrepanza si notava, ma a fronte di 25-30 opere di livello assoluto e 10-15 romanzi poco riusciti (quasi tutti gli ultimi guarda caso) vi sono molte opere assolutamente leggibili e godibili, pur non essendo annoverabili tra i capolavori, e posso citare “E’ un reato Dottor Fell”, “Delitto da Burattini”, “Delitto a Bordo”, “Scandalo ad High Chimneys” ad esempio.
Una simile produzione ‘intermedia’ non si vede invece in Halter. Anche a livello di scrittura, non solo di intreccio: la descrizione dell’incontro amoroso tra il protagonista e l’infermiera Frances per esempio è stucchevole e a tratti imbarazzante!
CHI NON HA LETTO L’OPERA NON PROCEDA OLTRE:
Tornando alla sostanza del romanzo, è assolutamente infantile come viene risolta la serie di inafferrabili delitti del passato: sarebbe come promettere ad un bimbo piccolo tanti regali per Natale, fargli scivere con dovizia di particolari la letterina da spedire in Lapponia, e poi il giorno di Natale… rivelargli che Babbo Natale non esiste!!!
Il ‘delitto vero’ non mi ha particolamente colpito nella soluzione, che ritengo oltretutto abbastanza inverosimile: nulla a che vedere con la semplicità e l’ingegnosità di soluzioni come La Quarta Porta (quella della porta, non delle orme sulla neve) o Cento Anni Prima.
Mi parrebbe che abbia citato all’inverso anche un racconto di Carter Dickson, “Il mistero di Goblin Wood”.
Insomma, una grossa delusione, ma almeno lo abbiamo letto e ci siamo tolti la curiosità…
Un saluto a tutti.
Luca
agosto 16th, 2010 at 22:34
Beh, l’intervento di Merrivale bello tosto dovrebbe dare adito ad una animata discussione. Il sottoscritto, dopo una seconda lettura, arriva ad una considerazione sul mediocre-discreto. Insomma non un granché. Per T.M. ho inserito un “buono” per l’apporto del racconto di Carlo Oliva.
agosto 17th, 2010 at 00:50
Ti capisco, Luca. Ti capisco: la vecchiaia è una carogna!
Halter è anche questo che dici tu. Tuttavia anche se ho precedentemente detto, e non me lo rimangio, che a me è sembrato un buon romanzo (pur con tutti i suoi limiti, che ho elencato) e buon romanzo non significa necessariamente all’interno della sua produuzione quanto nei confronti delle porcherie che molti scrivono oggigiorno, va da sè che i capolavori sono altri. Sono Nebbia Rossa che io giudico forse il suo capolavoro, La quarta porta che ha del visionario nella spiegazione della Camera Chiusa (ricorda il Carr che faceva sparire gli appartamenti interi), e A 139 passi (con le sue descrizioni estremamente macabre: il cadavere preso dalla tomba e che appare seduto ad una poltrona, con il pavimento interamente coperto di polvere, senza neanche un’orma) e Cento anni prima (con il finale che ricorda molto, citandolo, Il Gatto nero di Poe).
Io sono dell’avviso che andasse pubblicato, almeno perchè ci si potesse fare un’idea. Ripeto: Halter è anche questo. Tu dici “puerile”, io dico..mah. Secondo me ha in sè ancora l’animo di un fanciullo che scopre un mondo davanti a sè: se per te questo è essere puerile.. Non so.
E’ sicuramente un’opera acerba: è la prima opera, diamine! Tu fai il paragone con i capolavori conclamati, ma scordi che essi sono successivi. Anche se devo ammettere che ogni tanto Halter ha delle cadute: non tutti possono essere capolavori. Tenendo conto però che la stragrande maggioranza dei suoi lavori lo sono, io un po’ di indulgenza la manifesto.
Francamente non dico che tu sia prevenuto, ma avendo altre volte rimarcato come Halter non ti ecciti più di tanto, se avessi tu gridato al miracolo, mi sarebbe venuto un infarto. Meglio che così non sia stato.
P.S.
Cavolo, vai a mettere il dito proprio nella piaga: ad Halter i dialoghi d’amore non interessano, ecco perchè è sempre così scontato e prosaico: a lui interessa il plot e la sua soluzione. E la soluzione qui, non è così orripilante: francamente la soluzione del primo romanzo della Allingham di cui abbiamo parlato qualche mese fa, quello sì che mi sembrava una boiata assoluta e si capiva immediatamente chi potesse essere il colpevole. E c’era più di mezzo libro inutile, tanto quello CHE NON DOVEVA DIRE GIA’ L’AVEVA DETTO.
Io qui il colpevole l’ho immaginato chi fosse, ma perchè ho letto gli altri suoi romanzi, in alcuni dei quali usa l’escamotage della Christie, per cui.. mi capisci. La soluzione è lo ammetto un po’ tirata per i capelli, perchè facendo apparire e sparire il cadavere in quel modo.. distruggerebbe anche il sottoscritto.
Però.. anche in alcuni dei Carr finali ci sono delle soluzioni molto tirate per i capelli. Tu dici: ma erano i Carr finali mentre questo è l’Halter iniziale. Ma tu scusa, metti a confronto Carr con Halter? Carr è inarrivabile. Nonostante che per esempio una delle prime opere, Otto di Spade, lo ribadisco, sia parecchio incasinato. Poi non so se la Francavilla invece di tradurre davvero l’integrale, abbia tolto delle pagine , per cui..
Ma la cosa strana è che dovunque se ne parli ci sia sempre qualcuno che dice di averne capito poco. Mah..
agosto 17th, 2010 at 08:58
Per quanto mi riguarda, giudico il Barbarossa una buona opera prima, nella quale sono presenti tutti gli elementi che renderanno valido l’Halter, ad esempio, di Nebbia rossa. Il modo in cui viene risolta la catena di delitti precedenti non mi sembra così risibile, e trovo ingegnosa la spiegazione del delitto di Eva Muller. Convengo sul fatto che il romanzo si poteva scrivere meglio, ma si tratta di un’opera prima, come ci ricorda Piero, e l’inserimento di una serie di dettagli storici sull’Alsazia, che rallenta un po’ l’azione, è giustificato dal concorso letterario (nonché dal fatto che Halter stesso è alsaziano, immagino).
A Piero: se vai a rileggere la descrizione della scena del delitto (a pagina 55) il tuo dubbio sulla faccenda degli occhi verrà fugato (non mi spiego meglio per evitare lo spoiler).
Un piccolo quiz, facile facile per gli esperti qui presenti: da dove è tratta la citazione con cui si chiude il racconto di Carlo Oliva?
agosto 17th, 2010 at 13:00
Scusate, ma io non ho bisogno di andarmi a rileggere un libro se qualcuno mi fa notare delle cose così da modificare il mio giudizio: ognuno ha diritto ad esprimere un parere e a motivarlo. Io un libro non lo leggo mai, una botta e via, ma lo leggo poco alla volta, per cui quando esprimo un giudizio, questo è definitivo, salvo essere limato in bene o in male.E non è detto che i pareri per forza debbano collimare.
A ME QUESTO ROMANZO NON é SEMBRATO AFFATTO UNA BOIATA PAZZESCA, come dice Merrivale.
E la stessa critica e il paragone è risibile, mi scuserà: dove sta scritto che uno per un qualsiasi motivo che non voglia dire, o per dare forza a delle cose che dice, non possa mentire? Merrivale io non so chi sia e neanche se conviva o meno: fatto sta che, magari uscendo con un amico che non vedeva da tempo che sta antipatico a sua moglie (dico per dire, un esempio), non le dice una bugia? Una bugia buona?
Ma sai quante volte in passato, quando compravo parecchi dischi di musica classica (ora molti meno), e mia moglie mi chiedeva dove fossi andato, ho detto che ero stato altrove. Per lui non è normale che dei genitori con l’ausilio di un amico, abbiano inventato una storia truculenta facendo leva sull’impressionabilità dei figli, per evitare che intrattenessero rapporti (anche intimi) con una “poco di buono”, e per di più straniera? A me sembra un discorso invece assai “moderno” oggigiorno, in società multirazziali e multietniche, come quelle in cui vive Halter e viviamo noi tutti. Vi è mai capitato di pensare a quei drammi che scoppiano quando una ragazza musulmana si innamora di uno occidentale o viceversa? NOn avete mai sentito i giornali o visto le immagini ai TV regionali?
L’escamotage di Halter invece a me sembra molto sensato.
Che poi il romanzo sia acerbo, non ci vuole un grachè a sancirlo: è una prima opera, che ora che l’abbiamo letto sappiamo che vinse probabilmente più per le descrizioni dei luoghi e dei tempi che non per originalità, visto che probabilmente pure chi era in Giuria, non era così ferrato in citazioni come noi.
Per il resto, mi fa piacere che qualcun altro le citazioni le vada a cercare: sì anch’io ho pensato a quella cosa di Goblin Wood. Bello quel racconto, anzi..straordinario! Carr vinse un concorso credo nel 1947 bandito se non vado errato da Dannay, uno dei Queen: Halter lo cita al contrario, è verò, ma è meno truculento, anche se devo ammettere che la soluzione di Carr è più convincente, perchè piegare un corpo non è la stessa cosa che sezionarlo. E là dove lo mette Halter sfido chiunque a farvi entrare anche un grosso cane,e a non suscitare perplessità.
Questo è l’unico grande difetto di Halter, che poi è anche il suo pregio: il fatto di essere un ipermanierista estremamente visionario, tanto da perdere talvolta del tutto il rapporto con la realtà circostante: è come se i suoi personaggi vivessero in mondi in cui tutto è possibile. Ma proprio questo affascina di Halter : la sua fantasia straripante. O no?
agosto 17th, 2010 at 15:38
Sono d’accordo su un punto, Piero, e mi scuso con sua maestà John Dickson per l’improponibile accostamento!
Comunque forse ti confondi o mi sono espresso male in passato: su Halter nessuna prevenzione, anzi ero ansioso di leggere questo romanzo, solo che mi aspettavo qualcosa di più…
Purtroppo quando cominci a 13 anni con la Christie, a 14 scopri Carr, a 15 Queen e Van Dine, e a 25 anni hai letto le loro opere (quasi) omnie, più gran parte dei capolavori del genere, allora non c’è che dire: la bocca te la sei fatta buona, ed è difficile trovare qualcosa che ti sorprenda ancora!
Ecco: Halter in qualche opera c’era riuscito, da qui le speranze che in questo caso sono state mal riposte, ma in generale lo continuo a ritenere un buon autore.
In definitiva: Halter promosso, anche senza il massimo dei voti, Barbarossa bocciato.
(Divagando: molto meglio il mistero della morte del Barbarossa proposto da Eco in “Baudolino”, con tanto di camera chiusa… un fine divertissement di cui consiglio la lettura).
Circa lo stile di Halter, devo confessarti che oltre al genere poliziesco, mi piace moltissimo anche la letteratura, classica e contemporanea, per cui se ad un buon intreccio si accompagna anche una buona scrittura con descizioni credibili, il tutto fa brodo.
Infine Otto di Spade: lo lessi ai tempi del liceo, oltretutto ricordo che ero a letto con l’influenza, non mi sembrò particolarmente complesso all’epoca, ma se devo dirti il vero, non mi ricordo quasi più nulla della storia! Ebbene sì: non sono di quelli che dopo 20 o 30 anni si ricordano ancora l’indizio dell’ombra del pugnale sul tavolino o della lancetta dell’orologio che era stata spostata dall’assassino! E se devo essere sincero, sono felice di essermi dimenticato non solo di questa, ma anche di molte altre opere, in modo da poterle rileggere e riassaporare un’altra volta.
Certo: Roger Ackroyd, Le Tre Bare e Il Caso dei Fratelli Siamesi presentano delle peculiarità che non si possono dimenticare, però almeno alcune opere di secondo piano, come quella in questione, me le rileggerò come se fosse la prima volta.
E rigorosamente in lingua originale, in modo da evitare tutte le questioni sulle traduzioni.
Un saluto e a presto
Luca
agosto 19th, 2010 at 09:21
@Piero: ho letto solo oggi, giovedì 19, il tuo post del 13 agosto. Sì, sono la Martina_PL di anobii. Il Carr che hai doppio, no io non ce l’ho ancora. Se ti fa piacere inviarmelo, lo accetto molto volentieri. Contattami pure su anobii. E grazie!!!
L’Halter lo sto leggendo ora, per cui non ho letto per intero tutti i vostri interventi. Le citazioni più o meno palesi della Christie, però… beh almeno quelle sì, dovrei riuscire a individuarle.
agosto 25th, 2010 at 17:53
C’è qualcuno che mi sa dire quanti sono gli Halter ancora non pubblicati in Italia? Grazie
agosto 29th, 2010 at 17:27
Si sarà capito che sono d’accordo con Piero nel dare un giudizio sostanzialmente positivo a questo Barbarossa di Halter, che andrebbe considerato, a mio avviso, anche sotto l’aspetto filologico.
Tra l’altro, ritengo che anche la soluzione del delitto principale non sia inficiata dal dettaglio degli occhi (in questo senso, una rilettura non del romanzo, ma del passaggio relativo, chiarirebbe la questione).
Un’altra cosa su cui convengo con Piero è la visionarietà di Halter, che può in effetti essere vista come un difetto o come un pregio, a seconda delle preferenze personali.
agosto 30th, 2010 at 14:20
In attesa di una risposta al mio quesito, visto che mi sembra che abbiano scritto in questo blog soprattutto patiti di camera chiusa e delitti impossibili (come il sottoscritto), e a proposito di opere prime e concorsi, mi piacerebbe sapere il vostro giudizio su un racconto (ovviamente giallo di camera “chiusa”) che ho inviato ad un concorso, in cui la prerogativa era quella di ambientare le opere a bordo di un mezzo pubblico.
Il mio assassinio (l’idea originale era di scriverci attorno un romanzo, ma ho dovuto rimanere all’interno delle righe concesse dal concorso) si verifica in un vaporetto a Venezia, in cui, a parte la vittima (che sale a bordo ad inizio storia) non c’è nessuno, se non pilota e marinaio (il narratore), peraltro impegnati in cabina anche per una fitta nebbia (lancio anche il quesito, per quanto mi sembra semplice per chi è appassionato di questa letteratura: c’è un’evidente citazione, nell’incipit…).
Spero di aver solleticato la vostra curiosità: il racconto (dal titolo “Morto a Venezia”) lo trovate sul sito http://www.paroleincorsa.actv.it, dove è pubblicamente a disposizione con gli altri racconti (non necessariamente gialli) in corsa per il premio
agosto 30th, 2010 at 21:47
Il tuo racconto non è affatto male. In bocca al lupo!
agosto 31st, 2010 at 12:11
Alberto, è sufficiente dare un’occhiata alla pagina italiana di Halter su Wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/Paul_Halter), la cui bibliografia sembrerebbe completa.
agosto 31st, 2010 at 17:06
Ma qui (nel Blog intendo!), mea culpa, si è forse anche troppo parlato di Halter quale rappresentante di una certa classe di scrittura, in quanto scrittore francese a noi più vicino. Se invece che lui, avessimo preso in esame un qualsiasi autore francese dell’età d’oro, ci saremmo accorti quanto relativo fosse il discorso che si potesse fare su Halter. Ci saremmo accorti dell’esistenza di un mondo che neanche ci sognamo di vedere: questo è il fatto!
Ovviamente lo stesso dicasi per la letteratura anglosassone. Ma almeno quella è stata sciorinata maggiormente. Tuttavia, ci sono autori che per il genere che tratta Halter preferibilmente (la Camera Chiusa), sarebbe utilissimo conoscere più approfonditamente di quanto ora non sia possibile, per capire le cosiddette citazioni halteriane; e il fatto che lui le citi, significa l’importanza delle stesse. Autori come Hoch, Commings, Porges soprattutto, molto difficili a leggersi, e a trovarsi.
agosto 31st, 2010 at 18:44
Hoch in un certo senso è più facile leggerlo, perchè parecchi suoi racconti (ma una parte risbile della sua intera produzione) son stati pubblicati in Ellery Queen presenta di Mondadori e in antologie della Garden.
Per Porges e Commings invece la cosa è diversa. Commings per es. che risulti a me non è mai stato presente in Ellery Queen presenta, per l’opposizione di Dannay: pubblicò in Mystery Digest, una rivista concorrente, per così dire.
Che proprio lui che fu amico di Carr e di Hoch, avesse problemi a veder pubblicate le sue storie, è un po’ un paradosso, ma..molto spesso così accade [nell’inciso c’è anche una nota personale :-)]
settembre 1st, 2010 at 12:17
Grazie a Luca per le indicazioni e ad Antonino per i complimenti.
settembre 1st, 2010 at 18:05
Due racconti di Commings sono facilmente reperibili in libreria (in “Delitti di Natale” e “I Delitti della Camera Chiusa”), mentre per leggere un bel po’ di racconti di Porges è sufficiente battere le bancarelle e procurarsi le vecchie antologie “curate” da Alfred Hitchcock e pubblicate negli Oscar Mondadori. Quasi ogni volume ne recava uno suo.
settembre 2nd, 2010 at 06:52
..E poi possiamo anche dire che il romanzo di Halter, per aver così alimentato lo spazio dei post, significa che una certa validità la possiede.
Guardo sempre benignamente a tutte quelle pubblicazioni che stimolano l’interesse dei lettori e le critiche, perchè evidentemente anche non consciamente rivestono un certo carattere “di genesi della dialettica”; e perchè anche dalle critiche feroci, possono nascere degli assestamenti positivi della collana e delle pubblicazioni. Parallelamente, quando vedo che un titolo non ottiene che pochissimi o zero interessamenti, significa due cose, PER ME : o che è una pubblicazione magnifica e quindi le critiche non esistono (traduzione eccellente, integrale, impaginatura e stampa decenti, copertina all’altezza, e tali anche le note) oppure che è un testo assolutamente inutile.
Mi pare che l’Halter dello scorso mese abbia dimostrato di non esserlo.
settembre 2nd, 2010 at 17:38
Beh,Luca non mi riferivo alle antologie di Polillo ma a qualcosa di più consistente.
Per le antologie di Hitchcoch.. forse una volta erano così trovabili sulle bancarelle, ma ora..non credo poi tanto.
Io ne ho trovata una due mesi fa, dopo anni !
settembre 2nd, 2010 at 17:57
Sono assolutamente d’accordo con l’ultimo post di Piero. Questo Halter era in ogni caso degno di nota. A chi abbia apprezzato Nebbia rossa non possono essere sfuggiti i punti di contatto presenti in questo Barbarossa (a proposito del fatto che qualcosa possa sfuggire: Piero, guarda che il dettaglio degli occhi è, in realtà, spiegabile).
settembre 3rd, 2010 at 08:50
Finalmente ho letto il mio primo Halter e devo dire che ne sono rimasto favorevolmente impressionato. Ad una scrittura sicuramente coinvolgente a livello di atmosfera si aggiungono le intelligenti citazioni cosparse nel libro. Da questo punto di vista mi è sembrato come un omaggio (bello) alla storia del giallo classico. Volevo solo chiedere se la traduzione è integrale. E’ solo una curiosità, non voglio assolutamente scatenare nessuna polemica.
Ciao
Gianni
settembre 3rd, 2010 at 13:21
Se inviare commenti accresce la possibilità di avere quanto prima gialli di Paul Halter (così come di Nicholas Blake, tanto per fare un altro esempio recente…), sono pronto a inondare il blog.
Intanto, chiedo ad Antonino (e a chi ha letto il mio racconto) se ha colto la citazione: quesito che ritengo lapalissiano per gli amanti delle camere chiuse (o, almeno, lo è per me, visto che è il romanzo dell’autore in questione che stavo leggendo il giorno che mi sono messo insieme alla mia compagna…)
settembre 3rd, 2010 at 17:57
Debbo confessare che ho letto molti gialli a suo tempo, poi ho smesso per diversi anni, e adesso ho ripreso. Quindi ci sono cose che non ricordo, e altre che non ho letto. Per quanto mi riguarda, puoi dare la soluzione (anche sul mio quiz nessuna reazione: salto un giro, poi do la risposta).
settembre 4th, 2010 at 09:47
Allora, un po’ alla Marzullo, e senza la pretesa di rivelare nessuna novità, mi faccio una domanda e mi do una risposta: la battuta di chiusura del (bel)racconto di Carlo Oliva è una citazione del finale del primo romanzo di Mickey Spillane “Ti ucciderò” (I, the Jury – 1947) scritto pare in soli 9 (o 19) giorni. Del resto Spillane si vantava di poter scrivere un romanzo in due settimane (ma Simenon ci riusciva in una).
settembre 5th, 2010 at 15:39
Risposta al mio quiz (chi vuol tentare di dare la sua non legga oltre).
L’incipit del mio racconto è una citazione di John Dickson Carr: il romanzo tradotto in italiano “Astuzia per astuzia”.
settembre 6th, 2010 at 10:41
Ma Spillane non è Simenon.
settembre 7th, 2010 at 23:07
Direi che Spillane e Simenon non abbiamo davvero molto in comune, a parte, appunto, la sorprendente velocità di scrittura…
settembre 8th, 2010 at 07:47
“abbiano”, ovviamente…