Giallo classico vs Noir : una convivenza impossibile?

settembre 29th, 2008 by Moderatore

Di seguito,una discussione nata tra i lettori del Giallo Mondadori, sul difficile e tormentato rapporto Giallo tradizionale – Thriller/Noir.

E voi cosa ne pensate? Dite la Vostra.

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186 Responses

  1. giuseppina la ciura

    Errata corrige

    egregio dott Altieri,
    Le chiedo com’è possibile dare ad un romanzo di Abbot(l’ultimo ,per fortuna)un titolo così volgare e lontano mille miglia da quello vero.
    Sotto la Sua direzione la mitica collana è arrivata al ridicolo.
    Grazie
    Giuseppina La Ciura

  2. Dario Geraci

    Spett.le Signora La Ciura,
    la scelta dei titoli è da sempre a discrezione dell’editore in coordinamento con traduttore/editor. Non mi pare, francemente che il titolo assegnato a questo romanzo, sia offensivo nè tantomeno di cattivo gusto, semmai, troverei più indicato il termine “accattivante”.
    La invito inoltre ad argomentare in maniera più approfondita la critica mossa al Direttore evidenziando ciò che non la soddisfa di questo “nuovo corso”.
    Sono sicuro che le Sue saranno critiche costruttive che ci forniranno spunti di riflessione utili a mogliorare ove dovesse necessitare, il nostro servizio.
    Distinti Saluti.

  3. giuseppina la ciura

    Egregio dott Geraci,
    Il titolo inglese è “The shudders”. L’anno è il 1942. L’autore è un seguace della scuola di Van Dine.Thatcher Colt imita in tutto, specie in raffinatezze, il Maestro. Il titolo di “Killer2″ sarà accattivante per l’editore e per l’editor che non sanno nulla di letteratura poliziesca e vogliono vendere(Il traduttore è incolpevole, dato che conosco personalmente Igor Longo e so benissimo che è coltissimo in materia),ma è un insulto a chi crede nella cultura e ama una collana leggendaria.
    Se l’obiettivo dell’editore è vendere, non fare cultura, è inutile discutere.
    Che immensa tristezza!
    Grazie
    Giuseppina La Ciura

  4. Dario Geraci

    Signora La Ciura, penso che Lei non abbia inteso bene il senso del mio intervento. Le ripeto, che la modifica apportata al titolo originale non è un atto irrispettoso nei confronti di pubblico e autore bensì un modo di rendere il titolo più appetibile al pubblico.
    Disinti saluti.

  5. Marco Piva

    Buongiorno,
    spezzo una lancia nei confronti della signora La Ciura (nonostante non ne condivida i toni).
    Anche io sono stato fuorviato dal titolo e dalla cover.
    Comunque credo che più in generale il malcontento sia dovuto al trattamento della sezione classici.
    Nulla da dire per quel che mi riguarda per la collana “Gialli Mondadori” (a parte effettivamente questo titolo di Abbott) ma trovo la situazione della collana “classici” davvero stagnante; a parte le solite ristampe trite e ritrite sono mesi che non viene pubblicato nessun inedito interessante.
    Precedentemente venivano pubblicati mensilmente 4 opere (due ristampe e due inediti), oggi per noi amanti del giallo pi tradizionale non esiste più scelta.
    Ho già scritto più di una volta alla Mondadori (sono stato abbonato tantissimi anni) ma non sono mai stato degnato di una risposta.
    Spero in una vostra risposta.

  6. Dario Geraci

    Gentile Sig. Piva,
    Il Vostro apporto è per noi, fondamentale. Vi ringraziamo quindi, per tutti questi appunti che ci permettono mano a mano di poter migliorare il nostro operato. Sono piacevolmente colpito dalla passione e dall’enfasi che Voi lettori riponete in questa storica collana. Il Giallo Mondadori da sempre rappresenta un punto di continuità con i classici del passato ( gli autori che hanno segnato la strada di questo genere) e soprattutto una focina di giovani promesse e validi autori che trovano qui, una vetrina di prim’ordine per le loro opere. Confidiamo nella Vostra attenzione anche per il futuro, certi di poter venire incontro il più possibile ai Vostri gusti.

  7. Il professionista

    be’ non sono un grande amante del giallo classico ma conosco abbastanza la materia visto che sono vent’anni che lavoro nel settore. Direi che la pubblicazione questo mese del romanzo di Dubridge e di quello di Elley Queen, entrambi di ottimo livello, accontenti anche i cultori del mystery più tradizionale.
    Da appassionato lettore,nonchè autore, mi dispicerebbe vedere crearsi fronti opposti di “tifosi” del classico contro”The new wave”. Tolleranza e cortesia, anche in un dibattito tra opposte passioni sono sempre auspicabili.

  8. Pietro De Palma

    Buongiorno,
    sono un appassionato lettore dei gialli Mondadori da oltre trent’anni, e collezionista.
    Il commento della Sig.ra La Ciura al titolo dato a “The Shudders” di Abbot, e la risposta del Dott. Geraci, secondo me rivela una tendenza a modificare talora i titoli dei romanzi, che non è solo “accattivante” ma che esprime la “politica editoriale” da qualche anno in essere, e che privilegia il Noir al Giallo.
    Se qualcuno in Mondadori realizzasse una collana dedicata al Noir non ci sarebbe nulla da obbiettare; il fatto è che PURTROPPO poco a poco stanno distruggendo le 2 collane storiche. Prima assottigliando le uscite dei Classici da 4 a 2, poi stampando per I Classici solo traduzioni vecchie e riservando le novità a IL GIALLO Mondadori.
    Invero, se le novità, in una collana da sempre votata per il 90% al Giallo Classico (e di autori ce ne sono a bizzeffe completamente sconosciuti in Italia; e vandiniano sconosciuto non è mica solo Abbot !), fossero pari alle uscite (novità affettive dall’inizio della dirigenza attuale son stati solo i due Leroux ed il Chesterton, un Crofts, il resto degli Abbot, e una Wentworth, e il ripescaggio di Mildred Davis e prossimamente di Joanna Cannan (scrittrice tipo la Heyer, il cui capolavoro è appunto “Murder Included” (“A Taste of Murder” nell’ediz. americana) nessuno mugugnerebbe : il fatto è invece che oramai si privilegia dare pubblicità al NOIR o all’Hard-Boiled o ad autori tipo Durbridge, perchè il panorama italiano contemporaneo è spostato su filoni alternativi al Mystery all’inglese. Basta leggere gli articoli pubblicati sul Blog e chiunque dotato di comune intelligenza può evincerlo, dal tono bombastico con cui sono presentati Spillane, Chase, e gli scrittori italiani di Noir.
    Non si tiene però conto del fatto che, al pubblico mondadoriano, NON PIACCIONO le storie di sangue e di efferatezze ( mi piace ricordare ancora la pagina che, a firma di Sandrone Dazieri, ad un certo punto venne anteposta ai romanzi sulle testate mondadoriane dedicate al Giallo : “Amici lettori..abbiamo capito che amate il giallo classico, che odiate le storie sanguinarie e troppo violente, amate il mystery e vi annoiate se l’indagine non riserva qualche buon colpo di scena..”) ma le trame con risvolti psicologici, se non con enigmi, delitti impossibili o Camere Chiuse.
    Purtuttavia negli ultimi 3 anni sono stati rimossi autori come Halter (Il CARR contemporaneo), non viene più proposto Rhode, che stava godendo di una reanissance, e col lanternino vengono proposti inediti riguardanti autori di larga fama.
    C’è solo da sperare che anche Altieri, come successe a Dazieri, nel futuro, abbia un ripensamento, riservi maggiore attenzione ai Gialli del filone classico e tenga maggiormente in considerazione le aspettative dei lettori mondadoriani, che non hanno mai deluso la testata.
    Mi permetto infine di far riflettere che laddove si assiste nell’ambito de Il Giallo e I Classici del Giallo ad un cambio di strategia e al rimpiazzamento del genere classico con quelli alternativi del noir, dell’azione, del thriller tout court, altrove altri guadagnano posizioni che non avevano, e anche se è improprio operare un paragone fra i libri da edicola e quelli da libreria, non lo è segnalare come parecchie Case Editrici abbiano riscoperto il Giallo Classico, quello a investigazione, all’inglese insomma, e vendano : è inutile fare nomi, ma chiunque sia un appassionato lettore come il sottoscritto e frequentatore di librerie, sa quali siano e cosa pubblichino.
    Distinti saluti.
    P.De Palma

  9. Kurt Dehn

    Ritengo che una collana come Giallo Mondadori debba essere in grado di cogliere i segnali di un mondo che cambia e dell’evoluzione del gusto dei lettori. Alcuni interventi che mi hanno preceduto sembrano rimpiangere un vecchio stile, che è giusto che abbia i suoi spazi, ma che, invece, non ha senso che occupi tutto lo spazio disponibile. Il giallo “all’inglese”, basato sull’investigazione e sulla tradizionale figura del Commissario geniale che con ardite elucubrazioni risolve casi complessi, avrà anche i suoi estimatori, ma sempre più risulta anacronistico. Nella complessa realtà attuale risulta datato quanto usare una carrozza a cavalli nel congestionato traffico cittadino di una delle nostre metropoli.
    Quindi, ritengo che si possa trovare un equilibrio dove a storie di carattere classico si possa alternare quanto di nuovo e di attuale il genere noir e action-thriller esprime.

  10. Marco Piva

    Sono assolutamente d’accordo sul pensiero del Sig. De Palma. Sono comprensibili le scelte editoriali ma è comunque necessario conservare una tradizione ancora amata da tantissimi lettori. Due ristampe non soddisfano la nostra fame di mistery classico, io stesso da diverso tempo mi sono orientato su scelte editoriali alternative (vedi la splendida collana “I bassotti” di Polillo).
    Ci sono tantissimi autori dediti a questo genere: Halter (come ricordava lo stesso De Palma), Anne Perry (con i mistery dell’epoca vittoriana con l’Ispettore Pitt) e tantissimi altri.
    Giusto spazio sicuramente al nuovo che avanza (le due uscite del Giallo Mondadori, Speciali, ecc.) ma pure nuovo sangue per il classico che non tramonterà mai.

  11. Beppe

    Mi intrometto in questa discussione per esprimere il punto di vista di un lettore che spazia in vari generi senza preconcetti.
    Il fatto stesso che esistano collane con titoli diversi, dimostra come l’ editore voglia soddisfare i vari generi e i vari gusti.
    Se le uscite de “il Giallo Classico” sono state ridotte probabilmente la logica commerciale ha preso il sopravvento sulle tradizioni.
    Il sig. De Palma, affermando che ai lettori Mondadori non piacciono le storie di sangue mi sembra pecchi di presunzione e di certo non parla a nome mio.
    Il sig. Piva, quando dice che nella collana i “classici” non trova titoli nuovi, mi sembra che si risponda da solo. I titoli nuovi saranno in altre collane, nella collana i “classici” ci saranno i titoli classici….
    Cordiali saluti

  12. Il professionista

    Io invece sono d’accordo con Kurt. Il giallo classico ha sicuramente il suo valore storico ed è giusto che trovi il suo spazio così come lo trova nelle sopracitate collane in libreria(sempre ricordiamo che edicla e libreria sono canali diversi e non comparabili, così come asserire di conoscere qual è il gusto del lettore Mondadori senza avere gli strumenti tecnici per assodarlo è discutibile) che però sono sempre collane di nicchia. Se si guarda alla produzione nazionale e internazionale risulta evidente che..i tempi cambiano e il gusto anche.Il thriller scende nelle strade, e già dagli anni 40 con Black Mask, tendenza che oggi ha trovato diverse espressioni ma che si ricollega con il “classico” giallo americano. Così come si affermano nuove tendenze quali il thriller scandinavo, quello che si mescola con il paranormale, con la ricerca esoterica8 esempio Grangè che è un giallista moderno che consiglio a tutti).Senza dimenticare che i veri grossi successi degli ultimi venti anni sono legati al filone serial killer che personalmente non mi fa impazzire ma, di fatto, impera. Ci sono scrittirci validissime del mystery con Minette Walters che da anni non scrivono più gialli all’inglese ma storie più orientate sul sociale.Anche Elisabeth geroge, giusto per citare,mi sembra orientata a diverse tematiche.
    Mi sembra che il giallo classico all’inglese abbia trovato una sua strada nel thriller medioevale che ne replica spesso le figure archetipe e i metodi d’indagine.
    campo d’interesse da esploreare.
    Tutte tendenze, come dicevo interessanti. non è che si può leggere sempre lo stesso libro e pretendere che ci sia in giro solo quello… I mystery li leggevo da bambino adesso mi piacicono di meno. Però se ne trovo uno interessante miguardo bene da scartarlo. Peccato che, in verità, di novità in questo settore ce ne siano ben poche. E i Classici del Giallo è un collana meritoria ma che esce da decenni. Tra l’altro per moltissimo tempo con due titoli al mese. Come oggi. E forse come è giusto che sia.
    Detto questo è giusto trovare spazio per i gusti di tutti. Voler occupare TUTTO lo spazio disponibile o intestardirsi a non vedere quali sono i cambiamenti nei tempi e nella produzione è un po’…ecco diciamo politically incorrect. o no?

  13. Il professionista

    Una piccolissima doverosa precisazione. mi scuso con tutti per gli errori di digitazione. il sabato mattina prima del terzo caffè le dita vanno dove vogliono loro sulla tastiera. me ne scuso con chi è del mio parere e con chi invece non lo è. il mio pensiero comunque è chiaro.

  14. Marco Piva

    Solo un appunto al Sig. Beppe: probabilmente non ci siamo capiti; nella collana classici intendo che trovo solo RISTAMPE quando invece gradirei leggere titoli INEDITI (tutt’ora tantissimi autori contemporanei scrivono opere influenzate dai giallo di stampo classico).
    Come d’altronde avveniva prima del passaggio della testata alla conduzione editoriale del Sig. Altieri.

  15. Kurt Dehn

    Non capisco perchè lei caro Marco Piva, come già la sig.a La Ciura e il Sig. De Palma punti l’indice contro Altieri.
    Ogni responsabile editoriale ha diritto di compiere le proprie scelte e di decidere se arrischiare strade nuove, oppure se continuare sulla vecchia strada. Il tempo dirà se le sue scelte sono state vincenti.
    Capisco che voi proponiate un aggiustamento di tiro, ma non potete proporre di tornare a farci leggere Fantomas… troppi anni son passati!
    Sarei anch’io curioso di vedere dei dati di vendita legati ai nuovi o agli antichi autori… perchè in ogni caso, cari Piva, La Ciura e Di Palma il mercato è sovrano. Lasciare spazio al nuovo e al tradizionale per confrontarne i risultati di vendita sul medio periodo mi sembra una scelta ragionevole. Pretendere che tutto torni al giallo di inizio secolo scorso, mi appare molto meno ragionevole

  16. Luca Conti

    Credo che gran parte del problema risieda nel paragone edicola-libreria e, di conseguenza, nei diversi investimenti e le altrettanto diverse aspettative da parte della casa editrice. Pensare di tenere in piedi una collana da edicola (che ha quindi tirature consistenti, non fosse altro per evidenti motivi di distribuzione sul territorio nazionale) puntando in prevalenza al solo mercato dei collezionisti (e con un prezzo di copertina di 3 euro e 90!) è pura follia commerciale. Anche perché il collezionista non è certo disposto a ricomprare la Christie o Stout o tutti gli autori storici del GM, a meno che non vengano presentati con nuove traduzioni (delle quali in moltissimi casi ci sarebbe un gran bisogno, soprattutto nel caso di Stout, ma questo è un altro problema, soprattutto economico).

    No, il collezionista vorrebbe Crofts o Rhode o, che so, R.A.J. Walling, e poco importa se molti dei loro romanzi inediti in Italia sono rimasti appunto inediti proprio perché invecchiati in maniera drammatica. Intendo che, se anche nei Classici uscissero ancora più Queen, Christie, Stout, Woolrich di quanto già non accade, il pubblico dei collezionisti si lamenterebbe lo stesso perché quei titoli li possiede già.

    Tra l’altro, non mi sembra che in Italia la situazione sia così tragica, visto che comunque il GM continua a pubblicare titoli classici e che la Polillo fa un ottimo lavoro in libreria. Basta affacciarsi sul mercato inglese o americano per vedere che le case editrici che ripescano oggi famosi e meno famosi testi del giallo classico sono tutte di nicchia (Crippen & Landru, Rue Morgue Press, eccetera), alcune delle quali addirittura dedite alle tirature limitate o alle vendite solo via internet. E la Polillo non è che pubblichi solo inediti; anzi, ci sono un bel po’ di ripescaggi, parecchi dei quali dal catalogo Mondadori, come il recente Rhode-Carr.

    Il nocciolo della questione, secondo me, è che il GM ha perso, ormai da anni, la sua connotazione di periodico, dove quel che c’era dopo il romanzo – approfondimenti sull’autore, Rivista di Ellery Queen, interviste, posta eccetera – era altrettanto importante del romanzo stesso, e soprattutto serviva a creare un legame con i ettori. Purtroppo, adesso, è un ibrido: un libro che esce in edicola, e che si ritrova addosso tuti i problemi delle due impostazioni non risolvendone neanche uno.

  17. Kurt Dehn

    Trovo interessante il punto di vista di Luca Conti.
    Condivido l’interesse per l’impostazione da “periodico” o da “magazine” del giallo.
    In effetti è qualcosa che la collana Segretissimo, seppur in forma ridotta (Spiorama), conserva ancora e che ne accresce l’interesse.
    Va detto che il rapporto con i lettori oggi può essere gestito con strumenti diversi e più immediati, questo blog ne è un lampante esempio!

  18. Luca Conti

    Per dire: basta sfogliare i recenti volumi della Alacràn (quelli della serie “C’era una volta il giallo”) per rendersi conto di quale miniera sia stata, nel corso degli anni, l’appendice del Giallo Mondadori, pur con tutta la legittima difficoltà, all’epoca, di reperire informazioni, testi, interviste, bibliografie e quant’altro). Tutto questo oggi manca, e secondo me ce ne sarebbe ancora bisogno.

    Per dirne una: la recente ristampa della “Prova del nove” di Queen, secondo me, oltre a una bella spolverata alla traduzione, avrebbe goduto non poco di una postfazione che mettesse in luce il perché e il percome di un romanzo così anomalo, che spiegasse la sua posizione all’interno del corpus queeniano, che chiarisse l’ossessione di Dannay per il numero 9 eccetera.

    Cose del genere, a mio avviso (ma questo voleva essere solo un esempio dei più banali) renderebbero appetibili anche ai collezionisti la ristampa di materiale già in loro possesso. Internet e i blog possono ben operare in questo senso, fornendo informazioni parallele e supplementari, ma l’apparato critico di un libro è ancora – e per fortuna – un’altra cosa.

  19. Marco Piva

    @Sig. Kurt: mi perdoni ma chi avrebbe puntato il dito contro Altieri????? Ho solamente constatato la PURA REALTA’ DEI FATTI essendo affezionato lettore alla collana DA 25 ANNI (e quindi pure io con qualche voce in capitolo se me lo permette); personalmente non ho giudicato in nessuna maniera l’editore, ho solamente espresso la richiesta di leggere romanzi classici INEDITI nella collana classici.
    Credo che questo blog serva pure per capire i gusti e l’orientamento dei lettori, cosa che appunto ho fatto.

  20. Marco Piva

    @Luca Conti: ottima la tua riflessione (come al solito d’altronde)
    Mi trova assolutamente d’accordo.

  21. Luca Conti

    Caro signor Piva, tenga presente che l’inserimento di romanzi inediti nei Classici del Giallo è un’innovazione abbastanza recente (così come quella delle 4 uscite mensili). Per decenni, tutti i romanzi inediti (che so, molti tra quelli di Carr) uscivano nel Giallo settimanale, mentre i Classici (sempre stati quattordicinali, fin dall’epoca dei Capolavori) erano esclusivamente dedicati alle ristampe.

    Tenga anche presente che un’autrice come Anne Perry è da tempo passata alle collane da libreria (e questo non dipende certo dalla Mondadori o dal suo editore attuale, ma dalle richieste economiche dell’agente dell’autrice, che in tutto il mondo è pubblicata in hardcover e, giustamente, non capisce perché solo in Italia dovrebbe essere pubblicata in edicola, con compensi ovviamente ben più ridotti).

    Per quanto riguarda gli inediti, lei davvero crede che se i Classici pubblicassero, che so, Rufus Gillmore, Anthony Wynne o Todd Downing avrebbero un aumento di vendite tale da indurre l’editore a cambiare indirizzo? Per quanto io ami il giallo classico al pari dell’hard boiled e del contemporaneo, mi permetto di dubitarne. Anzi, dirò di più: autori come quelli citati, proprio perché classici, preferisco trovarli in libreria, dove una collana come i Bassotti può garantire loro una permanenza piùà lunga sugli scaffali.

  22. Kurt Dehn

    Gentile sig. Piva. Non ho alcuna intenzione di mettere in dubbio il suo diritto a esprimere la su opinione, ma ho avuto l’impressione (mi corregga se ho frainteso) che da parte sua, e di altri commentatori, ci fosse la volontà di vedere nella nuova gestione editoriale la causa di tutti i mali. Come ha correttamente evidenziato Luca Conti alcuni inediti sono tali perchè improponibili oggi.
    Se con la nuova gestione non ne sono stati proposti è perchè, evidentemente, si stanno provando nuove strade e nuovi percorsi,magari piùvicini alla realtà odierna.
    Non è sempre vero che tutto ciò che è tradizionale va salvato, a volte è vero il contrario. Così come non è nemmeno vero che tutto ciò che è nuovo sia positivo. Il coraggio di provare una strada nuova, che incontra il favore di molti, è indice della dinamicità della nuova gestione.
    C’è spazio per tutti, probabilmente. Voler imporre un ritorno al passato (come percepito in alcuni interventi) va contro una parte importante dei lettori di oggi.

  23. Dario Geraci

    Gentili lettori,
    Vi ringrazio come al solito del supporto che ci fornite.
    La gestione “Altieri” sta approntando una difficile e coraggioso virata, di respiro europeo e mondiale, alla storia del Giallo in Italia. Parlo di Giallo in senso lato, non solo di quello Mondadori. Il nostro paese, purtroppo, si trova in una condizione di “ristagno” generalizzata nei riguardi del Thriller. Se infatti, all’estero, come ad esempio in Francia autori come Grangè, impongono il loro gusto al lettore, venendo poi ripagati dai dati delle vendite e in alcuni casi dalla considerazione dell’apparato cinematografico, qui, si tenta ancora di virare i gusti dell’ editore e degli autori stessi ai voleri (sacrosanti, si intende) dei lettori.
    E’ alquanto anacronistico ed insensato che nel 2008, si pensi di poter concedere ad un tipo di Giallo, alquanto agè, più di due uscite fisse mensili. Non mi pare affatto che gli amanti del giallo classico possano lamentarsi, la Mondadori non si dimentica certo di loro, non l’ha mai fatto. Aggiungo,inoltre, che l’operato di Sergo Altieri, verrà considerato fondamentale tra diversi anni, fenomeno tipico di questo paese, in cui, quando si cerca di aiutare la propria cultura, si viene criticati, salvo essere incensati con cospicuo e avolte tragico, ritardo.
    Per quanto riguarda la questione sollevata da Luca Conti; è vero, il GM ha privilegiato negli ultimi anni la pubblicazione di testi più corposi, sopprimendo di fatto, le proprie rubriche.
    Mi sembra però, che la nascita di un sito dedicato interamente al Giallo Mondadori, vada in parte a colmare, oltre agli approfondimenti sui romanzi e sugli autori, il rapporto tra l’editore ed il lettore, reso ora molto più diretto ed immediato.
    Buon proseguimento e buon fine settimana.
    DG

  24. Marco Piva

    Gentile Luca è tutto corretto quello che dici rispetto alle pubblicazioni delle due collane; è vero che nella Collana dei Classici venivano pubblicate ristampe ma dobbiamo però constatare che nella collana “Il giallo Mondadori” all’epoca c’era un giusto mix d’inediti sufficientemente bilanciati tra classici e hard boiled.
    Relativamente ad Anne Perry ho notato infatti che le ultime cose sono state pubblicate da Fanucci (purtroppo almeno per me).
    Probabilmente hai pure ragione relativamente ai volumi di vendita ma permettimi come lettore di seguire le ragioni del cuore; e proprio questa passione mi dice che sarebbe un enorme peccato che questa storica collana perdesse del tutto quello che per noi amanti del giallo ha sempre rappresentato.

  25. Pietro De Palma

    Il guaio è che Durbridge (sic!) e Queen sono ristampe: ci fosse stato “Gli Irregolari di Baker Street”, accanto a Queen ! Il mese prossimo tra le ristampe, è prevista la Cannan (“A Taste of Murder”) che fu una notevole scrittrice, tipo la Heyer. Marco PIVA ha ragione, non c’è che dire: la situazione è veramente stagnante! E Halter è stato soppresso, Rhode e Harding sono finiti nel dimenticatoio. Di nuovo in un anno c’è stato veramente poco, a fronte di molte opere di altro genere nuove : ormai, purtroppo, se si vuol leggere qualcosa di affascinante, bisogna rivolgersi ad altri !
    Se poi si aggiunge che il GIALLO il più delle volte propone storie di sangue, violenza, efferatezze, c’è da chiedersi se qualcuno si ricordi della pagina che Sandrone Dazieri firmò anni fa scusandosi coi lettori, quasi, e che era anteposta ai vari romanzi.
    No. Non credo proprio che qualcuno se ne ricordi più.

  26. Alex McNab

    In realtà credo che una collana come “Il giallo Mondadori” debba sapersi rinnovare come sta effettivamente facendo da un po’ di tempo a questa parte.
    L’introduzione di romanzi noir, molto attuali, nonchè italiani, non fa altro che rispecchiare le esigenze di un pubblico sempre più eclettico ed esigente.
    Mi spiace dirlo ma credo ci sia qualcuno che vorrebbe il giallo “old style”, per quanto rispettabilissimo, alla stregua di un piccolo club privato e un po’ conservatore.
    Al contrario credo che non ci sia scelta editoriale più adatta di quella in atto, propensa finalmente a cercare nuove sfaccettature e a proporre scrittori validi tanto quanto quelli “vecchi” (perdonatemi la brutta espressione).
    Del resto tutte le collane si adeguano, partendo a Urania per spaziare ai generi più vari e disparati.
    Il fantasy è quello di 10-20 anni fa? La fantascienza? L’horror? Nemmeno il noir stesso è uguale, anzi.
    Evoluzione, questa è la parola per non ristagnare e (metaforicamente) morire…

  27. Kurt Dehn

    Mi sembra che, seppur il dibattito sia stato vivace a garbato, ci sia chi ripropone pedissequamente le stesse argomentazioni nei suoi interventi, convinto di rappresentare l’opinione della maggioranza dei lettori, mostrando pochissima disponibilità a capire e a cogliere quanto di diverso dal suo pensiero è contenuto nelle argomentazioni altrui.
    Le storie di sangue, violenza, efferatezze varie sembrano urtare l’animo di qualcuno che, immagino, non guardi neppure il telegiornale, che ce ne propina ogni giorno in quantità industriale.
    Si può intendere la lettura di un romanzo giallo anche come un momento di fuga dalla realtà, oppure come rappresentazione romanzata della realtà stessa…
    Ripeto quanto detto in precedenti commenti: c’è spazio per le diverse sfumature del genere, per le diverse filosofie letterarie. Pensare di ricondurre tutto ai propri gusti personali è spiacevole oltre che arrogante.

  28. Il professionista

    Esco per poche ore emi ritrovo una marea di interventi… decisamente interessanti anche se, come sottolinea Kurt, mi pare che alcuni interlocutori continuino a ripoporre le stesse identiche motivazioni senza un minimo di spirito critico. Giusto così, per fare un’indagine ho girato un po’ di librerie della mia città e vedo negli scaffali degli originali quanto delle collane di vari editori da libreria(sempre ricordo un canale differente dall’edicola) in massima parte thriller non necessariamente d’azione ma più legati al NOSTRO secolo. Le collane di reperti archeologici, sicuramente interessanti, sono proprio una nicchia. Però ci sono. Il Giallo per tradizione ha sempre pubblicato nei Classici proprio i… classici. testi cioè già pubblicati che poteva essere interessante riproporre. Che poi qualche gestione ne avesse ampliato il numero inserendo qualche inedito… era appunto decisione di quella gestione che non necessariamente è stata approvata da tutti. Sono anche io per un ritorno al Giallo come rivista con il famoso varietà e i racconti. Purtroppo bisogna fare i conti con il mercato. Oggi tutti( primi gli autori del mystery) vogliono scrivere il libro per l’hard cover quindi testi molto più costosi come diritti,che l’autore pretende vadano in libreria prima a un prezzo molto superiore. E anche per elaborare il varietà ci sono dei costi. Sinceramente la proposta da edicola Mondadori mi sembra tra le più convenienti nel rapporto qualità prezzo.
    Poi ricordiamo che comunque i tempi evolvono e il giallo( ci sono bellissimi testi sulla storia sociale del medesimo) è sempre stato lo specchio del tempo in cui è scritto. Oggi quasi finivo in mezzo a una battaglia tra un corteo e la polizia. E’ ovvio che il giallo italiano, e non solo quello, si orienti su tematiche più attuali. Questo non toglie che siano disponibili anche testi di autori d’epoca. Non si può pretendere che siano TUTTI autori classici come non sarebbe giusto pretendere il contrario.

  29. Luca Conti

    Tra l’altro mi sembra che il gusto della polemica fine a se stessa finisca per far dimenticare anche la realtà. Tanto per dire, viene scritto che Paul Harding sarebbe caduto “nel dimenticatoio”, scordandosi che tutti e dieci i romanzi della serie Athelstan sono stati tradotti e pubblicati nel Giallo. così come i sette scritti come C.L. Grace e cinque (su sei) della serie egiziana. Quelli firmati Doherty, come dovrebbe essere noto, non sono Mondadori, ma Hobby & Work e Piemme.

    Per quanto riguarda Rhode, gran parte dei suoi 140 e passa romanzi è ormai illeggibile al giorno d’oggi, a meno che uno non lo debba fare per motivi di studio, e in aggiunta a quelli già usciti nel Giallo (e quello di Polillo) avrei forti difficoltà a trovarne più di quattro o cinque (a voler esagerare) ancora pubblicabili. E mi permetto di dirlo con una certa cognizione di causa, possedendone in lingua originale oltre un centinaio.

    Tra l’altro, tanto per parlare di efferatezze, che curiosamente sembrano essere diventate la pietra dello scandalo, ricordo che né Paul Halter né i libri di Harding della serie Athelstan ci vanno piano col sangue e le morti cruente, anzi (soprattutto quest’ultimo). Oppure è sufficiente inserire un mistero di camera chiusa e la vaga denominazione di “giallo classico” per far digerire anche le truculenze più sfrenate?

  30. Il professionista

    caro Luca,
    ti passo una domanda provocatoria che si abbina bene con la tua.
    Elmore Leonard per me è un classico (un mito la riproposta dei suoi racconti Western..tra l’altro ottimamente tradotti e te lo dice uno che se ci fossero ancora le storiche collane i Grandi Western li comprerebbe tutti) eppure per tematiche e svolgimenti sta anche nei moderni. Come la mettiamo?
    Scherzi a parte mi permetto di segnalare due romanzi “classici” di Rennie Airth che feci pubblicare a suo tempo in Longanesi. Ambientazione 1920 con poliziotti in bicicletta, niente macchine da fantascienza e un investigatore molto umano…però c’era un efferratissimo serial killer. Il pregio maggiore era inserire un ritmo e una tematica moderna- e una buona dose di tensione- in un ambiente da ‘vecchie signore e biscottini’. Due libri da scoprire…anche qui impossibile proporli in prima battuta in economica per le dimensioni e la richiesta del’autore di andare subito in Hard Cover.
    A questo punto sposterei, come suggerisci, la discussione che diventava oziosa a: cosa intendiamo per giallo classico?
    Non vi sembra un modo intelligente di parlare di giallo senza scannarsi?

  31. Marco Piva

    Che bella discussione :-).
    E’ davvero piacevole sentire il pensiero moderato e preparato di persone amanti del mistery seppure con idee diverse.
    Quello che voglio che sia chiaro, per quel che mi riguarda, è che non voglio assolutamente criticare l’operato del Sig. Altieri.
    Molto probabilmente sono stato poco chiaro ma amo sia il giallo tradizionale che l’hard boiled e il thriller contemporaneo; non mi faccio particolari problemi sul fatto che un romanzo sia più o meno truculento (anche se certamente non sono interessato alla violenza fine a se stessa ma se ben integrata ed al servizio di una trama articolata) e quindi BEN VENGANO le idee del nuovo editore per dare una scossa a queste due collane storiche che sotto certi aspetti ne avevano pure bisogno.
    Ma se da un lato sono favorevole all’innovazione ritengo sia comunque importante rispettare le tradizioni e tenere vivo il simbolo di una testata che amo all’inverosimile.
    Quello che vorrei è che le due collane non tralascino questa importante branca del giallo classico che a tutt’oggi sforna ancora decine e decine di scrittori comtemporanei.
    La continua ristampa credo svilirebbe la collana dei Classici mentre l’introduzione di storie inedite pure in questo filone darebbero (SEMPRE SECONDO ME RIPETO) nuova linfa a noi amanti del genere che amiamo ancora immensamente leggere di enigmi, camere chiuse e the alla stricnina.

  32. Luca Conti

    Ma infatti, caro Stefano, il caso Airth (due romanzi davvero eccellenti, tra l’altro) fa capire meglio di tanti altri che il giallo ha un’infinità di facce, e che spesso l’enigma si trova dove meno ci si aspetta.

    Vorrei citare una frase di John Dickson Carr (che, come forse non tutti sanno, ha fatto per moltissimi anni il recensore di gialli sulla Rivista di Ellery Queen), a proposito dell’hard boiled: “Una volta, se ricordate, quei libri non mi piacevano affatto. E hanno continuato a non piacermi finché un giorno, i colpo… tra una girandola di sangue, tirapugni d’acciaio e cadaveri che volavano tutte le parti… scoprii che l’autore, zitto zitto, infilava indizi nel cassetto dell scrivania. Il suo segreto consisteva solo nel ritmo velocissimo e nel fraseggiare; e queste due qualità, di solito, indicano una storia dannatamente buona”

    [da “La porta sull’abisso”, Mondadori, 1986]

  33. Rosario Altomare

    Vorrei dire la mia……
    Non sono un amante del giallo classico all’inglese, lo trovo noiosissimo e ripetitivo, al contrrario trovo grande, grandissima soddisfazione nel hard boiled, amo profondamente autori come Spillane, Hammett, Ross Mac Donald, Chandler e sarebbe bellissimo che il giallo classico riproponesse anche tali autori.

    Amo la scrittura, secca, senza fronzoli che trascina il lettore sulla strada e sui grandi problemi del nostro tempo (in fondo anche questa è cultura).

    Le uscite estive di Dan Simmons e Boris Starling sono in linea con il mio profilo di lettore.

    Un grande classico è è Richard Stark, uscito in uno speciale estivo con tre storie introvabili.

    Tra gli autori moderni amo Grangè, Vachss, Crais, Lehane, Pelecanos, Leather.

    Naturalmente non sono prvenuto,
    ho letto, riletto ed apprezzato un grandissimo come Caleb Carr che si potrebbe riproporre come speciale del giallo.

    Esistono diversi lettori ognuno con le sue preferenze è accontetare tutti non è semplice.

    Fino a poco tempo fa noi amanti del thriller di azione avevamo poco spazio nel giallo.

    Penso che Altieri stia facendo un grandissimo lavoro, la presenza di questo blog lo dimostra, per il resto si può sempre migliorare.

  34. Pietro De Palma

    Bisogna poi vedere se i volumi di vendita siano effettivamente quelli citati : i dati possono essere facilmente letti in diverse maniere a seconda di come si presenti il problema: vedi i dati del Ministero del Tesoro relativi al cosiddetto tesoretto come cambino a seconda di chi è al governo: prima c’è, poi non c’è, poi c’è di nuovo e poi non c’è daccapo, etc..
    Resta il profondo sconforto di chi ama il genere del delitto senza sangue, e vede i tentativi di ridurne l’influenza su un bacino di utenza che si è mantenuto costante nel tempo, un genere in cui il delitto non è il fine della narrazione come accade sovente in Noirs e Thrillers, ma il mezzo per affermare il potere supremo della mente e del ragionamento deduttivo e abduttivo, l’unico che abbia potuto consentire infinite variazioni (camere chiuse, delitti impossibili, sparizioni, alibi inattaccabili, sottigliezze psicologiche)al genere e che gli consenta tuttora di affascinare. L’unica defaillance è che sostanzialmente i prodromi sono stati fissati nel tempo per cui i romanzi che si producono sono invariabilmente manieristi. Ma..anche il manierismo può essere sorgente d’arte : Paul Halter è tributario di Christie e Carr e in parecchi dei suoi romanzi il lettore smaliziato e conoscitore può ritrovare cammuffati vari tributi e citazioni, ma poi nel suo manierismo barocco Halter è grandissimo nel confezionare atmosfere di grande fascino, meccanismi di altissima precisione, fantasia delirante e, come nella grande tradizione franco-belga, finali a effetto che si richiamano a Edgar Allan Poe!
    Se poi il discorso è quello di far quadrare anche il bilancio, invece di ridurre il numero delle uscite da quattro a due per i Classici riservando loro la pubblicazione delle sole ristampe, molte delle quali assai lontane nel tempo e quindi appetibili, ma anche inadeguate talora dal punta di vista della traduzione e della resa in un italiano corrente, si sarebbe potuto lasciare al GIALLO Mondadori la storica funzione di presentare le nuove leve e i rappresentanti dei nuovi generi (Noirs, Thrillers, Horror, per quelli a cui piacciono) e prevedere per I CLASSICI due uscite mensili di inediti e due ristampe, scegliendo le stesse tra quelle che per confezionamento editoriale, interesse dell’autore e titolo di nuovo disponibile, avessero potuto sortire l’interesse dei lettori : non credo che la continua riproposizione di opere di Christie, possa sortire grandi guadagni editoriali.
    E per rimpinguare le casse, casomai ce ne fosse stato bisogno, evitando questo clima da trincea, si sarebbe potuto ritoccare il prezzo dei libri passando almeno gli inediti, quelli per cui si fossero approntate nuove traduzioni, a 5 euro (chi è costretto a pagare 13-14 euro acquistando I Bassotti o anche I Racconti dei Vedovi di Asimov per Minum Fax, avrebbe sicuramente ben volentieri lasciato 1,40 euro in più nelle casse di Mondadori a fronte di un parco titoli inediti maggiore), e lasciando il prezzo corrente alle ristampe.
    Perchè un segno di questo modo “poco rispettoso nei nostri confronti”, che non abbiamo mai abbandonato Mondadori e continuiamo a comprare i romanzi presso le edicole (e a Bari, Chesterton e Leroux sono andati a ruba dalle mie parti!),è riscontrare che numerosi grandi traduttori di Mondadori finiscano poi per tradurre altre cose di altre case editrici, per compensare gli introiti che avrebbero avuto rimanendo solo in Mondadori: questo è un evento che alla lunga produrrà effetti nefasti, perchè quando ci fosse chi consentisse di tradurre di più, inevitabilmente si perderebbero questi traduttori, che sono i migliori sul campo: Boncompagni, Longo, Montanari, Catozzella, anche Caselli. E nel caso poi si perdessero, chi verrebbe al loro posto ?

  35. Il professionista

    Scusate, riprendo la discussione che mi sembrava interessante.
    Sentire sempre lo stesso commento riproposto senza margini di mediazione è tedioso.
    Mi sento comunque di dire che il delitto non è il fine nè dei noir nè dei thriller ( se volessimo guardare, il termine è una categoria che compredne tutta questa narrativa).
    I romanzi di Cornell Woolrich sono senza possibilità di discussione dei Classici… del giallo e del noir assieme. Tensione, indagine psicologica, mistero… così come i romanzi di Chandler e Hammett ma anche quelli di Ellroy e di Bunker sono Hard Boiled sono Classici e, dietro il delitto e la violenza, riservano un’acuta analisi del loro tempo…come, permettetemelo, diversi romanzi italiani recenti.
    Sono d’accordo con Altros(Rosario Altomare, vecchio amico) sui titoli che consiglia.
    Una chicca da non perdere BAD CITY BLUES di Tim Willocks(Il fine ultimo della creazione e Re macchiati di Sangue, già editi da Mondadori). E’ un romanzo del 1991 ripescato inquesti giorni da Cario, un noir di grande atmosfera ambientato in una città molto simile a New Orleans ritratta con grande atmosfera. Ovviamente c’è anche grande tensione e sì… violenza, fisica e psicologica. Ma è il nostro mondo. Un libro che spero di rivedere un giorno trai Classici del Giallo come merita.
    La domanda è la stessa consideriamo autori come Spillane, Woolrich,Ellroy dei clasisci del Giallo?
    Io direi proprio di sì.

    Ah, giusto per allontanreil dubbio che io sia solo un partigiano del noir e dell’hard boiled altre due segnalazioni. Sono un patito di Maurice Leblanc(con i romanzi originari di Lupin). Se poi qualcuno sente la nostalgia di Agatha Christie perchè non leggersi Il terrore corre sul Nilo, un gustosissimo pastiche uscito in questi giorni?

  36. Kurt Dehn

    Credo che qualche dato di vendita suddiviso per genere pubblicato magari lo avremo…
    Vedo che si stanno creando, purtroppo, due diversi schieramenti: da una parte qualcuno che apprezza il mistery ma che non disprezza quanto di diverso viene proposto in altre sfumature di genere; dall’altra abbiamo, arroccato nel fortino del “manierismo barocco” (bbrrrrivido), qualcun’altro poco disposto a lasciare spazi a qualunque altra manifestazione di stile.

    Propongo che anche nei classici, a questo punto, quando verranno pubblicati romanzi di questo tipo, venga apposta una etichetta tipo “classico barocco” oppure “manierismo abduttivo” o “classici dei classici” almeno a colpo d’occhio saprò che devo risparmiarmi i miei sudati soldi. Scherzo naturalmente…ma anche no!
    Solo una chiosa finale… cos’è il delitto senza sangue?
    Reati amministrativi?
    Possiamo scrivere un romanzo sul crudele divieto di sosta?

  37. Il professionista

    Kurt sei un mito!
    Credo che il delitto senza sangue sia inteso come puro gioco intellettuale per scoprire il colpevole. Il delitto come accadimento reale che ovviamente implica o sangue o comunque sofferenza(il veleno brucia le viscere) diventa un po’ come il cadavere del vecchio Cluedo che giocavamo da bambini. Una specie di sudoku. Ecco, questo genere di enigmistica mi interessa meno…

  38. Kurt Dehn

    in effetti preferisco il sudoku

  39. Luca Conti

    L’idea che il giallo classico sia un mondo di “delitti senza sangue” è quantomeno stravagante, a dir poco, e assolutamente campata in aria. Nei romanzi di Carr, per esempio, a partire dal primo (“Il mostro del plenilunio”) ci sono dei massacri spettacolari a base di decapitazioni, spadoni medievali, ghigliottine (L’arte di uccidere) e quant’altro. “Il mistero delle croci egizie” di Ellery Queen è un altro, semplice esempio.
    In un capolavoro come “The Weight of the Evidence” di Michael Innes l’arma del delitto è addirittura un meteorite lasciato cadere dall’alto di una torre sulla testa della vittima, che se ne stava bella seduta una decina di metri più in basso. Un altro capolavoro come “The Horizontal Man” di Helen Eustis (1946) costruisce tutto il libro sulla brutalità dell’omicidio al cuore della trama, insistendo in maniera quasi morbosa sulle reazioni dei protagonisti di fronte al cadavere, alla ferita, al sangue eccetera.
    “Il segno dell’assassino” di Dominic Devine è un giallo che più classico non si può, con un serial killer che piazza una strage di dimensioni rilevanti, così come “Il gatto dalle molte code” di Ellery Queen e almeno un paio di titoli di Patrick Quentin/Jonathan Stagge (“The Grindle Nightmare” e “Death’s Old Sweet Song”).

    Per il resto delle considerazioni del signor De Palma, mi sembra abbastanza ingenuo pensare che basti portare il prezzo dei Classici a 5 euro per poter ottenere nuove traduzioni, inediti e quant’altro. Così come credere che la Christie non venda più niente. La Christie vende eccome, e continua a vendere. Pensare che per Mondadori sia assurdo riproporla con regolarità significa, appunto, guardare al lavoro di una casa editrice con la mentalità del collezionista, ovvero ciò che cercavo di far notare parecchi post più sopra.

    Infine, per quanto riguarda la faccenda dei traduttori, garantisco al signor De Palma – visto che campo facendo proprio questo mestiere – che tradurre per più case editrici è una pratica normalissima e consolidata per un libero professionista com’è un traduttore. Altrimenti ci potremmo togliere dalla testa l’illusione di arrivare alla fine del mese…

  40. Fabio Lotti

    Ho assistito co’ un certo timore reverenziare a questa popò di discussione su i’ giallo crassi’o che m’ha fatto ritorna’ piccino all’anni cinquanta quando ho incominciato a intrufolammi nelle storie di Poirotte, Marple, Ormesse e compagnia bella co’ un certo batticore. Quello dovuto alle storie e quello relativo a’ i’ furto di questi libretti gialli all’edi’ola di giornali di’ mi’ paese che un c’iavevo in tasca una lira che fosse una. Li leggevo e, quando potevo, li riportavo a’ i’ loro posto co’ un’artra strizza allo stoma’o e la vesci’a piena che mi faceva stringe’ le gambe.
    E allora di’o la mia in italianstaggese tanto pe’ fa’ scende’ un po’ino i’ livello di tutto l’ambaradan che mi pare fin troppo sofisti’o e perbenino. O Artieri e se tu un ci pubbri’hi più gialli crassici e un tu la fa’ finita co’ tutti que’ libracci sozzi di sangue e sperma e ti si brucia la ‘asa e ti si brucia! O sennò ti si piglia i Geraci e ti si taglia a pezzettini e ti si taglia, che un se ne po’ più di tutte queste storie incasinate di nuarre e di trillere che poi gira e rigira e so’ sempre le stesse co’ i detettive o la detettive separati o divorziati, la città piena di merda e i killere che sbuffa e ansima come una lo’omotiva. E un solo so’ tutti uguali fatti collo stesso stampino ma la maggior parte e so’ scritti anche male e so’ scritti che appena inizio a leggili e mi viene uno sbocco di vomito e mi viene.
    E allora diecimila vorte meglio i crassici d’un tempo che fu che armeno la penna in mano e la sapevino tene’ e la sapevino. Ovvia!
    Fabio Lotti

  41. Il professionista

    e, caro Luca, aggiungo lavorando anche io parzialmente come traduttore,che considerate le retribuzioni(che derivano dall’ahimè scarso entusiasmo dell’italiano medio per i libri…) se non si lavorasse per diversi editori potremmo andare a vendere limoni..
    ovviamente scherzo. Piuttosto sottoscrivo la tua analisi sul sangue nei thriller classici. Gli esempi che hai citato sono solo alcuni dei tantissimi.
    Torniamo alla tua domanda. basta mettere un delitto della camera chiusa in una storia per farne un classico?

  42. Rosario Altomare

    BAD CITY BLUES di Tim Willocks

    un grandissimo autore….un vero CLASSICO della narrativa.

  43. marpioncino

    41 post….che fatica…ma che bella discussione…:-)
    Dico la mia da storico lettore del Giallo Mondadori, nonchè da acquirente assiduo della serie: trovo azzeccata la scelta editoriale di far uscire con regolarità nel Giallo, classico o meno, uscite di contaminazione o venate di altre generi. Sempre più spesso i confini fra letterature di “genere” si fanno sempre più sfumati e le commistioni sono sempre più diffuse (ed apprezzate).
    Per quanto riguarda la ripetività di certe uscite credo che abbiano il “giusto” scopo di accontentare i neofiti ed avvicinarli alla collana. Mi spiego meglio con un esempio personale: se non fosse uscito qualche anno fa LE TRE BARE di Carr (capolavoro del genere della camera chiusa) non avrei mai avuto la possibilità di leggerlo, se non recuperandolo nel mercato dell’usato (con l’incognita dello stato) o in una biblioteca.
    Invece con soli 5 euro sono stato accontentato e soddisfatto.
    Credo che le scelte editoriali in questi anni abbiano avuto (secondo la mia “opinabilissima” visione) la tendenza a non dimenticare la collana storica, ma con uno sguardo al presente ed al futuro.
    Il “genere” è in evoluzione e questo è un dato di fatto.

  44. Luca Conti

    Stefano, pensavo che magari, nel prossimo Montecristo, potresti infilarci un bel mistero di camera chiusa…

  45. Pietro De Palma

    Mi scuso per 2 errori : si legga Minimum Fax invece che Minum Fax (errore di digitazione!); inoltre ho commesso un errore di memoria per Asimov : intendevo riferirmi a I Banchetti dei Vedovi Neri, terzo appuntamento della raccolta de I Vedovi Neri, approntata da Minimum Fax

  46. Marco Piva

    Complimenti a tutti!!!
    Ai rivoluzionari e ai restauratori del giallo!!!
    Questa mattina ho passato un’oretta divertente.
    E’ un piacere leggervi….

  47. Pietro De Palma

    Cari signori che non la pensate come noi altri, io Vi rispetto.
    La base della democrazia è che ognuno possa dire la sua, e che chi non la pensa allo stesso modo di un altro, tuttavia rispetti il di lui pensiero, e faccia in modo che abbia la stessa diffusione del suo. Basta che però la tolleranza e il rispetto sia di tutti.
    Detto questo, innanzitutto mi vien da dire che Altieri è persona di tutto rispetto e il sottoscritto non se l’è affatto presa con lui. Il fatto è che Altieri, che è un ottimo scrittore (ho letto tutti e tre i volumi pubblicati da Corbaccio della sua trilogia dell’Eretico) incarna un modo di vedere le cose all’avanguardia certamente, ma anche secondo schemi che alla lunga cominciano a penalizzarci.
    Ma questo modo di vedere le cose lo si intravedeva già all’epoca della dirigenza Fiocca, quando Halter era già stato ridimensionato nelle sue uscite. Nessuno colpevolizza Altieri. E del resto sotto Altieri son stati tradotti 2 Leroux e un Chesterton inedito : quindi diamo a Cesare quel che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio, e sgombriamo il campo da malintesi.
    Certamente mi sorprende questa alzata di scudi, quasi che l’Editor Mondadori fosse sacro..
    Vabbè, parliamo d’altro.
    Desidero solo rispondere al Dott. Luca Conti, esperto di notoria fama, che se è vero che di Paul Harding sono state pubblicate da Mondadori le 10 uscite di Fratello Athelstan, e di C.L. Grace le 7 uscite, è anche vero che alcune di esse, La Galleria dell’Usignolo, Il Porto maledetto, la Casa dei Corvi, Lo Scheletro del Monastero, Il Pittore di Canterbury sono uscite dai quattordici agli undici anni fa : siccome gli Omnibus, che una volta riparavano alla dispersione dei titoli, con volumi unici, non esistono più per il panorama giallistico, non sarebbe ora che qualcuno venisse ristampato ? Almeno negli Speciali, come è accaduto due-tre anni fa con Il Mistero della Torre di Londra, accomunato ad un racconto di Carr ed ad un romanzo di Colin Dexter, con prefazione di Mauro Boncompagni.
    Il Dott. Conti finiva con una frase provocatoria :
    “..è sufficiente inserire un mistero di camera chiusa e la vaga denominazione di “giallo classico” per far digerire anche le truculenze più sfrenate?”.
    Per me sì, anche perché se Doherty usa i meccanismi del delitto per parlare nei gialli tradotti da Mondadori dell’Inghilterra medievale e dell’Egitto, Halter si può a ragione definire un autore contemporaneo di “Giallo Classico” : su questo, se Lei abbia letto, come ho fatto io, oltre che i Gialli tradotti da Longo, anche alcuni in lingua madre, spero che convenga.
    Ed è vero che il sangue abbonda nelle serie di Doherty o nei Gialli di Halter, le cosiddette “truculente sfrenate” ma è anche congeniale allo sviluppo del romanzo e all’epoca in cui sono situati; e per di più anche quando in Nebbia Rossa, che è l’apoteosi grand guignol di Halter, lo squartatore dà libero sfogo ai suoi istinti, non c’è mai il compiacimento della scena o la descrizione anatomopatologica delle membra recise, ma è solo un mezzo per confezionare una certa atmosfera, in cui inserire il delitto con il suo meccanismo virtuosistico. Del resto questa atmosfera, come Luca Conti ben sa, che Halter inserisce nelle sue storie giungendo ad esiti forse anche superiori alle ghost-stories con delitto di Carr, è comune a tanti altri autori franco-belgi anche del passato, attirati dal macabro e orrorifico (basta leggere i libri di Boileau prima che si formasse il sodalizio con Narcejac, o quelli di Windy, o anche Steeman, o Pierre Mc Orlan, etc).
    Da qui a eliminarne le uscite mi sembra che ce ne voglia : anche perché Halter è il più grande scrittore vivente erede di Carr (non si tratta di Rhode, su cui posso anche essere d’accordo, per lo stile alquanto ridondante e ampolloso, cosa che si ritrova anche in Connington), regolarmente campione premiato dalla critica francese (il Le Masque dell’anno 2005 è stato dato mi pare per Le lacrime della Sibilla) e acclamato dalla critica internazionale. E si tratta di scrittore vivente, non risalente a 80 anni fa ! Il discorso ancora una volta insiste sulla diversità del linguaggio : il Giallo Classico utilizza anche il sangue, ma non se compiace, in quanto ciò che importa allo scrittore è meravigliare il lettore con la magnificenza di un delitto che non si riesce a spiegare per l’inattaccabilità degli alibi (maestro fu Crofts), o per l’esistenza di situazioni inspiegabili (testimoni che controllano la porta che introduce in una stanza e giurano che nessuno vi è entrato, eppure vi è stata una decapitazione (Il mostro del plenilunio, CARR), o per, addirittura, l’esistenza di Camere Chiuse. La varietà delle situazioni figlia dell’immaginazione è praticamente infinita, per cui non si rischia quasi mai (se non negli scrittori davvero minori e in quelli datati) di annoiarsi.
    Il NOIR e il Thriller anatomopatologico usano il delitto come un fine, prima che un mezzo. L’efferatezza serve a catturare l’interesse, ed è come una spirale : innanzitutto ripetitiva, perché non ci sono virtuosismi deduttivi, ma solo ematici; e poi siccome l’assuefazione tende ad instaurarsi, per superarla bisogna inventare sempre qualcosa di più orrorifico : ossa bollite, squartamenti, corpi decomposti, etc etc.
    Ma si badi bene: non si sta dicendo che il NOIR è da prendere e gettare a mare. Ci sono autori e autori : Fargas è notevole ! Dashiel Hammett è favoloso! E i Thrillers di Ken Follett, Preston & Child (soprattutto RELINQUARY, ma anche i 3 della trilogia Aloysius-Dyogenes), Deaver, Cruz Smith; e la commistione di Noir e Fantascienza cronica dell’ Eymerich di Evangelisti o Metallo Urlante, etc..
    Su Rhode ripeto posso essere d’accordo con Luca Conti, ma solo per quanto riguarda lo stile. Non per quanto riguardi la cultura : lui ne ha un centinaio di romanzi : posso solo immaginare cosa abbia per il resto allora.
    Ma come realizzare la stessa cultura, per chi non ha avuto come lui la fortuna di metterne da parte quelli che ha racimolato lui, Boncompagni o Longo ? Si può mettere Rhode (che collaborò con Carr a “Discesa fatale”, che non è aveva un grande stile ed era abbastanza prolisso, ma che aveva immaginazione fervida : La lampadina piena di gas velenoso de I Misteri di Praed Street o il marchingegno della pistola in Discesa fatale), sullo stesso piano di ROMEO DEVE MORIRE ? Non lo so.
    Ma non vorrei che fosse la stessa cosa di quelli che a un certo punto cominciarono a dire che la musica colta era vecchia e che bisognava interpretare la realtà con le nuove realtà musicali : quanto di più sbagliato! A distanza di tanti anni SOLO i compositori che hanno affondato le loro radici nel passato hanno resistito : BERG, WEBERN, LYGETI, BOULEZ, KURTAG per esempio. In Beethoven. Che si continua a sentire e ad interpretare.
    E quando si parla dei minori come qualcosa senza importanza si fa altro errore : perché i minori consentono di interpretare i maggiori. Senza Leroux, ammesso che sia un minore, i poliziotti sarebbero stati sempre al di sopra di ogni sospetto, e non ci sarebbe stato per es. L’undicesimo Piccolo Indiano di Jacquemard-Senecal; senza lo Steeeman di L’Assassin Habite au n°21 non ci sarebbe stato Delitto sull’Orient Express della Christie.
    Così come senza i Concerti di Hummel non ci sarebbero stati quelli di Chopin, senza Duccio da Boninsegna non ci sarebbe stato Modigliani, e senza i Beatles tutto il Rock forse non sarebbe esistito!

    P.S.

    EVVIVA ! C’è anche il mitico Fabio Lotti : Fabio, sei tutti noi !!!

  48. Pietro De Palma

    Marco,devi vedere come mi sto divertendo io!
    E non ho ancora scritto l’ultima..

  49. Il professionista

    Caro Luca, la camera chiusa di Montecristo è, ahimè, il nostro Paese. Sigillato mentre dentro avvengono le cose più turpi…e non si sa mai chi è il colpevole.
    Il dramma, quello vero, è che non è un’invenzione letteraria ma la realtà.
    Ieri, per esempio, mi son trovato per caso in mezzo al tafferuglio dove da una parte c’erano extracomunitari inferociti(giustamente o meno decidetelo voi) e dall’altra polziotti bardati che hanno cominciato a correre…io per caso ero nel piazzale davanti alla stazione. Esattamente in mezzo.
    Da buon… Professionista ho scelto la strategia più virile… ho trovato una stradina laterale e ho svicolato. “Quando hanno finito di menarsi”ho pensato” torniamo allo scoperto.” neanche Rocambole avrebbe trovato un’uscita migliore…

  50. Kurt Dehn

    Non so se continuerò a commentare. Mi sto davvero annoiando. Evidentemente ormai si diverte soltanto il Sig.De Palma a sfoggiare la sua profonda e tediosa conoscenza del giallo classico.
    Visto che abbiamo citato le basi della democrazia, vorrei capire come qualcuno possa ergersi, autonomamente, a rappresentante della tradizione, propinandoci un palloso trattato sulla storia del giallo nel secolo scorso.

    Non posso negare di essere un lettore e un fan di Alan D. Altieri, del resto il mio nickname fa esplicito riferimento a una delle sue prime opere:”L’occhio Sotterraneo”. Ma non è certo per prendere le sue difese che ho speso il mio tempo su queste pagine. Chi lo conosce sa bene che sa difendersi(altrochè) da solo.
    Volevo partecipare ad un interessante dibattito dove le persone si confrontano cercando di mediare le proprie esperienze e in definitiva imparando qualcosa uno dall’altro.
    Non ho alcuna intenzione di continuare a prendere lezioni da un trombone che ritiene di essere depositario della verità assoluta e che con arroganza chiede rispetto, ma non ne concede.
    Questo è di conseguenza il mio ultimo commento…
    MI auguro, sig.De Palma, visto che asserisce di divertirsi e di non aver ancora scritto l’ultima, di seguire il mio esempio. Lo faccia nell’interesse e nel rispetto di tutti gli altri intervenuti.

  51. Il professionista

    dai Kurt, sottoscrivo in pieno…

  52. Fabio Lotti

    I problema, ragazzi, unn’è tanto tra i’ giallo, i’ trillere e i’ nuarre quanto che oggi e scrivano tutti ma tutti tutti e tra po’ino e un ci sarà più nessuno che legge e tutti a scrive’ come polli d’allevamento. E allora un resta che brucia’ tutti i maledetti cassetti dell’autori che so’ sempre più pieni di roba da da’ a’ maiali (e infatti nelle mi’ recensioni e finisco co’ un “Bruciate i cassetti!”). E meglio ancora sarebbe che tutti quelli che scrivano, sottoscritto ‘ompreso, e fossero presi e messi a lavora’ ne’ ‘ampi o in miniera o a porta’ via i’ sudicio delle città e insomma a fa’ quarcosa di utile pe’ la società senza sta’ a perde’ tempo tra le parole che tanto e un ci ‘apiscano gnente lo stesso che se ci stessino pe’ tutta l’eternità. E sarvo solo Stefano che sennò mi spara.
    Fabio

  53. Marco Piva

    Boh…io non ci vedo tutta questa boria e saccenza.
    Mi sembra che ambo le parti invece stiano trattando l’argomento ocn interesse, passione e soprattutto MODERAZIONE.
    Io non vedo il Sig. De Palma così ripetitivo, mi sembra stia semplicemente spiegando le sue ragioni come stanno facendo le altre parti in causa.
    O forse su questo blog possono scrivere solo i “simpatici” sostenitori di Montecristo?
    Non credo che solo i “vecchi babbioni” siano amanti del Giallo Classico!!!!
    Classe 1970: amante del giallo classico ed orgoglioso di esserlo!!!!

  54. Dario Geraci

    Cari lettori,
    sono molto felice che da un appunto sia nata un così interessante dibattito.
    Vi prego, nel rispetto di Tutti, di evitare commenti come l’ultimo del Sig.Piva, in cui si asserisce quanto segue “O forse su questo blog possono scrivere solo i “simpatici” sostenitori di Montecristo?”. Mi sembra, dimostrato con i fatti, che così non è.
    Buon proseguimento.

  55. Il professionista

    Bravo Dario.
    da parte mia un personale Noli Me Tangere.

  56. Luca Conti

    Se posso accodarmi alle sagge parole di Dario, non credo che ci sia bisogno né di scaldare gli animi né di lanciarsi in ipotesi di complotto (che sono già trattate come meglio non si potrebbe nei libri di un esperto come il Professionista…). Abbiamo tutti la fortuna di poterci occupare di una cosa che ci piace alla follia, chi come lettore, chi come autore, chi come traduttore eccetera, e credo che l’ultima cosa da fare sia trasformare questo blog in un bar sport dove i cinquanta milioni di allenatori italiani si becchettano per dire “io sì che farei meglio del commissario tecnico”.
    Ognuno ha le sue idee e convinzioni, com’è giusto che sia, e sono sicuro che tutte le proposte che appaiono qua sopra saranno lette, vagliate e meditate dai responsabili del GM. L’importante, a mio modesto avviso, è non pensare che il Giallo sia governato da una sorta di perverso disegno per cacciare via gli appassionati di un genere a tutto vantaggio di altri. Il semplice ipotizzare uno scenario del genere, sinceramente, mi pare fuori da ogni logica culturale e commerciale (visto che le due cose, trattandosi di un’attività che deve far quadrare i conti, sono strettamente legate).

  57. Fabio Lotti

    Una precisazione. Non so se “Noli me tangere” di Stefano sia riferito all’ultima frase del mio ultimo intervento espresso chiaramente in forma iperbolica. In questo caso voglio dire solo che mi riferivo, con intenzione simpatica naturalmente, ad una sua, altrettanto simpatica minaccia in un intervento relativo ad “Anime nere reloaded” e precisamente alla parte di frase “…e chi non è d’accordo con me gli sparo…eheheheheh…”.
    Per il resto, al di là della mia preferenza per il giallo classico e il mio modo di esprimermi talvolta in forma volutamente esagerata (o lasciatemi diverti’ un po’ino!) , leggo di tutto come ho già specificato più volte e non faccio distinzione di generi. Ultimamente ho ritenuto buono “Anime nere reloaded” e ottimo “Legion”, tanto per fare un esempio, che sono un po’ lontani dal mio gusto personale. Insomma c’è spazio per tutti. Per quanto riguarda infine il livello generale delle pubblicazioni io non voglio certo mandare gli scrittori a lavorare nei campi ecc…(tra l’altro ci dovrei andare anche io) ma è chiaramente sceso a livelli paurosi.
    Fabio

  58. Il professionista

    caro Fabio anche io amo le iperboli.Almeno questo me lo permettete? Comune non stavo pensando a te perchè ti sei sentito tiratoin causa?… era una riflessione generale, sempre valida.
    per il resto sono d’accordo con Luca Conti.

  59. Quiller

    Anche a me sembra che il sig. De Palma abbia espresso con moderazione LA sua argomentazione.
    Che se ho ben capito, é: voglio almeno 2 “puzzle” investigativi al mese (e soprattutto, TUTTO Paul Halter).
    Che è come se io, appassionato di fantascienza, volessi 6 Urania stile Capitan Futuro all’anno.
    Se il GM vuole dare spazio alle varie correnti del Giallo, non può fare a meno di rispecchiare le tendenze attuali, e le camere chiuse non mi sembra che la facciano da padrone in libreria.
    Sempre da appassionato di FS, sono stupito di constatare che, anche con 5 uscite mensili nel GM, almeno 4-5 in altre economiche da edicola, ci siano lettori di gialli ancora insoddisfatti…

  60. Fabio Lotti

    Mi sono sentito in causa perché ti ho citato. Solo per questo. Io vengo da una tradizione toscana un pò ironica e amichevolmente irriverente che può anche dare fastidio. Se qualcuno me lo dice smetto. Ma non è questo il caso.
    Fabio

  61. Marco Piva

    Spero nessuno si sia offeso, la mia era solo una battuta!!!
    Voglio rimarcare il fatto che ho apprezzato tantissimo questa discussione; è davvero un piacere sentire persone preparate come voi seppur con gusti diversi; soprattutto voglio rivolgere i miei complimenti a Luca Conti che stimo davvero moltissimo.
    In fin dei conti siamo tutti amanti di uno stesso genere chiamato GIALLO.
    Ripeto il mio punto di vista: un occhio sempre all’innovazione con il giusto rispetto per le tradizioni (le mie ultime letture si chiamano “Rosso Italiano” di Massimo Rainer” e “La città perfetta” di Angelo Petrella…insomma…non proprio roba da educande:-).
    Sangue o non sangue il tutto al servizio di una bella storia.

  62. Marco Piva

    P.S. Comunque se mi mettete Paul Halter fate un piacere pure a me :-)

  63. Marco Piva

    Un ultima cosa Sig. Dario Geraci: dato che ha ritenuto opportuno moderare il mio “irrispettoso” (a suo dire) intervento, Le farei notare che pure il vocabolo “trombone” non mi sembra proprio una graziosa cortesia nei confronti del Sig. De Palma.
    Di solito si spengono le fiammme dal punto di origine.
    A buon intenditor…

  64. Pietro De Palma

    La cosa che più mi è piaciuta oggi, di questa singolar tenzone, è stata l’esca che ho mollato con la faccenda delle traduzioni : un discorso timido, è stato visto come ingenuo, e come il verme vien buttato nell’acqua attaccato all’amo e i pescioni si affrettano a inghiottirlo salvo poi rimaner fregati, così subito due traduttori si son stretti la mano felici di rimbrottare il malcapitato. Il fatto è che, dicendo quel che hanno detto, hanno rivelato quello che io speravo dicessero : che cioè senza traduzioni per più case editrici non si arriva alla fine del mese (la crisi ha fregato non solo i docenti come il sottoscritto, ma anche loro: loro devono tradurre di più, noi dobbiamo fare molti progetti nella scuola). Il discorso è che se qualcuno prima di prendere una decisione, che pur era sua, fosse andato più cauto, appellandosi tramite un sondaggio, come si faceva prima, ai lettori, e non avesse ex abrupto dimezzato le uscite di una collana, ora tanta altra gente (voi) si troverebbe meno in crisi di quanto sia ora; oppure rivoltando la frittata, avrebbe più soldini da spendere.
    Quella decisione che tanto contestiamo alla fin fine ha scontentato parecchi (e son sicuro che tanti tra i traduttori non sono più felici del sottoscritto).
    Al di là di ciò, visto che “del senno del poi son piene le fosse”, voltiamo pagina , ma solo per buttare una bomba : non è che la battaglia tra i rivoluzionari e i reazionari non è solo battaglia culturale ma anche politica ? In altre parole, siamo sicuri che questa battaglia ideologico-culturale non nasconda sotto sotto un’ avversione politica, ed è anche per questo che i toni siano così accesi ? E’ una provocazione, intendiamoci, ma la lancio: il Giallo Classico è di destra e il Noir è di sinistra? Non credo sia una provocazione sterile, visto che Altieri è di sinistra (che io sappia) e Dazieri lo era sicuramente provenendo dai Centri Sociali (Fiocca non so ma, a pelle, direi di sì), e sono stati messi a capo di una direzione editoriale che per collocazione politica sarebbe dovuta essere spostata a destra, non solo per la proprietà di Mondadori (ma è un discorso ingenuo lo so, laddove domina la logica del profitto tutto il resto va a carte e quarantotto) ma anche per altro.
    Io le convinzioni mie e le mie ipotesi ce l’ho, ma sono mie e non sono provate fino a prova contraria.
    Personalmente, mi metto da parte : sono da 32 anni appassionato e collezionista di Gialli Classici, ma sono anche di centro-sinistra pur essendo insoddisfatto della politica che si fa in Italia.
    Mi piacerebbe che anche altri critici, non solo lettori come me, si esprimessero su quello che si è detto in questi giorni, non solo Luca Conti, che da come parla con Stefano (Di Marino) immagino sia schierato più per i generi alternativi che per il resto.
    Un saluto e un ringraziamento anche a lui, ovviamente. E a Fabio Lotti, grande maestro di scacchi.
    Buona notte a tutti.

  65. Dario Geraci

    Per quanto ritenga interessante lo spunto “lanciato” dal Sig.De Palma, devo chieerVi di tenere la politica lontana dal nostro dibattito.
    Certo della Vostra compresione.
    DG

  66. Pietro De Palma

    Il fatto che uno sia chiuso nel suo mondo fatto di idee, di libri, di musica e di sogni, non significa che sia avulso dalla realtà circostante.
    Per anni ho visitato Giallo Web, che è stato un sito mitico per i cultori del Giallo. Da due anni mi collego a Sherlock Magazine, e quindi leggo le sue recensioni, Prof. Lotti (docente anche lei). E so che è un grande Maestro di scacchi. E uno che è un Maestro di Scacchi deve per forza amare il Giallo Classico.
    Al di là di ciò mi dispiace per i commenti offensivi nei miei confronti di persone che la pensano diversamente : tutti hanno il diritto di pensarla diversamente ma non per questo di offendere. Ho cercato di usare la moderazione e mi sono scusato se qualcuno ha inteso la mia chiamata in causa di Altieri (di cui ripeto ho letto libri suoi quindi lo stimo) pretestuosa. E va da sè che se leggo anche narrativa di altri generi, questo significherà anche che non ho i paraocchi. Un grazie a tutti, principalmente ad Altieri, perchè senza di lui uno spazio di riflessione e di confronto non ci sarebbe stato. E in tanti lo auspicavamo da molto tempo..
    Buonanotte a tutti. Mi aspetta un Giallo Mondadori di 5 anni fa, “Grazie per la Cioccolata”, tradotto sul grande schermo dal grande Chabrol.

  67. Marco Piva

    Grazie al De Palma ora ho dato un volto al Sig. Lotti (questo nome mi diceva qualcosa)
    Complimenti per i suoi spazi su sherlock magazine che pure il sottoscritto legge davvero con piacere.

  68. Luca Conti

    Ma guardi, signor De Palma, lei magari penserà di aver mollato chissà quale esca, con la faccenda delle traduzioni, mentre in realtà ha solo scoperto l’acqua calda. Da decenni e decenni, perlomeno in Italia, la maggior parte dei traduttori professionisti lavora per più committenti (legga “L’integrazione” e “La vita agra” di Luciano Bianciardi e si renderà conto che nel 1960-62, negli anni del miracolo economico, le cose andavano esattamente come adesso).

    Traduttori cosidetti “storici” della narrativa di gnere (e non solo) come Bruno Just Lazzari e Roberta Rambelli, e parlo di gente che ha tradotto centinaia e centinaia di volumi – io viaggio ancora sulla cinquantina di libri – non si sono mai fatti problemi di lavorare per qualunque committente, di sicuro anche con tempi ben più ristretti dei traduttori di oggidì. E un Oreste Del Buono, allora, che in vita sua ha lavorato per tutte, ma dico tutte le case editrici italiane?

    Questo, però, vorrei sapere cosa c’entra col fatto che i Classici del Giallo abbiano dimezzato le uscite; considerando anche che io, in vita mia, non ho mai tradotto un Giallo Mondadori che è uno, ma lavoro regolarmente per Einaudi e Neri Pozza/Giano e, quando mi cercano, per tutti gli editori che siano disposta a pagare le mie tariffe (che, per mia fortuna, sono nella fascia alta del mercato) e mi propongano titoli di mio interesse.

    Quel che voglio dire è che il sottoscritto gode di una certa buona notorietà (spero meritata) come traduttore di noir e polizieschi e che di conseguenza, visto che il mercato del giallo non è più, come tempo addietro, patrimonio quasi esclusivo della Mondadori, riceve proposte di lavoro dalle case editrici più disparate; anzi, potrei paradossalmente dire che la presunta crisi del giallo classico abbia finito per farmi un piacere, visto che i noir che traduco io escono tutti quanti in collane da libreria, e che gli investimenti dell’editore (anche per quanto riguarda le traduzioni) sono ben più alti di quelli che la Mondadori stanzia per le proprie collane da edicola.

    Per dirla in soldoni: io non mi sono mai proposto al Giallo Mondadori come traduttore perché so benissimo che il GM non è in grado di pagarmi la stessa cifra che io prendo, per un volume dello stesso numero di cartelle, da Einaudi o Neri Pozza.

    Per quanto riguarda lo schieramento a favore dei generi che lei definisce “alternativi” (ma alternativi a cosa?) le garantisco di non aver mai sentito questa esigenza, visto che per mia fortuna e forma mentis riesco ad apprezzare qualunque cosa, a patto che sia buona, e non mi faccio problemi a godermi con uguale soddisfazione Elmore Leonard e Freeman Wills Crofts, James Crumley e Michael Innes, John Dickson Carr e Lee Child, Michael Connelly e C. Daly King.

    Sul fatto che il giallo classico sia di destra e il noir di sinistra, poi, mi permetto di nutrire grossi dubbi. Il venerando Raymond Postgate, l’autore di un classico memorabile come “Il verdetto dei 12″, è stato uno dei fondatori del partito comunista inglese, così come G.D.H. Cole ha avuto una lunga militanza socialista. E ci sarebbero esempi a bizzeffe, così come nel campo dell’hard-boiled mi sembra quantomeno azzardato definire Mickey Spillane un progressista…

  69. earl kane

    guelfi e ghibellini
    clericali e anti clericali
    destra e sinistra
    giallisti e neristi
    conservatori e avanguardisti

    è mai possibile che qualsiasi discussione debba sempre finire con due schieramenti l’un contro l’altro armati?
    anche quando si parla di pura “evasione”?

    penso che con tutte le pubblicazioni odierne ognuno è libero di leggere quello che vuole e se c’è stata una correzione di rotta nei GM è stata causata da un cambio di gusti del pubblico (migliore o peggiore non so, certamente diverso da quello di 40 anni fa…)
    come nella musica: io ho passato i 50, ogni tanto riascolto i beatles, a volte i led zeppelin e spesso i pink floid, e quando li faccio ascoltare a mia figlia che ha 20 anni mi sento dire che sono piacevoli ma preferisce i baustelle o tiesto…. per me illustri sconosciuti. con ciò non pretendo che in radio passino un pezzo anni 70 ogni 10 minuti….metto uno dei miei cd!
    buona lettura/e a tutti

  70. Il professionista

    Sottoscrivo ancora una volta le parole di Luca Conti sia sui traduttori che sull’allineamento politico.
    Quindi parliamo di thriller so proprio vogliamo,
    Giusto per rispetto anche per il lavoro di moderatore del signor Geraci

  71. Pietro De Palma

    Buongiorno.
    Prima di andare al lavoro, desidero precisare il punto : a me ma penso anche ad altri, il credo politico di Altieri come di quelli che l’hanno preceduto non importa un fico secco. Siccome siamo in un regime democratico ognuno è libero di professare le proprie idee, il proprio credo politico e religioso. OK. Ma..da un certo punto di vista, importa anche, perchè se è vero che la politica dovrebbe rimanere fuori, è anche vero che permea il nostro agire da un certo punto di vista.
    Secondo me, al di là del valore dell’uomo Altieri che è indiscusso, al di là di chi sia l’attuale responsabile, il prescelto non dovrebbe avere colore politico, ovverossia dovrebbe essere di centro, pronto cioè ad accettare le idee che vengano da opposti fronti : Noir, Thriller, Spy-Story (ma c’è Segretissimo), Hard-Boiled e Giallo Classico.
    Mi si dirà ma che c’entrano i generi letterari ? C’entrano.
    Lo dico in breve così Kurt non dirà che sono tedioso : il Giallo Anglosassone (non quello americano) della Golden Age è nato per un uso borghese, e conservatori incalliti sono stati sia Carr che Christie, veniva ambientato in castelli, in ville, e riguardava personaggi della finanza, ricconi, nobili. Questo perchè per uno dei fini del Giallo classico, il delitto, come una delle belle arti, secondo De Quincey, non doveva essere il delitto volgare, non doveva avvenire per una bottigliata in testa tra ubriachi, ma per catturare l’interesse della gente, doveva riguardare personaggi altolocati, e doveva essere concepito come atto supremo di intelligenza : non elementi perturbati, ma lucidi assassini che poi o si suicidavano o venivano impiccati, quando venivano smascherati. Quindi nell’immaginario della gente, di una certa gente, il Giallo classico inglese sarebbe conservatore. Per il Giallo americano, io non sarei così definitivo, visto che lì si afferma il mito del “Self Made Man” dell’uomo che fa se stesso con la propria intelligenza e le proprie capacità: lì diverdsamente dall’Inghilterra degli anni ’20-’30 dove le classi sociali sono un po’ più rigide, chiunque può ambire ai incarichi di prestigio attraverso lavori uno diverso dall’altro, e gli stessi giallisti americani sono più estrosi nei loro gialli di quelli inglesi, più chiusi.
    Il Noir invece che nasce dalla realtà di ogni giorno, non dall’immaginazione, ricalca delle consuetudini più reali, è più realistico del Giallo Classico, si occupa di elementi di ambienti sociali prima tracurati, da un certo punto è anche più vivo. Sono secondo me due generi antitetici. Il resto l’ho già detto, e quindi non mi ripeto.
    Il Giallo Classico è quindi di destra e il Noir di sinistra ? Non lo so, ma secondo le attribuzioni politiche proprie di noi italiani (ai miei tempi si dibatteva se Lucio Battisti o Venditti fossero di destra o di sinistra) si potrebbe anche dibattere.
    Ma si veda bene, questo potrebbe spiegare anche la diffusione del Noir in Italia e come relativamente pochi siano gli autori di Gialli Classici ( e tutti provenienti dalla docenza) : Comastri Montanari, Giulio Leoni (credo fosse un docente o mi sbaglio?) anche se recentemente Leoni si è più spostato sul Thriller che è diverso dal Mystery, vogliamo mettere anche Arruga (che è Musicologo) che continua a scrivere, rispetto ai tantissimi che scrivono Noir.
    Perchè ciò spiega la diffusione del Noir?
    La continuazione alla prossima volta, tra qualche giorno.
    Arrivederci

  72. earl kane

    quest’ultima rigida classificazione, ovvero gialli anglosassoni in ambienti altolocati, giallo usa lievemente più democratico, noir vita reale e bassifondi, a mio giudizio non ha più ragione d’essere ed il motivo è la cronaca stessa dove per i delitti su commissione negli ambienti “bene” viene usata manovalanza di bassa lega (vedi il delitto gucci o quello della magliana) ed anche se il crimine avviene all’interno dei ceti alti l’efferatezza e lo spargimento di sangue non è minore. quindi ripeto, sempre opinione mia ed opinabilissima, che il voler cercare ancora oggi (2008) di (de)scrivere il delitto perfetto senza sangue e violenza sarebbe come volere un nuovo verne che scrive come nel 1908.
    forse il mondo è cambiato….

  73. Angelo Benuzzi

    Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a questa discussione, indipendentemente dalle opinioni espresse. Trovare tanto interesse e calore a proposito dei gialli fa piacere a chi, come me, è lettore onnivoro e ha trovato proprio nelle pubblicazioni Mondadori da edicola ampio nutrimento.
    Come ogni nuovo direttore Altieri ha portato novità e fatto sentire la sua mano. I giudici del suo operato saranno il mercato e la proprietà, così come accade in tutte le case editrici del mondo.
    Quanto alla carenza, vera o supposta che sia, degli autori ritenuti “classici” (lascio ad ognuno la definizione che preferisce), spazi come questo permettono di dibatterne con la dovuta serenità. Lasciamo fuori dal fatto narrativo / letterario la politica italiana per cortesia. Di farse e giullari se ne parla già abbastanza.

  74. Casval Som daikun

    Giuste parole le tue Angelo Benuzzi,mi trovi in accordo.

  75. Pietro De Palma

    EARL (come EARL WILD ?) sei grande !!!
    Mi piaci innanzitutto perché ti sei dato questo nominativo, spero non fittizio: non capisco perché alcuni tipi si nascondano sotto degli pseudonimi :
    LUCA CONTI E’ reale (so benissimo che traduce per Einaudi, per il resto non lo sapevo : mi procurerò i libri tradotti), IO sono reale, MARCO PIVA ‘ reale, FABIO LOTTI pure.
    Kurt Dehn non so, potrebbe essere come pure no.Ma di che hanno paura ?
    Detto questo, ti dico che il punto è proprio quello da TE inserito con tanta delicatezza : tua figlia preferisce altro, tu metti nel lettore CD Moby Dick (assolo di batteria) dei Led Zeppelin, e l’ascolti. OK. Ma lo puoi fare perché anche se alla radio mandano altro, tu ha il CD.
    Ma se invece il CD non l’avessi cosa faresti ? Questo è il punto.
    Su questo dibattiamo.
    Perché vedi, la cultura è un bene di tutti. . E TUTTI debbono avere la possibilità anche di spendere 3,90 euro e potersi leggere per es. un bel Innes (ma perché non lo traducono alla Mondadori ? Ho beccato uno bellissimo fatto da Rizzoli tanti anni fa, l’altro giorno) invece che comprarlo da POLILLO a quasi 14 euro (dieci euro di più !!!).
    E’ giusto pubblicare Chase, Hammett, Ross McDonald.
    E’giusto pubblicare anche Lucarelli, Faletti, Di Marino, Varesi, Dazieri, Altieri, Ammanniti.
    Ma è anche giusto pubblicare Innes, Halter, Steeman, McCloy (meno male che ne è stato pubblicato uno l’anno scorso! E anche favoloso ! Bravo Altieri !), Craig Rice, Clason (è un grande vandiniano), Knox ,etc..
    Terrò per me quello che avrei voluto dire sull’appartenenza a destra o sinistra dei due generi di cui abbiamo parlato, e accetto la mediazione di Geraci : parliamo di Thriller, un altro genere che mi piace tantissimo. Chi incomincia ? Se fosse possibile mi piacerebbe rivolgermi a persone in carne ed ossa non a pseudonimi : IL professionista..chi è ? Mi vien quasi da pensare che sotto uno pseudonimo si sia celato anche Altieri
    Salute a tutti.

  76. Dario Geraci

    Gentile Sig. De Palma,
    Le sarei grato se potesse esprimere le proprie opinioni prive di illazioni o falsi presentimenti.
    Le assicuro che so occuparmi autonimamente del sito, e ho a disposizioni tutti i recapiti delle persone che intervengono.
    L’uso del nickname è un’ invenzione vecchia quanto internet ed è utile a preservare la privacy delle persone che desiderano farlo, è un problema che non la riguarda.
    Per cui, le ripeto, continui ad intervernire ma lo faccia con la massima serenità.
    Buon proseguimento.

  77. Rosario Altomare

    Action thriller, mistery, spy story
    ecc. ecc.
    Alla fine sono solo etichette, semplicemente etichette.
    Si potrebbe discutere all’infinito se sia meglio un genere a l’altro, alla fine esistono sono bei libri, bei romanzi e belle storie.
    Non esitistono generi di serie A e generi di serie B e non sarebbe giusto precludere al lettore una bella storia, un’emozione solo perche è etichettata.
    Sono un vecchio, vecchissimo lettore di romanzi, un appassionato, amo l’action, le spy story, impazzisco per i scrittori pulp, sono un patito di Altieri, Di Marino, Nerozzi, Nargiso ma ho letto anche tantissimi mistery cosidetti classici conosco tutto il canone di Scherlock Holmes, ho letto Ellery Queen, Edgar Wallace, Anne Perry e cosi via… poi ho fatto le mie scelte.
    Fosse per me darei il premio nobel per la lettaratura a Garth Ennis.
    Voi che disprezzate a priori il noir quanto avete letto di questo genere? Oppure la vostra è solo prevenzione?
    Cortesemente moderate i termini e sopratutto lasciate fuori la politica da queste pagine web, non sozzatele e parlate solo ed esclusivamente di bei romanzi che sanno dare emozioni in fondo siamo tutti dei grandi appassionati.

  78. Casval Som daikun

    Il nick con cui mi firmo qua è usato per una semplice questione di riconoscimento da parte di chi frequenta vari forum,non tutti legati ad Altieri e agli scrittori della SFL.
    In ogni caso ecco il mio nome completo:
    Ernesto Castiglioni,da Verbania(Prov.VB-VCO Verbano Cusio Ossola)

  79. Dario Geraci

    AVVISO AI LETTORI:

    Non verranno più pubblicati commenti poco, o per nulla, inerenti il tema principale della discussione.

    Riepilogo dei temi ammessi nella discussione:

    . Killer2 di Abbot (2962 – Settembre 2008)

    . Giallo classico vs Thriller/Noir.

  80. Dario Geraci

    Aggiungo una postilla:

    E’ possibile “postare” i propri commenti anche in altre discussioni.
    Non ho autorizzato i commenti riguardanti il tema “isola con delitto”. Prego il Sig.Lotti di spostare li tale discussione.
    Grazie

  81. Andrea "hawksmoor" Scatena

    Non voglio entrare nella discussione, secondo me in parte stimolante dal punto di vista intellettuale, ma per il resto abbastanza sterile… sarebbe facilissimo ribaltare il discorso del sig. De Palma (le cui opinioni, in quanto tali, sono rispettabilissime al pari di quelle di tutti gli altri che hanno partecipato a questo forum)… quanto piuttosto fare un personalissimo plauso all’amico Rosario per il premio nobel al grandissimo Garth Ennis, peraltro sceneggiatore di fumetti e non giallista. Vabbè, forse invece anche io voglio dire la mia personalissima opinione. Se questa discussione fosse avvenuta qualche anno fa, probabilmente le parti sarebbero invertite. Tra parentesi, solo qui in Italia si fa questa grande distinzione, visto che il termine Giallo nasce nell’uso comune solo perchè la mondadori scelse quel colore per la propria rivista, quando al limite in quel di Albione si parlava di Crime Novels (va bene, sto un po’ generalizzando, ma non è che qui si faccia un saggio sulla letteratura poliziesca, no?). Se oggi si da più spazio a storie in cui può prevalere l’azione sulla riflessione (un po’ “Il Punitore vs Poirot”) è anche perché i tempi sono cambiati, e la realtà che ci circonda, unitamente alla maggiore informazione (qui si che ci sarebbe da discutere…), ha fatto cadere il velo di innocenza che permeava una certa letteratura. Posso dire che è piacevole leggere o vedere un adattamento televisivo di un racconto di Poirot, così come è piacevole leggere Di Marino ed il suo Montecristo (occhei non è piacevole, da solo assuefazione…). Ho sempre adorato la fantascienza, di tutti i generi e sinceramente mi sarei sentito defraudato se Urania pubblicasse solo Asimov e Clarke e non anche Gibson o Gaiman… voi no? E sinceramente, se voi giallisti vi lamentate di quattro uscite mensili più speciali dicendo che son poche, cosa dovrebbero dire gli amanti della fantascienza e della spy-story? Non sono vecchietto abbastanza come Earl, ma anche a me piace spaziare tra The Court of the Crimson King (1969) e Systematic Chaos (2007), da Selling England By the Pound (1973) e Empire (2008). E’ questo il bello no?

  82. Pietro De Palma

    La presente solo per scusarmi, ora che la tenzone è finita, con Luca Conti : devo riconoscere in tutta franchezza che l’ho punzecchiato. Non volevo in nessun modo ergermi davanti a lui : non avrebbe avuto senso data anche la disparità della lotta e so quali sono i miei limiti. Sono un semplice, umile lettore, collezionista, di camere chiuse ne conosco molte, perché quella è la mia fissazione (che volete ognuno di noi ne ha una, io ho quella, mercè le letture giovanili di Carr, poi di Stuart Towne, poi Zangwill, Milne, i Resnicow, etc. etc.
    Le risposte provocate in Conti avevano anche lo scopo di imparare ; e ho imparato molto. Non sapevo per es. (lo ammetto) che Postgate fosse uno dei fondatori del Partito etc. etc.
    Ringrazio ovviamente Marco, e Fabio Lotti per il sostegno arguto in vernacolo.
    Venendo a Canossa, cinto col cilicio, come Giacomo IV a Flodden (chi ha letto i Doherty della Piemme, sa a cosa mi riferisco), desidero chiedere a Luca Conti una cosa che mi ha molto incuriosito, cui ha accennato vagamente, quella delle traduzioni in Stout : desidero chiedere, siccome lessi qualcosa tempo fa, se si riferiva al fatto che siano inadeguate per traduzione o perché sforbiciate in quanto a lunghezza.
    Il problema delle traduzioni è notorio : in Carr ve ne erano di sforbiciate un tempo (Destare i morti, per es.) ma anche problemi di cattiva interpretazione dovuti a traduzioni fatte non dall’originale ma da altre fonti (per es. Fantasma in mare). Talora anche una cattiva interpretazione da parte del traduttore Mondadori (l’es. che mi vien spontaneo è quello della traduzione de L’Orologio della Morte, uno dei più bei Carr in assoluto, quasi ipnotico, che nella prima traduzione era assai incomprensibile. Qualche anno fa ne è uscita altra versione, sempre riportante il traduttore originale, ma ampiamente riveduta. Evidentemente qualche traduttore della Mondadori ha provveduto a revisionare e risolvere i passi controversi, ma siccome il suo intervento è stato fondamentale ma marginale rispetto alla traduzione stessa, il suo nominativo non è stato riportato).
    Anche in Queen sapevo vi erano state delle ritraduzioni (per es. Montanari, ottimo traduttore di Queen, ha ritradotto anni fa, e uscirono in Omnibus, le Tre Tragedie di X, Y, e Z + Cala la tela, che nel primo Omnibus, degli anni 70 credo erano uscite piuttosto tagliate); ma poi Montanari ha ritradotto altri Queen.
    Desideravo quindi chiedere per una questione di cultura personale, quale fosse la questione inerente le traduzioni di cui stava accennando.
    Grazie.

  83. Pietro De Palma

    Solo un appunto per Quiller.
    Forse non hai capito il mio intervento : io non chiedo affatto 2 Puzzle al mese.
    Mi piacerebbe solo che qualche bel Giallo, che un tempo sarebbe uscito (e uscivano, come se uscivano..), potesse uscire di nuovo. Senza che qualcuno ci intinga il biscottino, mi piacerebbe…
    che vendeva.
    Barberousse per es.
    Il discorso è anche, che in Italia, nel Giallo Classico, c’è stata sempre stata in fondo una idiosincrasia per il giallo di lingua francese-belga, tanto che l’esperimento dell’Editrice Pagotto, non ebbe alcun seguito.
    Meno male che Einaudi sta riproponendo uno degli autori da me adorati ( e leggo che piace anche ad altri che hanno partecipato al nostro dibattito), cioè Leblanc !
    Poi mi piacerebbero degli altri vandiniani, e qualche riscoperta anche tra le ristampe : per es. sto aspettando con trepidazione Joanna Cannan che uscirà ad Ottobre.
    Mi piacerebbe molto anche che uscisse di nuovo GLI IRREGOLARI di BAKER STREET di Boucher : chiedo molto ?

  84. Pietro De Palma

    No, non sono diventato pazzo. E il Doppelganger non c’entra nulla.
    E’ solo che siccome a qualcuno le mie riflessioni risultano indigeste (Kurt, Il Professionista, soprattutto.. Conti è molto equilibrato) e pur ci deve essere qualcuno che spieghi quello che dice Luca Conti, che è una miniera di informazioni, ma quando lancia le sue meteore, ci può essere qualcuno che non sappia chi siano quei tali di cui parla.
    Sui tre che seguono, son d’accordo con lui quando ha detto che in pratica sono autori da nicchia. Nessuno sostiene e tantomeno io che Mondadori li debba pubblicare (forse solo Downing per quello che scrivo dopo). Ma come ben sa Conti, vi sono molti altri autori degli anni ’30 sconosciuti in Italia ancor oggi ma che hanno scritto delle bellissime cose che potrebbero essere ancora lette.
    In breve…
    Rufus Gillmore, scrisse soli 4 Mystery, 3 tra il 1912 e il 1914 e il 4^ al tempo di Van Dine, di cui ricalca gli stilemi : “The Ebony Bed Mystery (Il Letto d’Ebano)” pubblicato da Polillo è il suo capolavoro : è una tipica Camera Chiusa
    Anthony Wynne fu un prolifico autore ma di medio livello. Uno dei suoi migliori è “Il coltello nella schiena (The Case of the Gold Coins)” pubblicato da Polillo, che è una variazione di Camera Chiusa (delitto sulla spiaggia, e intorno al cadavere sulla sabbia non vi sono impronte).
    Todd Downing fu un autore americano che scrisse 9 romanzi polizieschi tra il 1933 e il 1941 : il suo più famoso è “The Cat Screams” che fa largo uso del Folklore degli Indios in Messico per creare un’atmosfera molto densa e spettrale, già edito da Mondadori nei Gialli (1934) con il titolo completamente diverso “La pensione di Madame Fournier” (già allora si cambiava) e poi ripubblicato nel 1956 ne I Capolavori del Giallo. Sempre nel 1934 Mondadori pubblicò un altro “Murder on the tropic” (La Luce Gialla)”. Infine negli anni ’70 è uscito “Vultures in the Sky (Il Terribile Viaggio”, del 1935.
    Contenti ? Non dite di no, altrimenti mi deprimo

  85. earl kane

    earl kane : protagonista di corridore nella pioggia di A.A. (giallo-noir…)
    scelto perchè ha le mie iniziali (ezio cavazzini) e perchè uno dei miei sport è correre le maratone.
    tornando al tema principale lo dici tu stesso che certi “gialli classici” (e non stiamo a ripetere l’etimologia italiana del giallo…) non hanno avuto successo, visto che le pubblicazioni, tutte, vengono fatte per guadagnare, bisogna fare delle scelte dettate dal mercato (non dico che sia giusto ma è così ed è inevitabile….).

    @ andrea: prova a ridarmi del vecchietto di persona…. ;-)))

  86. Luca Conti

    Caro De Palma, Raymond Postgate – che oltre a occuparsi di politica ed essere uno storico di alto livello era lo zio di Angela Lansbury – è stato anche, negli anni Quaranta, l’inventore assoluto delle guide gastronomiche (si recava in incognito a mangiare nei ristoranti, lui o i suoi incaricati, e poi pubblicava le recensioni su un volume a periodicità annuale). La guida da lui fondata, la Good Food Guide, è ancora oggi attiva e celeberrima nel Regno Unito. Un personaggio poliedrico, quindi.

    Dei tre che ha citato, Gillmore, Wynne e Downing, direi che l’unico scrittore di pregio è proprio quest’ultimo, e che meriterebbe davvero una riscoperta. Tra l’altro, Downing è stato il primo scrittore indiano-americano di gialli (era un Choctaw) e i suoi romanzi hanno un aspetto etnologico molto serio e documentato.

    Per quanto riguarda la faccenda delle traduzioni di Stout, ho già detto e scritto un sacco di volte in altre sedi che, per esempio, la versione della “Lega degli uomini spaventati” che circola in Italia è pesantemente tagliata, quasi al livello dell’incomprensibilità. In realtà credo che anche a gran parte degli Stout degli anni Cinquanta non farebbe male una bella spolverata. Soprattutto perché – e questo lo sa benissimo chi ha letto i suoi romanzi in inglese – il rapporto tra Wolfe e Goodwin, nei testi originali, è molto meno macchiettistico (anzi, non lo è per niente) di come veniva reso nelle versioni italiane dell’epoca, che sono ancora quelle attualmente in circolazione.

  87. Fabio Lotti

    Su “Tracce d’America” è stato tolto un apprezzamento di un lettore alla mia recensione con una brevissima risposta quando apprezzamenti sono ben vivi e vegeti in altre parti. Qui vedo che è stato oscurato un mio intervento sul fatto che ormai i generi sono mischiati fra loro e sulla nuova figura del “Tuttologo” che mi pare possa interessare i frequentatori di questo blog. Per essere più chiaro ho rimandato ad un mio articolo. Dà fastidio questo?

  88. Dario Geraci

    Confermo la cancellazione degli interventi, poco o per nulla inerenti la discussione principale.
    Ripeto, e sinceramente spero sia l’ultima volta, che non ammetterò altri commenti non conformi all’argomento.
    Per gli apprezzamenti o i dialoghi privati tra utenti esistono gli indirizzi mail.
    DG

  89. Pietro De Palma

    Una volta,uscivano Inverno ed Estate, Primavera ed Autunno Giallo.
    Ora, con questa rivoluzione copernicana di Altieri, oltre che racconti di autori italiani, carabinieri, etc , ci saranno raccolte di racconti di Grandi maestri internazionali, come per es. la raccolta di racconti di Ellery Queen di 2-3 anni fa e quella di 7 anni fa dedicata a tutti i primi radiodrammi e primi racconti di John Dickson Carr.
    Ci sono per es. i “Racconti di Don Diavolo” di Rawson, e i leggendari racconti di C. Daly King con Trevis Tarrant, definiti da E. Queen “i più inventivi dei nostri tempi” (vd. prefazione Mauro Boncompagni a Speciale G.M. 40/2004), quelli di Boucher e molti altri di Queen.
    E giacchè Conti dice che A.Christie vende moltissimo in edicola (?), perchè non pubblicare suoi racconti ?
    Non mi permetto neanche di proporre la pubblicazione dei racconti di Halter (già non si pubblicano più i suoi romanzi..) altrimenti..mi linciano !

  90. Luca Conti

    Uno dei racconti della raccolta di Daly King è stato appena pubblicato da Polillo, quindi un’edizione Mondadori dell’intero volume non mi sembra probabile. Dei racconti di Rawson/Towne su Don Diavolo parlavamo giusto ieri io e Mauro Boncompagni, guarda un po’ la coincidenza.

    Che la Christie venda moltissimo anche in edicola ho il fondato sospetto non sia solo una mia convinzione…

  91. Pietro De Palma

    Son andato a leggere alcuni degli interventi di una settimana fa : a leggerli, anche senza aver partecipato al dibattito, fanno letteralmente sganasciare dalle risate.
    Nella furia dello scontro, non avevo letto attentamente la lettera chilometrica (meno delle mie) di Fabio Lotti, scritto nel suo particolarissimo vernacolo senese : è veramente esilarante.

  92. Pietro De Palma

    OK!
    Diamo per scontate le vendite della Christie (evidentemente c’è molta gente che non sa che vi è la collezione commpleta negli Oscar : comunque, al tempo io li ho comprati, perchè ammetterai che un volume che abbia una Prefazione ed una postfazione, soprattutto se le firmano degli specialisti,è molto meglio di uno sprovvisto anche se più economico!).
    Per quale motivo secondo te, è parecchio tempo che non si pubblicano volumi di racconti della Dame,in edicola ? Non mi ricordo quale sia stato l’ultimo volume. Mi pare Le 12 Fatiche di Hercule Poirot.. Ma forse mi sbaglio.
    Per quanto riguarda il resto..
    Sarebbe ora che qualcuno pubblicasse I Racconti di Don Diavolo, anzi tutti i racconti di Clayton Rawson, pubblicati sotto il suo nominativo e sotto lo pseudonimo
    Su dei siti americani, ho letto parecchie volte di alcuni di questi racconti, che si suole dividere in Don Diavolo 1 & 2. Ma, chiedendolo a te, Conti, che stilasti per Gialloweb l’elenco delle opere di Clawson (mi sei diventato oltremodo simpatico man mano che si discuteva una settimana fa!), Don Diavolo raccoglie quali serie di racconti ? Solo Death from Nowhere ?
    E DEATH OUT OF THIN AIR che tu pissiedi, è un romanzo o un volume di racconti ?
    Mondadori ha pubblicato tutti e 4 gli straordinari romanzi, di cui Morte dal cappello a cilindro per me è il più straordinario romanzo di Camera chiusa mai scritto (forse superiore a The Three Coffins, perchè lì viene usato il trucco ottico, mentre qui non vi sono trucchi ottici, è una Camera Chiusa che si regge solo sulla narrazione, e solo in essa si potrebbero trovare gli indizi rivelatori)!
    Lo chiedo perchè su un sito in lingua inglese, DEATH OUT OF THIN AIR viene presentato accanto agli altri quattro (con la prima edizione in UK di Cassell, 1947) non specificando se si tratti di racconti o romanzo. DEATH OUT OF THIN AIR si somiglia alquanto nel titolo ad un celeberrimo romanzo degli anni venti di Winslow & Quirk INTO THIN AIR (che ritengo potrebbe essere tradotto solo da Boncompagni o Longo): è solo una coincidenza, o Rawson prese le mosse da Winslow & Quirk per il suo scritto ?
    Grazie.
    Tu però ne parlavi come racconti :”Death from the Past (Ghost of the Undead)” e “Death from the Unseen (Death out of Thin Air)”.
    Per quanto riguarda infine Tarrant, lo so che è stato pubblicato un racconto, l’ho acquistato quel volume. Ma la pubblicazione di un racconto non significa che non si possa pubblicare una raccolta. E secondo me meriterebbero una pubblicazione parecchi dei racconti di Hoch e Commings (qualcosetta di Commings e Hoch son stati pubblicati da POLILLO): anni fa, in uno Speciale del Giallo curato da Boncompagni (che non son riuscito più a trovare) fu pubblicata Il mistero della Camera Gialla di Leroux + dei racconti di Hoch.
    Ritieni che si potrebbe tentare una pubblicazione di alcuni dei più significativi racconti di Hoch (tenuto conto che ne ha scritti parecchie centinaia) come una commemorazione (è scomparso il 17 gennaio 2008)?

  93. Luca Conti

    Caro De Palma, “Death out of Thin Air” comprende due romanzi brevi, ”Death from the Past” e “Death from the Unseen”. I titoli tra parentesi sono quelli usati nella prima pubblicazione delle due “novelettes” sulla rivista Red Star Mystery. Assieme agli altri due (più altri sei racconti di Rawson) sono stati ristampati su “The Magical Mysteries of Don Diavolo” dalla Battered Silicon Dispatch Box Press. La prima edizione USA è del 1941, ed è quella che possiedo io.

    Il romanzo di Winslow e Quirk non l’ho mai letto, anche se l’ho visto in una collezione privata, perché prima bisogna trovarlo (e già non è semplice) e poi tirare fuori un bel pacco di soldi, vista la sua rarità. Ma prima o poi salterà fuori, magari anche in italiano.

    Per il resto, parlando di racconti con me sfondi una porta aperta, mentre agli editori di solito – e per la mia esperienza – viene istantaneamente l’orticaria. Qualcosa di Commings, se non sbaglio, è stato pubblicato in italiano anche in qualche vecchissima Estate Gialla (o Inverno, dovrei controllare). Altrimenti c’è l’antologia della Crippen & Landru, ma è in inglese.

  94. P.De Palma

    Caro Conti, per Tarrant, lo so che è stato pubblicato un racconto da Polillo. Ma la pubblicazione di un racconto non significa che non si possa pubblicare una raccolta. E secondo me meriterebbero una pubblicazione parecchi dei racconti di Hoch e Commings (qualcosetta di Commings e Hoch son stati pubblicati da POLILLO): anni fa, in uno Speciale del Giallo curato da Boncompagni (che non son riuscito più a trovare) fu pubblicato Il mistero della Camera Gialla di Leroux + dei racconti di Hoch.
    Ritieni che si potrebbe tentare una pubblicazione di alcuni dei più significativi racconti di Hoch (tenuto conto che ne ha scritti parecchie centinaia) come una commemorazione (è scomparso il 17 gennaio 2008)?

  95. P.De Palma

    Desidero in questa sede affrontare un tema secondario nel duello Nero – Giallo, ma non meno affascinante : la musica nei Gialli.
    Mi richiama a ciò un bellissimo articolo di Conti nel suo sito (chi vuole se lo vada a leggere) sui legami tra musica jazz e Crime Story.
    Se è vero quel che dice Conti (non ho alcun motivo per non metterlo in dubbio : del resto Conti è anche un recensore di Musica Jazz, come il sottoscritto..ehm..lo era per la musica classica 15 anni e passa fa, passato e tesserino da Giornalista pubblicista buttati alle ortiche) è anche vero che anche il Giallo di Tradizione Classica usa la musica jazz, anche se in misura minore rispetto al genere di cui parla lui : un esempio illuminante è quello di Ngaio Marsh e del suo Swing, Brother Swing (1949) in cui il delitto è compiuto in uno Jazz club (il romanzo non mi risulta essere stato pubblicato in Italia. L’ultimo inedito della Marsh è di qualche anno fa e fu Polillo a pubblicarlo: Death at the Bar (Morte al pub)).
    Il rapporto tra musica classica e Giallo classico è molto intenso.
    Nel caso interessi a qualcuno, butto giù una prossima email

  96. P.De Palma

    Se ti ho fatto la domanda è perchè volevo provocare la tua risposta,ma..anche se sono completamente d’accordo con te (curioso, eh, che la settimana scorsa ce ne siamo date in testa ed ora potremmo andare a pranzare insieme?)circa l’attacco di orticaria che le raccolte di racconti fanno venire agli editori, io non me ne so dare una spiegazione valida. E in fondo credo che non te la sappia dare anche tu.
    Talora le scelte degli editori e dei managers cozzano con le aspettative dei lettori : Earl, Marco, Fabio, etc.. ricordate ?
    Il discorso che facevamo la settimana scorsa si può tosto tosto cacchio cacchio applicare a qualsiasi altro tema. Così se noi in fondo abbiamo fatto le barricate sul blog per avere in fondo qualche Giallo in più e perchè Altieri prenda visione che anche se a lui non piace oppure qualcuno ha cercato di convincerlo che pubblicare qualcosa al posto di Halter sarebbe meglio, quell’autore o altri dello stesso genere eccome se piacciono, stessa cosa si applica ai racconti.
    Le scelte degli editors di non pubblicare racconti se non ad ogni morte di papa (stiamo parlando di editors mondadoriani, intendiamoci, Conti!) non è supportata da identica volontà dei lettori che invece continuano ad acquistare.
    Non si spiegherebbe allora il perchè di ben 3 raccolte di racconti uscite per POLILLO (2 di Racconti di Natale ed una di Racconti dedicati a Camere Chiuse) e le 3 raccolte di racconti dei Vedovi, di Asimov (ma è attesa la quarta ed ultima), autore di Fantascienza prestato anche ad altri generi, (oltre i Vedovi, abbiamo in campo giallistico per es. ROMPICAPO in QUATRO GIORNATE) pubblicate da Minimum Fax con notevole successo (mi piace ricordare che il secondo ed il terzo volume son stati tradotti da Fois e dal grande Lippi)!
    Forse ancora una volta il paragone tra Edicola e Libreria è improprio ?

  97. Luca Conti

    Credo che sia così. Il paragone tra edicola e libreria è improprio. Inutile mettersi adesso a distribuire colpe, anche se non c’è dubbio che all’odierno lettore italiano di gialli è stata fatta perdere, negli ultimi anni, l’abitudine al racconto (parlo del racconto giallo classico, non di quello noir o spionistico, che godono di ottima salute).

    Asimov e la Christie fanno poco testo, sono eccezioni che confermano la regola. Si tratta di grossi nomi anche per il pubblico non specializzato, autori che vendono comunque perché sono ormai diventati un marchio di fabbrica. E confrontare Polillo con Mondadori ha poco senso, perché è ovvio che gli investimenti e le aspettative di vendita sono ben diversi, così come è assai diversa la fascia di mercato cui le rispettive aziende si rivolgono.

    Per come la vedo io, una collana dedicata esclusivamente alle short stories gialle potrebbe essere una buona idea, ma l’attuale stato di crisi dell’editoria italiana non credo lasci molto spazio alla voglia di sperimentare formule potenzialmente rischiose.

  98. P.De Palma

    ARIDATECE HALTER !!!

    ARTIERI, Facce sognà..

  99. Luca Conti

    Scusa, De Palma, ma invece di lamentarti dell’Halter che non c’è, perché non fai qualche commento sui GM che stanno uscendo (che so, il Carter Dickson), e magari nella pagina opportuna?

    Lo dico perché mi parrebbero libri di un certo tuo interesse. O no?

    Mica puoi star sempre a brontolare a ogni tuo messaggio, eh…

  100. P.De Palma

    Per quale motivo, secondo te, Luca,“Death out of Thin Air” a firma Towne, che comprende due romanzi brevi, come hai detto tu, ”Death from the Past” e “Death from the Unseen”, non è stato ancora pubblicato in Italia, nonostante i 4 con firma Rawson lo sono stati?
    Si tratta di corposità di romanzo, tipo “L’Abbonato della Linea U” di Aveline, che è di 400 pagine e passa, e “Have His Carcase” di Dorothy L. Sayers, non ancora pubblicato in Italia (lo sarà mai?) che contiene una Camera Chiusa ?
    Rawson non piace solo a te, piace anche ad altri !!!
    Nonostante nelle alte sfere fingano di non saperlo..
    E giacchè ho parlato di due romanzi piuttosto grossi, parliamo di “MALLOPPONI”.
    I MALLOPPONI non si pubblicano in Italia (a Mondadori, in edicola). Perchè ? Spese editoriali, spese di traduzione onerose? Dubbio che si trovino lettori disposti a digerire tali super bocconi ?
    Il fatto è che l’unico escamotage editoriale per pubblicare questi “mallopponi (usando un termine di Lotti)” sarebbe a mio avviso, scomparso l’Omnibus, una uscita straordinaria dello Speciale, oppure un Giallo Oro, dedicato ad un solo romanzo che per corposità di pagine, non si adatta alle uscite consuete (magari corredato di bibliografia, e presentazione dell’autore, come in uso nel passato) : del resto raramente i Classici o i Gialli M. superano le 320 pagine (un caso eccezione che mi ricordi è Marea di Lovesey per i Gialli M.).
    Però in passato per es. con un Giallo Oro, fu pubblicato Il Battesimo della PERRY, che raggiungeva le 470 pagine (all’epoca di Dazieri).
    Ora non so se da quel tempo siano cambiate anche le modalità di uscita, ma comunque quella pubblicazione costituisce un precedente.
    E allora, mi chiedo, ti chiedo, chiedo a chi di dovere, per quale motivo non si pubblicano i romanzi di più di 400 pagine, che pochi sono, ma anche piuttosto importanti ? E per quale motivo non si traduce l’unico libro tra i romanzi di Rawson-Towne non ancora pubblicato in Mondadori?

  101. P.De Palma

    Caro Luca,
    che devo dire ?
    Carter Dickson lo comprai tanti anni fa quando uscì per la prima volta, era il 1983.
    Che dire ?
    E’ un romanzo di Carr, della grande sua stagione creativa, un romanzo straordinario !!!
    Ma non credo ci sia bisogno che io parli di questo romanzo, dovrebbe essere già patrimonio comune sapere che se è del 1939, significa che AUTOMATICAMENTE è un romanzo STRAORDINARIO.
    Carr viveva una grande stagione creativa : si era trasferito in Inghilterra ed era già molto conosciuto.
    Aveva sfornato già alcuni suoi Best Sellers (Il cappellaio Matto, l’Otto di Spade, Il cantuccio della strega, Morte al Priorato, I delitti della Vedova Rossa, lo straordinario L’Occhio di Giuda e l’altrettanto straordinario L’Orologio della Morte, oltre ovviamente a Le 3 Bare, Delitti da Mille d una notte, e Delitto da Burattini. Ah già c’è anche La Casa Stregata, ma siccome vado a memoria ci sarà qualcun’altro che non ricordo ora). Ovviamente ci sono i Romanzi del Ciclo di Bencolin, tutti straordinari.
    Diciamo che, più o meno fino alla fine degli anni’50, maetà dei ’60 escono capolavori di continuo sfornati, tra cui parecchi romanzi di carattere storico (gli piaceva farlo) in cui introduce delle Camere Chiuse, fino ad arrivare alla fine degli anni ’60 in cui riappare Fell, mentre fino ad allora H.M. l’aveva fatta da padrone.
    Gli ultimi romanzi, sono quelli meno incisivi (era già malato, e quando uno è malato non è nelle condizioni ideali per far galoppare la sua fantasia).
    Devo dire che personalmente, se Carr mi ha sempre stupito con i suoi exploit, non accade per gli ultimi 10-11 romanzi, ma gli ultimi non sembrano neanche suoi (poveraccio, stava sempre peggio come salute!)
    Perchè continuamente richiamo HALTER ?
    Perchè HALTER è il continuatore contemporaneo di CARR, ha una fantasia simile, un gusto per il gotico pari, ma ha anche il dono di creare delle grandi atmosfere sempre coinvolgenti e siccome è un manierista, usa talora trucchi già usati da altri magari ma ricavandone effetti nuovi. Inoltre essendo un francese usa il macabro diversamente dagli ambienti e atmosfere british.
    Contento ?
    Se poi mi chiedi di fare un intervento sulla pagina rispettiva del Blog, lo faccio : a te non si può dir di no !!!
    Sono in attesa di acquistare Joanna Cannan, che manca in edicola dagli anni ’50.
    Allora sicuramente lo farò.

  102. Luca Conti

    De Palma, mi sa che fai confusione. “Have His Carcase” della Sayers è già stato pubblicato dalla Mondadori nel 1990 come “Alta marea per Lord Peter” (e dove, peraltro, non ci sono camere chiuse, ma un cadavere su uno scoglio, che poi viene fatto sparire, appunto dall’alta marea – il cadavere, intendo, non lo scoglio). L’unico libro della Sayers mai uscito in Italia è “Gaudy Night”, che è ancora più lungo – sfiora le 600 pagine – e discretamente noioso.

    Quella di ristampare “L’abbonato della linea U”, comunque, è una bella proposta, così come non sarebbe male rivedere anche gli altri romanzi di Aveline.

    Una volta tanto, mi trovi d’accordo. Ma non farci l’abitudine, eh:-)

  103. Dario Geraci

    Come avrete notato, ho commutato la discussione spostando tutti i commenti provenienti da Killer2.
    Vi prego di continuare qui la discussione attenendoVi sempre alle regole che ora trovate anche nella sezione “Info Giallo Mondadori”.
    Buon proseguimento.

  104. Il professionista

    visto che l’argomento è ” difficile rapporto tra noir e Giallo classico” vorrei dire la mia.
    Prima di tutto mi sembra un po’ un falso problema. Come dire: meglio le bionde o le brune? la pizza o l’aragosta?
    Per la verità come lettore di quella che generalmente si chiama narrativa d’evasione(se sia letteratura oppure no ne discuteremo in altra sede)ho sempre letto molto e di tutto. Da Salgari a Ellroy, passando per Conan Doyle e la Christie ma anche McBain e Stark. Negli anni ho maturato un gusto che riflette anche molti miei altri interessi e che accomuna un po’ il noir di tipo criminale – quindi da LeBreton a Scerbanenco piuttosto che quello introspettivo alla Woolrich) e la Spy story sia avventurosa(SAS,Ludlum) che quella realistica e psicologica(Le Carré giusto per citarne uno). Nei miei acquisti e nelle letture non ho mai sentito il bisogno di cancellare un filone a vantaggio di un altro. Leggere sempre lo stesso libro e lo stesso scrittore, sarebbe terribile.
    Anche scrivere lo stesso libro alla fine.
    Perciò, fatte salve le preferenze, perchè è logico che con il tempo il gusto si affini, direi che ci sia solo da rallegrarsi se tutti i filoni sono rappresentati sul mercato. A me non piace quel tipo di giallo italiano buonista che un mio collega definisce del Commissario Clichet. Ma se questa produzione scomparisse dalle librerie mi dispiacerebbe. Esattamente come mi dispiacerebbe ( bè in questo caso ammetto un po’ di più) se sparisse il genere che pratico come autore…
    Mi sembra che il rinnovamento non necessariamente implichi l’annullamento della tradizione e che il classico sia privo di ragion d’essere senza il moderno.
    Quello che mi sembra di vedere delinearsi nella gestione attuale del Giallo e di Segretissimoè esattamente questo equilibrio. Un ampliamento delle tematiche che possa accontentare i lettori più tradizionali ma anche cercarne nuovi. Mi sembra stia succedendo così nella spy story e non vedo proprio perchè non dovrebbe accadere anche nel giallo.

  105. P.De Palma

    Ma perchè oltre che Conti che è autorevole critico, non si esprimono anche altri illustri critici tipo Boncompagni, Longo, etc..
    Non chiedo nulla se non per es. almeno ragguagliare noi, poveri mortali, lettori e amanti di Giallo Classico, su quelle che saranno le uscite dei prossimi mesi, SUCCULENTE USCITE, così da calmare gli animi non solo di chi si è espresso in questa sede, ma anche nel caso dell’uscita di altri volumi, in altri spazi del Blog. Giacchè Geraci dice altrove che, se è vero che ora stanno uscendo in gran parte Hard-Boiled, Noirs e quant’altro e poco di Gialli, in futuro ci sarà da appagare anche chi è amante del genere più tradizionale..
    E’ una cosa possibile ?

  106. Dario Geraci

    Caro Sig. De Palma, le uscite del mese vengono segnalate sul sito prima della loro distribuzione presso le edicole, non prima.
    Per quanto riguarda il resto della sua domanda, questo, è uno spazio aperto a tutti coloro i quali desiderano intervenire, come, e lo ringrazio, sta facendo Luca Conti.

  107. Luca Conti

    Per tornare ogni tanto al tema del dibattito nonché all’interessante contributo del Professionista, mi sembra giusto segnalare che anche molti noir e hard-boiled non disdegnano di utilizzare temi e modi del giallo cosiddetto classico. Un esempio è proprio il romanzo di Chase da poco ristampato, “I colpevoli hanno paura”, la cui sorpresa finale è davvero ben costruita e fa capire come l’autore abbia, durante lo svolgimento del libro, tentato con una certa abilità di depistare il lettore.

    Ecco, secondo me, questo è un romanzo che ha tutti gli elementi per piacere a diverse categorie di lettori. Non c’è una camera chiusa, ma ce ne faremo una ragione:-))

    (però esistono almeno due romanzi di Chase con delitti di camera chiusa e/o apparentemente impossibili: “Il boia di New York” e “L’assicurazione è chiamata a pagare”…)

  108. Il professionista

    In effetti il meccanismo propriamente “giallo” se così vogliamo definirlo non mi sembra per nulla incompatibile con certe tematiche e trovate narrative noir o hard boiled.
    E neanche della spy -story. Ricordate la Talpa? Era un bell’incastro per niente scontato e non si può certo accusare Smiley di non essere dotato di cellulette grigie. Nè lui nè Karla, il suo avversario sovietico.

  109. Fabio Lotti

    Aggiungo “Romeo sanguina” (titolo italiano da manata galattica) di Robert Ellis che ho finito di leggere or ora. Movimento, azione ma anche un meccanismo di puro stampo giallo niente male. Il problema oggi è, semmai, quello di trovare buoni libri tra tanta spazzatura.

  110. giuseppina la ciura

    Egregio dott Geraci,
    avendo provocato , senza volerlo, questa diatriba, vorrei dirla tutta sulle due collane.
    I classici del Giallo:credo che l’elenco degli scrittori e degli inediti che gli Italiani non conoscono sia lunghissimo. Sono stata collocata d’emblée tra quelli che vogliono Fantomas o Rouletabille ogni mese. Invece, io vorrei leggere autori classici come Boileau, Siniac, Mendoza, Ledesma, A.K.Green, D’Errico, Tito Spagnol, Ross McDonald,Boca,Steeman,Brown tanto per fare dei nomi. La Christie, Stout, Queen, JDC, li conosciamo ormai a memoria!
    Quanto alla collana che un tempo era la principale, essa presenta solo autori mediocrissimi. Americani di quart’ordine. Ora capisco che nel 1946, quando il GM tornò in edicola, gli Usa erano il centro del mondo e gli italiani volevano leggere le prodezze dei duri yankees, ma oggi siamo nel 2008. Possibile che non si possano leggere autori europei, sudamericani, russi, africani o cinesi?
    Per quanto riguarda la violenza, non c’è delitto senza sangue, ma una cosa è come “usa” la violenza JDC e un’altra quello che viene fuori da quasi tutti gli scrittorelli d’oggi che se ne servono a piene mani, non avendo altro da dire.Non faccio nomi.
    Grazie d’avermi ascoltata
    Giuseppina La Ciura

  111. Voodoo

    Secondo me reintoducendo le 4 uscite mensili del Classico sarebbe possibile accontentare tutti … ma credo sicuramente che tornare a 2 sia stata una scelta di mercato legata alle vendite: o no?

  112. Il professionista

    No so. I dati di vendita sono analisi spesso oscure anche per chi sta dentro. Noi da fuori possiamo solo fare ipotesi. Personalmente sono convinto che due classici al mese siano più che sufficienti. Quanto poi a esplorare nuove realtà oltre a quella americana o comunque anglosassone sono d’accordissimo. C’è però un punto che pare sfuggire a molte analisi. Il libro economico per sua natura prevede royalties e compensi di traduzioni ridotti. Una volta, vent’anni fa circa, chi voleva leggere thriller si poteva rivolgere solo alle pubblicazioni da edicola(non necessariamente Mondadori, c’erano anche Garzanti, Rizzoli Longanesi che proponevano formati del genere)poi gli autori(e gli agenti) hanno cominciato a pretendere uscite in Hard Cover che hanno alzato il numero delle pagine,i compensi e sì…anche la qualità dei libri. Non è che oggi non ci siano thriller “moderni” di ottima qualità, validi anche come romanzi e non solo come rompicapi enigmistici…ma l’offerta si è sparsa sulla libreria, tutti gli editori hanno cominciato a pubblicare collane di Thriller perciò l’approvvigionamento di testi del prezzo e della lunghezza giusta diventa più complesso. Ma anche in questo settore ci sono ottimi thriller di qualità. Magari spaziando anche in altri paesi. Giusto per citare un’autrice che non mi piace ma che riscuote comunque grande successo. Fred Vargas credo preferisca l’edizione attuale a quella da edicola. Insomma le scelte editoriali e la “cucina” della collana sono più difficili di quanto chi sta fuori dal meccanismo editoriale non possa immaginare.

  113. Voodoo

    parlo da ignorante però non capisco perchè gli “Hard Cover” che quasi sempre vengono poi ripubblicati dopo pochi anni in collane quali i “Miti” non possano dopo altro poco tempo essere ripubblicati nei gialli in edicola…

  114. Il professionista

    A volte e spesso lo sono, dipende dai singoli contratti che non sempre comprendono il passaggio in economica. A volte, e forse potrà sembrare strano,l’agente o l’autore preferiscono un passaggio in economica in alcune collane piuttosto che in altre. Sono, come dicevo,sempre situazioni complesse di cui si potrebbe disuctere solo di fronte a dati certi.
    Personalmente però, e questa è una mia personale idea, nel Giallo Mondadori sarebbe opportuno trovare solo novità. Che tale ricerca sia difficile nessuno lo mette in dubbio. Però non è impossibile. Tra le novità(cito due titoli di questa estate UN CASO DI ACCIAIO e BLOODY VODKA) spesso non mancano romanzi di ottimo livello. Per i miei gusti almeno…

  115. Luca Conti

    Concordo con Stefano. Per gran parte della sua esistenza, il Giallo Mondadori è sempre stata una collana di inediti e questo ne ha creato, per così dire, il profilo nella mente dei lettori. Ovvio che in ottant’anni le cose possano (debbano?) mutare, ma nel momento in cui il GM si getta anche nei recuperi di materiale anni Trenta e Quaranta è chiaro che i confini con la collana dei Classici diventano sempre più impalpabili, come in gran parte sono stati in questi ultimi anni, anche a livello grafico. Anch’io sarei per una distinzione più netta, riservando ai Classici le ristampe e i recuperi di inediti “storici” e lasciando al Giallo le novità e i recuperi di inediti interessanti o importanti che magari non possono ancora essere considerati “classici” ma che meritano una riscoperta (diciamo, tanto per fissare un arco temporale, dal 1970 in poi).

    Di novità di rilievo, secondo me, ne escono ancora molte, fin troppe, malgrado ci sia chi pensa che gran parte degli autori di oggi non abbia niente da dire, ovvero il solito discorso che è sempre stato fatto da quando è nata la scrittura (e poi il libro). Il problema è riuscire a inserire queste novità, come faceva ben notare Stefano, in una serie economica; anzi, ancora più economica della media, perché gli economici da libreria come gli Oscar costano il doppio dei GM. Oltre alla difficoltà di riuscire a far digerire a molti autori e ai loro agenti la pubblicazione direttamente in economica di un libro uscito in lingua originale in hardcover.

    Insomma, per certi versi è come la quadratura del cerchio. Mai stata semplice…

  116. Il professionista

    Concordo pienamente con Luca. In effetti il libro piccolo e in brossura non sempre equivale a… un prezzo economico. Alla fine, mi duole dirlo, il problema VERO è che si legge poco, molto meno rispetto alla percentuale delle uscite. Senza che ci addentriamo in un’ahimè inutile discussione sul perchè in Italia le cose vanno così, non resta che felicitarsi che ci sia ancora una vastità di proposte per accontentare i gusti di tutti. Perchè se si lasciasse tutto in mano solo a chi fa i conti(perdonami l’orrido e non voluto gioco di parole)sarebbbe ancor peggio. Per i lettori. Per gli autori. Per i traduttori.

  117. Luca Conti

    Anche perché, ragazzi, parliamoci chiaro: non esistono, in Italia, libri che costino così poco come i GM. 3 euro e 90 è meno di un pacchetto di sigarette estere. Rendiamocene conto, soprattutto chi fuma…

    Secondo me, quindi, è anche e soprattutto sostenendo economicamente il GM davanti agli occhi di un’azienda che ha l’obbligo di far quadrare i conti, che i lettori possono garantirsi una collana sempre migliore. Insomma, è tutta questione di “street credibility”, per usare un termine di slang afroamericano.

    Quindi, Sostenete la Vostra Collana Preferita!

    (Ci tengo a precisare che questo messaggio di Pubblicità Progresso è uno spot di utilità sociale e, come tale, totalmente gratuito, del quale il GM non sa assolutamente niente e che mi sono commissionato da solo)

  118. Dario Geraci

    Luca, sei impareggiabile!
    Comunque il discorso è vero e serio, il Giallo costa 30 cent in più rispetto ad un pacchetto di sigarette. Alla fine, ognuno ha i propri gusti. Anche io vorrei che pubblicassimo Jim Thompson ma non posso pretenderlo quindi mi adeguo. Lettori insoddisfatti, fidatevi, arriverà per tutti, nel corso dell’anno motivi di soddisfazione. Basta attendere.

  119. Il professionista

    Pur essendo io un estimatore del piacere del sigaro, disposto a spendere cifre considerevoli per un buon…Montecristo numero 3(giusto per dirla tutta) concordo con Luca. Rendetevi conto di quanto poco costano le collane da Edicola Mondadori. E ribadisco che anche la mia è un’osservazione del tutto spontanea. Casomai( come autore e appassionato) stimolata dal desiderio che si torni a trionfare nelle edicole con adeguate tirature… che dipendono anche dal numero dei titoli acquistati.
    Indipendentemente dal genere. Lancio una provocazione. Perchè non comprare anche un moderno insieme a un classico…e logicamente vicerversa.
    Io lo faccio spesso e raramente mi capita di storcere il naso.
    Quanto a Thompson,caro Dario, piacerebbe anche ma rivederlo nel Giallo….

  120. Fabio Lotti

    Un momento! Fermi tutti! Aspettiamo ad abbracciarci e a stappare la bottiglia di spumante. Quando io al termine di qualche recensione grido disperato “Bruciate i cassetti!” rivolto ai novelli autori non lo faccio mica soltanto per toscanaccia goliardia e irriverenza che mi circola nel sangue ma proprio perché mi trovo in continuazione davanti a veri e propri misfatti letterari. Anzi, direi, a veri e propri misfatti e basta. Il problema è che il boom del giallo, inteso in senso generale, ha provocato e sta provocando una marea di insulsa e penosa ripetitività. Trovare veramente un libro buono e nel contempo almeno un pò diverso dai soliti topoi e non è mica facile ragazzi. E allora se si ristampano i vecchi capolavori d’un tempo è tutto di guadagnato. Anche per certi scrittorucoli d’oggi che almeno imparano a scrivere.

  121. Dario Geraci

    Sig. Lotti,
    concordo con quanto da Lei scritto.
    Le ho corretto il messaggio, eliminando il gergo toscano, che non facilita la lettura dei commenti.

  122. Luca Conti

    Guarda, Fabio, che gli scrittori modesti e i libri mediocri ci sono sempre stati, da che mondo e mondo, oggi come ieri e l’altro ieri. Il boom del giallo c’è stato anche negli anni Venti, Trenta, Quaranta e Cinquanta, e ti garantisco che tra tanti capolavori si pubblicava anche una valanga di solenni porcherie o, quantomeno, di libri appunto insulsi e ripetitivi.

    Il punto è che oggigiorno il passato del giallo ci sembra tutto bello e fantastico perché il tempo ha fatto una giusta selezione naturale, e quelli che si ristampano sono in larga parte i capolavori, non le schifezze, che per fortuna sono state dimenticate. Ma sono convinto che se tu fossi vissuto negli anni Trenta, al centesimo (mediocre) romanzo del centesimo imitatore (scarso) di Van Dine avresti augurato ben altro che l’incendio dei cassetti. Forse addirittura quello della macchina da scrivere.

    E questo non vale solo per il giallo classico, ma anche per l’hard-boiled, per il thriller, insomma per quel che vuoi tu. Al miliardesimo investigatore privato con la bottiglia nel cassetto e la bionda fatale, un lettore appena un po’ discriminante qualche domandina comincia a porsela…

    Poi, è ovvio, in tutte le epoche del giallo ci sono autori e romanzi che meritano una riscoperta, gente sopravvalutata e gente a torto poco considerata, ma questo vale per il 1938 come per il 2008, per gli USA come per l’Italia.

    Non tutta la roba vecchia è un pregiato pezzo d’antiquariato: proprio come i mobili, tanta sta benissimo in cantina o nella soffitta della nonna. Così come non tutta la roba nuova è buona solo perché è nuova, anzi.

    A noi distinguere.

  123. Dario Geraci

    Si, è un paradigma che si può usare anche in campo cinematografico. Prendiamo ad esempio il cinema di genere italiano. Con il tempo, possiamo distinguere e fare una scelta, all’epoca tutto veniva tacciato di “commercialità”, “prodotto para-industriale e senza valore artistico”. Non possiamo necessariamente bruciare tutto così come non possiamo incensarlo.

  124. Il professionista

    Più che d’accordo. Credo che in ogni filone e in ogni epoca ci siano vari livelli…e anche vari metri di giudizio. La tentazione di rimpiangere l’età dell’oro solo perchè è passata o di considerare capolavori solo film o libri dell’epoca in cui noi eravamo giovani e tutto ci sembrava nuovo e originale è sempre presente. Per tutti direi.
    Alla fine credo che Il GM come Segretissimo e Urania debbano presentare varietà anche se è evidente che, come avviene in ogni linea editoriale, il gusto e la concezione dell’editor in qualche modo trapelino dalle scelte. Non è un mestiere facile. Un po’ come quello dell’allenatore. A casa, davanti alla TV, siamo tutti buoni a formulare formazioni di campioni del mondo. A farlo professionalmente si profilano spesso problemi( di diritti, di tempi, un sacco di cose di cui il lettore non è al corrente) che poi portano ai programmi definitivi. Sempre lavoro è, e, come quello dello scrittore e del traduttore, merita rispetto.
    O no?

  125. Mauro Boncompagni

    Ciao a tutti. Ho letto con estremo interesse le vostre osservazioni e, essendo consulente a vario titolo del Giallo Mondadori da ormai quattro lustri (oddio!), colgo l’occasione per fare qualche commento come parte in causa (almeno per quello che è di mia competenza). Dico subito che i tormentoni mi affascinano poco, e stabilire in quattro e quattr’otto che un genere giallo sia a priori meglio di un altro (il classico rispetto all’hard-boiled o viceversa) mi pare una semplificazione imperdonabile. Io sono cresciuto adorando i romanzi di John Dickson Carr e facendomi vanto, da ragazzino, di espungere dal mio universo di lettore tutto ciò che differisse dal modello del Maestro. Ci siamo capiti? Camere chiuse, delitti impossibili, situazione bizzarre ecc ecc. Poi mi sono reso conto che anche negli altri generi c’erano molte cose buone, e ho imparato ad apprezzare (e poi anche a tradurre) autori come Cornell Woolrich e David Goodis. Successivamente ho capito che forse i gialli classici che mi piacevano avevano in sé un minimo d’azione, e i polizieschi della scuola dei duri che apprezzavo erano incentrati su trame classiche, con tanto di indizi e false piste. Pensate a Ross Macdonald e ditemi se è così facile classificarlo. E Jonathan Latimer, che ha costruito delle camere chiuse? E l’ahimè ancora troppo misconosciuto David Alexander, che sposa perfettamente trame da serial killer a soluzioni altamente spettacolari? Dove lo mettete poi uno come Richard Neely, che mi piacerebbe fosse più citato? Lui ama storie forti, con stupri, incesti (veri o presunti) e altre bazzecole del genere, ma, come finali a sorpresa, conosco pochi autori che l’abbiano superato negli ultimi quarant’anni. E il buon Mickey Spillane, così ingiustamente denigrato? Se ricordate la battuta finale di “I, the Jury”, tanto cinica quanto appropriata, potreste immaginare di averla letta anche in un romanzo del classicissimo Anthony Berkeley (spero abbiate notato che in questi anni lo abbiamo tradotto quasi tutto nei Classici). Cosa voglio dire, insomma? Che, come mi pare abbia ben osservato Fabio Lotti, la cosa importante è pubblicare romanzi buoni, che reggano al tempo e intrighino il lettore, in qualsiasi genere si collochino. Mi pare sia questo lo sforzo che sta conducendo attualmente Sergio Altieri. Come sapete, Sergio è uno scrittore con le sue preferenze e le sue idiosincrasie, ma è anche un editor, e sa bene che a un editor non è consentito pubblicare solo le cose che piacciono a lui, fossero anche le più belle del creato. Non ho mai saputo che Carr e la Christie fossero gli autori prediletti di Altieri (se è così, Sergio, non me l’hai mai detto ), ma tutte le volte che nelle nostre riunioni o discussioni informali gli ho proposto qualche buon titolo di autori classici inediti, non solo non si è mai tirato indietro, ma ha reagito con estremo interesse. Certo, Altieri sta cercando di dare una svolta più moderna al giallo e di rappresentarne al meglio le tendenze anche più forti o estreme (e in questo consiste la sua linea di editor), ma non si è affatto dimenticato del vasto panorama dei lettori del giallo e dei loro molteplici gusti. Indubbiamente, la riduzione delle uscite (da sei a quattro mensili) ha penalizzato la quantità, ma forse (o lo spero) non la qualità, che mi pare sempre decorosa, anche se le novità si sono oggettivamente ridotte.
    Comunque, giusto per non essere evasivo e rispondere anche alle richieste di taluni lettori, posso dire che certi classici come John Rhode, di cui lamentavate l’assenza, torneranno a breve in collana. Un titolo molto buono di Miles Burton (“The Three Corpse Trick”) è stato scelto personalmente da me e uscirà credo l’anno prossimo. Come tutti saprete, Miles Burton è lo pseudonimo di Rhode. A breve apparirà anche un inedito della Marsh, “Dead on the Wool”. E qualche altro autore che avete segnalato era già stato oggetto delle mie attenzioni da tempo, ma non possiamo proporlo subito perché prima bisogna risolvere la questione dei diritti, che è cosa lunga, tediosa e di una complessità quasi metafisica anche per chi si illude di essere minimamente un addetto ai lavori come me. Ma non disperiamo. Poi c’è anche la difficile reperibilità di buoni titoli inediti di autori classici, che nemmeno gli agenti hanno più. I libri che ho citato più sopra sono usciti dalla mia collezione personale, ma cosa volete, al momento non posseggo ancora una casa di diecimila metri quadri. Insomma, come vedete non si tratta sempre e solo di buona volontà, che c’è, ve lo assicuro. Chi si lamentava dell’assenza di Boileau-Narcejac, li troverà l’anno prossimo nei Classici; chi agognava la ricomparsa di Paul Halter sarà accontentato, ma non potremo soddisfare tutte le richieste, perché alcuni autori hanno cambiato parrocchia. Jim Thompson è passato a un’altra casa editrice, così come Ross Macdonald e, naturalmente, Ruth Rendell e Anne Perry. E’ sempre il solito problema. alcuni scrittori (o i loro agenti, che sanno interpretarne mirabilmente il pensiero anche quando rappresentano dei morti) vogliono la libreria, solo la libreria e nient’altro che la libreria, perciò… L’autrice che di recente più mi è dispiaciuto perdere per questo motivo è stata Carlene Thompson. Avevo consigliato un suo libro a Sergio e, qualche mese dopo, mi è arrivata la notizia funerea. Essendo parte in causa, ovviamente, rinuncio agli spot (anche se quello di Luca l’ho trovato mirabile); vi chiedo solo di capire quali sono i problemi e al contempo vi assicuro che non ci siamo affatto dimenticati degli autori che vi stanno a cuore.
    Sono stato troppo lungo e me ne scuso, ma non resisto alla tentazione di darvi un ultimo consiglio: tra i “classici in attività” non perdetevi Peter Lovesey. Il suo ultimo romanzo, “The Secret Hangman”, che ho tradotto qualche tempo fa, è un geniale poliziesco anglosassone con un’ambientazione moderna e molto forte. E tanti morti ammazzati da riscuotere l’ammirazione incondizionata del nostro editor.

  126. Fabio Lotti

    Mi dispiace che Dario mi scancelli le mie battute in toscano che fanno parte della mia personalità ancorchè complessa e bracalona. Anche perché uso mischiare spesso nelle mie recensioni e nelle rubriche che tengo su vari siti sia l’italiano che lo staggese (da Staggia il paese della mia fuggita giovinezza) devo dire pure con qualche benevolo ascolto da parte dei lettori. Per quanto riguarda Luca non mi fare più ignorante di quello che sono. Conosco in parte e mi immagino comunque quanti autorucoli circolavano anche negli anni d’oro del mystery ma proprio per alleviare la penosa presenza di quelli di oggi è giusto riportare alla luce i grandi di ieri.

  127. Dario Geraci

    Di Jim Thompson, che è uno dei miei autori preferiti (Vita da niente su tutti) ne riparleremo caro Stefano. Ho però l’impressione che sarà difficile rivederlo in questi lidi. Il catalogo dovrebbe essere interamente in mano a Fanucci.

  128. Il professionista

    permettetemi un plauso all’intervento di Mauro Boncompagni che forse si ricorda di me quando(più o meno quattro lustri fa!) lavoravo come giovane redattore a Urania. O, anche se non si ricorda, fa niente. Lo saluto lo stesso. Equilibratissimo e più che condivisibile il suo intervento che, tra l’altro, mi trova pienamente d’accordo.

    Dario, riguardo a Thompson hai ragione, pensa che qualche volume molti molti anni fa l’aveva stampato anche Sperling(credouna storia che passò al cinema ma adesso non mi chiedere quale…). Peccato perchè è un classico che dovrebbe stare nel catalogo Mondadori. Io ne ho due magnifici volumi, di un ventennio fa, della collezione Omnibus del Giallo. E qui permettemi di dire una cosa che ho visto come testimone diretto. La collana, che era magnifica nella grafica e nelle scelte, tra l’altro corredata da ottime introduzioni e copertine del magico Pinter fu abolita all’inizio degli anni 90 perchè secondo alcuni esperti di marketing, era “vecchia”. Non nei contenuti(aveva cominciato ad affiancare a classici come van Gulik anche Goodis e autori noir decisamente moderni nella concezione del noir) ma come proposta editoriale in sè… dicevano (con quali strumenti?) che ai giovani non piaceva. Insomma la chiusero sostituendola con dei surrogati come I Cinque che ebbero vita brevissima. Poi saltuariamente c’è stato qualche recupero ma non si è andati oltre. Purtroppo quando una collana si interrompe il pubblico si perde e ripescarlo anni dopo…
    Giusto per la cronaca le riviste Mondadori l’anno passato hanno proosto una collezione di volumi antologici sul giallo in edicola, tra l’altro riproposta in questi mesi a prezzo eccezionale(4,90 per quattro romanzi). Si tratta di volumi presi pari pari da quella collana e ricopertinati ma se guardate i copy delle traduzioni e delle introduzioni sono esattamente gl istessi. Peccato che l’inizitiva si sia fermata a solo qualche titolo.A casa ho uno scaffale pieno della vecchia versione in cui sono passati sì i classici di Conan Doyle e della Christie ma anche compilation di spionaggio, tutto Woolrich, McDonald, Thompson,McBain e anche il Commisario Amborsio giusto per non toglierci anche gli italiani…insomma una varietà di proposte in volumi belli ed eleganti che,anche all’epoca, avevano un rapporto qualità prezzo formidabile.

  129. Mauro Boncompagni

    Caro Stefano, certo che mi ricordo di te e contraccambio volentieri i tuoi saluti. In questi anni ho seguito (e ammirato) la tua carriera sulla carta stampata, perciò i contatti, almeno quelli virtuali, non sono mai cessati.
    Sono perfettamente d’accordo con quanto dici sugli Omnibus, una collezione estremamente ben curata che si avvaleva di una stampa molto chiara e di ottime copertine firmate da Pinter. I lettori e i collezionisti del giallo la cercano ancora, e non è infrequente vedere su ebay volumi di Van Gulik, Goodis o Woolrich venduti a tre cifre. Pare impossibile che all’epoca il marketing decretasse l’iniziativa un insuperabile vecchiume (su quali basi?) e ricordo bene le parole desolate con cui Gianfranco Orsi mi comunicò la notizia. Che dire? Io non ho mai lavorato nel marketing, ma suppongo che capirne le logiche sia un’impresa estremamente ardua. Le iniziative mondadoriane successive, dai Cinque di Magagnoli alle ristampe cartonate a cui accennavi tu, non sono che una pallida eco della gloria degli Omnibus. Ma chissà, forse in futuro…

  130. Il professionista

    Si, caro Mauro,una bella riproposta(anche graficamente curata) dei classici(del Mystery, ma anche dell’Hard Boiled, del Noir in tutte le sue sfumature) sarebbe una bella sorpresa da trovare in libreria, magari con cadenze meno serrate di quelle delle ultime stagioni degli Omnibus che erano veramente un impegno per il portafogli. Il problema è che, con gli anni, alcuni autori storicamente legati al Giallo sono diventati patrimonio di altri marchi editoriali e qui torniamo al discorso Thompson cui accennava prima Dario.
    Di fatto l’offerta di thriller o comunque di romanzi del mistero si è diffusa a macchia d’olio. Se questa pluralità sia o meno un bene, davvero non so giudicare. Di certo è un segno dei tempi come lo è la trasformazione dell’edicola da un punto vendita di giornali, riviste, libri e fumetti in una specie di bazar dove lo spazio per la carta stampata è insidiato non solo da DVD(le K7 sono sparite) ma anche pianttini, pipette, modellini montabili,casette delle bambole e quant’altro.
    Realtà spiacevole ma che, come la crisi economica, richiede soluzioni nuove. Ed è qui che mi piacerebbe vedere il marketing impegnato a trovare soluzioni per valorizzare collane e prodotti con supporti ed energie vincenti, invece di limitarsi a “chiudere” quello che sembra improduttivo.
    Ho detto sembra…? Eh sì, perchè sono convinto che con la giusta motivazione, si possa trovare un pubblico sufficiente alla sopravvivenza (e magari anche al guadagno) per thriller, fantascienza, spy-story, insomma per quella narrativa d’intrattenimento che,con varie sfumature, regala sogni. A chi la scrive e a chi la legge. Non ce lo meritiamo?

  131. Fabio Lotti

    Leggendo queste discussioni, diciamo la verità tra i soliti tre o quattro gatti, seppure di nobile pelo compreso il mio ora piuttosto spelacchiato (speriamo almeno che qualche lettore ci segua ma se si va troppo nello specifico ho i miei dubbi), mi vengono in mente gli scacchi (guarda un po’) che con il giallo hanno molti punti in comune. Anche qui abbiamo una tradizione che affonda le radici nell’Ottocento e si è via via evoluta fino ai giorni nostri. Partendo dai “classici” come Steinitz, Capablanca, Lasker, Tarrasch, Rubinstein e compagnia bella passando per la scuola ipermoderna di Reti, per quella analitica di Botvinnik, per arrivare al gioco universale di Fischer e a quello del grande Kasparov e dei giocatori di oggi (peggio del Bignami). Ogni campione ha dovuto in qualche modo ripercorrere il passato facendo tesoro delle scoperte dei suoi predecessori. E ci sono stati giocatori che in qualche modo hanno decisamente rotto con la tradizione, vedi Tal per esempio, facendo sobbalzare gli amanti del “nobile giuoco” e tremare le scacchiere di tutto il mondo. Ma vedi soprattutto il computer che ha dato una ulteriore svolta all’impiego di Re e Regine, Torri, Cavalli, Alfieri e pedoni.
    Anche nel campo del giallo, inteso in senso generale, ci sono stati dei veri e propri pionieri che hanno aperto nuove strade. Mi domandavo e domando ai lettori quali sono stati quelli più rappresentativi rispetto alla tradizione e ai loro tempi.

  132. Il professionista

    caro Fabio ti rispondo subito e succintamente, magari tornerò sull’argomento dopo il commento di altri.
    personalmente ho iniziato con la spy story quindi è innegabile che i maestri del genere(Fleming,Aarons che è fu anche giallista, De Villires) abbiano avuto in una fase iniziale un ruolo importante.in quel filone poi ho scoperto Robert Ludlum che ha suscitato nella mia parte creativa l’ossessione(hai letto bene) per il complotto e il continuo cambiamento di fronte. Poi…considerando che ho sempre letto moltissimo hard Boiled e police procedural cercando di assorbire tecniche e linguaggi, ho avuto la folgorazione di Ellroy con Dalia Nera. Da lì ho scoperto veramente l’universo noir e sono arrivato all’intuizione che la spy-story e il nero possono contaminarsi. Ma la lista è ancora molto lunga. lasciamo dunque spazio a interventi di altri lettori….

  133. Luca Conti

    Una lista di pionieri del giallo e del noir? Ecco la mia, in ordine più o meno cronologico e soggettiva come tutte le cose del genere (e relativa solo ad autori angloamericani):

    Ann Radcliffe, Sheridan LeFanu, Poe, Wilkie Collins, Dickens, Conan Doyle, Frank Norris, Theodore Dreiser, Jacques Futrelle, R.A. Freeman, Crofts, Chesterton, la Rinehart, la Christie, Melville Davisson Post, Anthony Berkeley/Francis Iles, W.R. Burnett, Dashiell Hammett, Carr, Erle Stanley Gardner, Woolrich, Ellery Queen, Christianna Brand, Chandler, Kenneth Fearing, Fredric Brown, James Cain, Horace McCoy, Hillary Waugh, la Highsmith, Ross Macdonald, Margaret Millar, Ed McBain, Mickey Spillane, Jim Thompson, David Goodis, Chester Himes, Stanley Ellin, Elmore Leonard, George V. Higgins, James Crumley, Charles Willeford , Joseph Wambaugh, James Ellroy.

  134. Fabio Lotti

    Eh no, caro Luca troppo facile così. Mi devi indicare solo due o tre nomi che, secondo il tuo punto di vista, sono stati quelli più “rivoluzionari” rispetto ai loro tempi. Come lo fu Paul Morphy negli scacchi…
    Naturalmente l’invito è rivolto a tutti i lettori e vediamo un pò che cosa viene fuori.

  135. Luca Conti

    Ann Radcliffe, Wilkie Collins, Chesterton, VAn Dine (che avevo scordato), la Christie, Queen, Carr da una parte; Hammett, Chandler, Spillane, Ross Macdonald, Willeford e James Crumley dall’altra.

    Meno di così è impossibile, altrimenti non avrebbe più senso.

  136. Il professionista

    scusate ma in una crisi di megalomania avevo indicato quelli che per ME erano stati dei capisaldi.
    allora diciamo che per il giallo classico
    Conan Doyle, Van Dine, Christie,Ellery Queen(nelle molteplici sfaccettature) Stout e Carr
    per l’Hard Boiled: Chandler, Cheyney,Hammett, Spillane, Mc Bain(eh sì!),Manchette,Leonard, Wambaugh, Ellroy, Bunker, Vachss, Hunter, Eisler
    nel Noir più psicologico e puro Wollrich, Goodis, Belletto,Scerbanenco
    ma alla fine sono sempre i miei gusti ad emergere e ne mancherebbero ancora decine per ogni categoria.

  137. carlo

    Ho solo oggi “scoperto” questo blog e mi scuso se quanto dirò è già stato oggetto di discussione.
    Il Giallo Mondadori (e per un lungo periodo Urania) ha rappresentato una compagnia costante della mia vita, prima leggendo i volumi che erano già a casa poi acquistandoli io.
    Nel corso degli anni la Collana ha modificato il suo aspetto e i suoi contenuti, a mio avviso effettuando una operazione grafica che probabilmente può trovare giustificazione solo in un’ottica di natura economica. Con la cessione del diritto di stampa della rivista Selezione dal Reader’s Digest, infatti, la Mondadori ritenne non più conveniente proseguire nella pubblicazione dei Gialli col formato classico che ci accompagnava da decenni, uniformandolo alla miriade di pubblicazioni, in gran parte di basso livello, reperibili in edicola.
    Non contenta ci fu il periodo della ridicola e scomoda doppia copertina, parto di mente probabilmente ottenebrata, che, fortunatamente è scomparsa e penso non sia rimpianta.
    Ad ulteriore sfregio si è passati dalla pagina a doppia colonna a quella a scrittura piena ed è di comune conoscenza come la doppia colonna faciliti la lettura.
    Come scempio ulteriore si è abbandonata del tutto la piacevole consuetudine dei racconti in appendice tratti da importanti riviste straniere…
    Come si sarà notato, per carità di Patria, non ho fatto cenno all’impianto generale del Giallo negli anni 50/60 ma sono certo che molti dei cortesi lettori, che hanno avuto la pazienza di seguirmi fin qui, ricorderanno i deliziosi ed eleganti piccoli disegni che, con certa frequenza, separavano i vari paragrafi; ricorderanno la “piccola posta” e i concisi ma bastevoli articoli; il piacevole contrasto fra giallo e azzurro in copertina, la grafica curata e signorile…
    Il Giallo Mondadori era forse una delle punte di diamante della editoria dell’epoca e non tradiva mai. Quando l’opera più che gialla veniva considerata, da una Redazione attenta e competente, “hard” questo veniva segnalato in copertina con la dicitura che si trattava di un “nero”.
    Ma forse tutto questo oggi non è più di moda… e che dire? Io penso sia da applaudire chi le mode le crea e non chi supinamente le subisce.
    Io domani mattina andrò in giro per varie edicole alla ricerca dei Gialli del mese… anche la cara abitudine dell’acquisto del sabato sera, piacevole ricordo dei miei anni universitari, ci è stata infatti negata a favore di una distribuzione pessima e “naif”.
    Peccato…

  138. Il professionista

    comprendo anche se non condivido appieno i tuoi vari punti di vista, Carlo.
    Tra tutti devo dire che il cambiamento di formato mi sembra, invece, un miglioramento. Forse le due colonne erano più leggibili, ma oggi, se riprendo in mano un vecchio Giallo o un Segretissimo proprio lo trovo brutto.
    Come autore sono contento che nessuno dei miei lavori sia uscito in quel formato.
    D’accordo sulla doppia copertina. Come avrai notato qualsiasi rivista periodicamente cambia la veste grafica della copertina. A volte in meglio, a volte in peggio. Chi non fa, non falla.
    Purtroppo bisogna fare i conti con cambiamenti nell’editoria e nell’economica che magari non ci piacciono ma ai quali, per continuare, è necessario adattarsi.
    L’immobilità, la prosecuzione di formule, ancorchè vincenti in un contesto ma con gli anni superate, porta al congelamento.
    E’, naturalmente , un’opinione personale. Ma niente resta immutato, neanche la formula dei serial, se è per questo. Di certo ogni cambiamento raccoglie consensi e crea delusioni.
    Mi sembra però che la varietà e il contenuto medio dei romanzi proposti(il testo che sta dentro il formato, quale che sia)siano rimasti buoni. Anche io compro e leggo le collane da moltissimi anni. Ho visto cose buone e meno buone, periodi di magra e periodi straordinari. Alcune riviste americane da cui venivano presi i racconti…non esistono più.
    Quelli italiani recentemente reintrodotti sono a volte buoni, altre meno. Proprio come succedeva una volta.
    E il gradimento del singolo titolo dipende molto dal gusto del lettore.

  139. Dario Geraci

    Personalmente, l’unica pecca che addebito all’odierno Giallo Mondadori, è l’aver abbandonato la sua appendice. Tra racconti, saggi, recensioni e quant’altro dava quel “quid” in più che rendeva l’insieme irresistibile.
    E poi, si…le copertine gialle con il cerchio rosso e i disegni di Carlo Jacono. Notevolmente più belle delle odierne.

  140. Quiller

    Riguardo al discorso “vecchi GM vs. attuali” mi piacerebbe che si facesse chiarezza su un aspetto che secondo me è fondamntale, ma sul quale non ho prove certe. E’ vero che, diciamo fino agli anni ’80, i testi venivano oltre che tradotti, anche ridotti? (anche in Urania e Segretissimo)?
    Chi sa, parli! :-)

  141. Luca Conti

    Rimpiangere la doppia colonna, i disegnini che separavano i paragrafi. il “piacevole contrasto fra giallo e azzurro in copertina” eccetera, significa strapparsi ancora i capelli su un’impostazione editoriale di cinquanta anni fa.

    Ma il nostro amico guarda ancora la Tv su un apparecchio a valvole del 1958? Guida ancora una Fiat 1400? La sua idea dell’ “hard” è ancora quella della legge Merlin, guarda caso approvata proprio nel 1958?

    Insomma, sono passati cinquant’anni. Il mondo è leggermente cambiato. Solo il Giallo Mondadori dovrebbe restare quello di allora?

  142. P.De Palma

    Se è vero che come dice Luca Conti la storicizzazione dei Classici ha inevitabilmente premiato “i migliori” e decretato la fine di tante “schifezze”, qualcuno mi dovrebbe spiegare chi conosceva Anthony Abbot fino a qualche anno fa. Anche lui era uno sconosciuto da noi in Italia, ma dalle traduzioni di Igor Longo mi sembra di poter dire che certi critici americani che hanno santificato Abbot già molto tempo fa non avevano torto.
    Il discorso secondo me da cui non si può prescindere è che la messe degli autori geniali non NECESSARIAMENTE è quella conosciuta in Italia, innanzitutto della grande triade Christie-Carr-Van Dine (QUEEN, Daly King, Stout, Rufus King, Stuart Palmer, Craig Rice, Abbot, + gli sconosciuti in Italia Clason, Tillett, Dean); ci sono molti altri autori COMPLETAMENTE SCONOSCIUTI ma che non si può proprio dire che siano delle schifezze.
    Parlavamo di Derek Smith su altro spazio di questo Blog (“Whistle Up the Devil!” e altro titolo pubblicato anni fa in Giappone “Come to Paddington Fair”), ma anche di Gladys Mitchell, del fatto che romanzi ponderosi (Fabio li chiamerebbe “mallopponi”) di autori sacrali non siano stati mai tradotti in Italia (“Gaudy Night” della Sayers) oppure lo siano stati ma in tempi lontani e non lo siano più (“L’Abbonato della Linea U” di Claude Aveline per esempio, grande giallista dimenticato : La doppia morte dell’Ispettore Belot o Occhio di Gatto).
    E poi a questo discorso non si sottraggono proprio, semmai lo rinfocolano tutti i grandi esempi di CAMERE CHIUSE non pubblicate in Italia.
    Giacchè si è fatto vivo l’Ermete Trismegisto del Giallo Italiano, da me invocato in questo spazio qualche giorno fa, quello cui si deve la grande infornata dei Carr e dei Carter Dickson della metà degli anni ’80, vorrei chiedere a LUI (il Prof. BONCOMPAGNI, che è ancora una leggenda per noi poveri mortali amanti del Giallo Classico) o a IGOR LONGO che non si è ancora affacciato in questo spazio, e che è attualmente uno dei maggiori esperti europei di Camere Chiuse (si possono leggere per es. in rete molti commenti che lo riguardano), senza scomodare BOCA, VINDRY, STEEMAN, BOILEAU, LANTEAUME, VERY, A.GENSOUL & C. GRENIERS, M. HERBERT & E. WYL (che non solo alla Sig.ra La Ciura, ma anche al sottoscritto piacerebbero da leggere, essendo molto rari I PAGOTTO degli anni’ 50 e non più pubblicati i vecchissimi Boca e Vindry della Mondadori), se esempi come Policeman’s Evidence di RUPERT PENNY, Darkness at Pemberley di T. H. WHITE, Withered Murder di A.& P. SHAFFER, The Shade of Time di DAVID DUNCAN, The Woman in the Wardrobe di PETER ANTHONY, Into thin Air di H.WINSLOW & L.QUIRK, They Can’t Hang Me ! di JAMES RONALD, What a Body! di Alan Green, , The Poison Oracle di PETER DICKINSON, A Child’s Garden of Death di R.FORREST, The Malinsay Massacre di D. WHEATLEY, The Rynox Murder Mystery o The Polferry Riddle Mystery di Philip MACDONALD, The Devil Drives di V.MARKHAM, o i romanzi contemporanei di PAUL HALTER (Aridatecelo!!!) o Jean ALESSANDRINI o Pierre SINIAC, o le Camere di ORR o PRONZINI o quelle dei giapponesi SHIMADA e TAKAGI, siano per il fatto di non essere per la massima parte stati pubblicati in Italia, destinati a finire nel dimenticatoio. Oppure se sia possibile che alcuni di questi possano essere riabilitati. Boncompagni si esprima.
    Se è vero quanto dice Luca Conti sulla grande disponibilità di titoli e sul fatto che solo una minoranza seppur cospicua sia destinata ad esser fruita, sia per il passato che per il presente, dovremmo poter leggere tante cose ancora (magari parecchie di quelle che ho citato). E le promesse fatte dal Professore sulle “bellezze” che ci aspettano nei mesi prossimi, la Marsh soprattutto, ma anche HALTER ( EVVIVA! Tanto tuonò che piovve : pubblicate Barberousse forse?), mi/ci ridanno ossigeno.
    Il fatto è però, come altri interventi sottolineano, e come anch’io ho sottolineato da due settimane, che AL MOMENTO, se è vero che il Giallo Mondadori dovrebbe pubblicare inediti recenti (son d’accordo con Luca, anche perché in passato così era) e i Classici dovrebbero pubblicare “Inediti” storici o ristampe di particolare valore (Mildred Davis, Joanna Cannan, ma non sarebbe male neppure Tucker Coe!), attualmente vengono pubblicati i Gialli Classici inediti “col lumicino”, e di bello ci sono soltanto le ristampe, mentre inediti di altro genere se ne trovano a bizzeffe.
    E’ questo il punto, che è la fonte della diatriba. Se la riduzione da 6 a 4 e la proposizione di generi estremi (come dice Boncompagni) al posto di quelli su cui si è poggiata per un secolo quasi la collana, non ci fosse stata o una tale rivoluzione ci fosse stata ma più soft, come lo fu ai tempi di Dazieri, noi non staremmo qui a discutere, se sia meglio il Giallo o il Noir . Perché saremmo stati appagati da quello che invece ci è stato tolto.
    Tutto qui.

  143. P.De Palma

    E poi, scusate, ma che c’entra questa contrapposizione dei migliori nel campo Mystery o Noir ?
    Ogni classificazione è del tutto relativa e soggettiva : voi dite che i migliori son stati Doyle, Carr, Christie, Queen, Van Dine, Chesterton ? OK, son d’accordo, ma in parte.
    E perchè non mettervi accanto Leroux ? E’ un caposaldo (senza di lui i poliziotti sarebbero ancora non sospettabili!). E ditemi, Rawson lo buttiamo via ? E così anche Palmer, Blake, Sayers, Freeman ? Senza Freeman per es. non ci sarebbe stato il Thriller alla Cornwell.
    Patrick Quentin lo defenestriamo ? e prima di tutti..POE, che fine ha fatto ? Dupin, come Lecocq, come Lupin non sono forse illuminanti esempi di prodromi del poliziesco?
    La verità è secondo me che si tende a voler fare la storia, coi numeri 1 (con quelli che son tali in Italia !!!!) dimenticandosi che la storia non è univoca. Anche i piccoli fatti, o meglio i fatti non conosciuti o conosciuti poco hanno la loro brava importanza, perchè molto spesso senza di loro non si spiegherebbero quelli più noti.
    Così nel nostro caso gli scrittori di Gialli.
    Ci sono di serie A, di serie B, e di serie C, ma non è detto che anche quelli di serie B o serie C non abbiano espresso magari una volta o poche volte nella vita dei vertici, e che essi non siano serviti per Capolavori di altri, per es. “L’Ospite Invisibile” di Bristow & Manning che è contrapposto a “10 piccoli indiani” della Christie, perchè il soggetto è lo stesso (c’è chi dice che la Christie avesse copiato no, pardon, avesse preso esempio da “The Invisible Host”) o l’Assassino abita al n°21 di Steeman che è alla base di Assasinio nell’Orient Express della Christie !
    Fare una classificazione così stringata non è forse dire che non serve pubblicare romanzi per es. di Rupert Penny ? E che in sostanza, ciò che si pubblica (si è pubblicato) è il meglio ?
    Forse sono sospettoso.
    O forse non lo sono.
    Chissà…

  144. Il professionista

    rispondo a Quiller.
    Sì confermo che alcuni testi venivano ridotti per ragioni di spazio e non solo. Questo è un argomento che riguarda Segretissimo.De Villires cominciò a inserire massicce sequenze hard negli anni 80 con il boom del cinema X in Francia. Fino agli anni 90 molte di queste scene venivano purgate. Nella riedizione vennero poi reinserite. Ma mi risulta che, per altri motivi, si tagliasse parecchio anche in Urania e nel Giallo. Questorispondeva ,come tutte le collane economiche, sempre a criteri di economicità . Ricordo una collega e amica ,caporedattrice al Giallo,che riprese le traduzioni di alcuni classici anni dopo per un’Omnibus . Mi fece notare che c’erano diversi pezzi tagliati.
    Sul varietà sono d’accordo; per il GM quanto per tutte le altre testate. Mi sembra che racconti e articoli anche se non in maniera così massiccia siano tornati.

  145. Quiller

    Beh, ma allora, se i testi venivano sforbiciati, come si fa a rimpiangere il tempo andato? Che senso ha discutere dei disegnini tra i paragrafi, quando i testi non erano integrali? Secondo me pubblicare testi incompleti senza avvertire il lettore è gravissimo (parlo ovviamente con la sensibilità di oggi) e mi fa preferire 1000 volte le attuali edizioni.
    Fra l’altro, quanto detto sopra rende molti testi del passato tecnicamente degli “inediti” (in versione integrale).

  146. Il professionista

    Concordo. Guardiamo avanti.
    Questo non esclude il piacere di avere una bella collezione di edizioni datate.

  147. Luca Conti

    Quiller, per citarne solo una, la traduzione italiana della “Lega degli uomini spaventati” di Rex Stout, che non è quel che si dice un romanzo minore o sconosciuto, risale al 1937 ed è gravemente tagliata. E in 71 anni il libro è stato ristampato una valanga di volte, l’ultima negli Oscar nel 2004. Forse, dopo 71 anni, sarebbe anche l’ora di rimetterci le mani.

  148. Quiller

    …come dire che Nero Wolfe in Italia è un colosso coi piedi d’argilla…incredibile!

  149. Dario Geraci

    Signor De Palma, la discussione non serve a contrapporre due schieramenti. La necessità di una riflessione sui “gusti” delle due maggiori correnti letterarie stampate dal Giallo Mondadori è scaturita proprio dai lettori all’interno della discussione sul romanzo di Abbot. Non mi pare ci sia nulla di scandaloso in tutto ciò. Non si arrovelli a cercare intrighi o cospirazioni che non esistono.

  150. Il professionista

    Concordo e lo dice un fanatico delle cospirazioni!

  151. Giovanni Zucca

    Buongiorno a tutti,
    è l’ora di pranzo e intanto che siete lontani dalle tastiere, inserisco il mio granello di riflessioni su un tema che questo blog ha avuto il merito di riaprire, ma che non è certo nuovo – ricordo discussioni tanto piacevoli quanto accanite con soci del “vecchio” Club del giallo, se era meglio il paradigma “camera chiusa” o quello “pupe e pistole”, in cui alla fine ognuno rimaneva del proprio parere; col (poco) senno di poi, credo non avessero nessun senso nella misura in cui la domanda fondamentale non é : è classico o noir/thriller/moderno (tra 80 anni chi sarà un classico? Connelly? Lehane ? Fred Vargas? Ellroy?…) ma: È bello o brutto? avvincente o noioso ? e subito ci si rende contro che entriamo nel dominio della soggettività assoluta, in cui gusti e predilezioni dell’editor (che non vive in una campana di vetro), tendenze non solo letterarie ma di costume (l’abusato serial killer è un’icona, non solo in senso letterario, di oggi; il detective con la lente è un’icona di ieri – o si è trasferito nei panni del Gil Grissom di CSI) esigenze di mercato (se il libro non lo vendi chiudi bottega, “è il mercato, bellezza”) creano un mix di scelte che non potrà MAI accontentare tutti – il sottoscritto, cresciuto a Spillane, SAS, Fleming, spie, detective, killer,ecc ha per anni spregiato (tutti abbiamo il diritto a essere stupidi, specie da giovani) le camere chiuse i para-Poirot e compagnia bella, il mio GM ideale sarebbero stati 52 Richard Stark all’anno (esagero…), o 52 Thompson, o 52 Manchette, o Wainwright, con spruzzate di Stanley Ellin e Adam Diment… oggi so bene che era un atteggiamento puerilmente fanatico (pur amando ancora con ardore i nomi citati, e ovviamente tanti altri) e sono convinto che una collana storica come il GM debba dare spazio nel limite del possibile a tutti i filoni di un genere, o meglio di un “supergenere” che è ormai esploso, dilagando e ampliandosi fino a inondare terreni adiacenti (e portandosi dietro tanti detriti, vecchi e nuovi…). Al tempo stesso, inutile pretendere che nel GM ci stia dentro “tutto”, anche perché l’offerta si è moltiplicata, il che è un bene (ho cominciato a leggere gialli e c. nel 70/71, e ricordo cosa si trovava – anzi NON si trovava – in libreria) ma talora a detrimento di un’edicola i cui prezzi di vendita (bravi Luca, Stefano e c. ad averlo rammentato) sono ultrapopolari, ma proprio per questo non consentono di pubblicare molti autori i cui agenti si sono fatti esosi (e buon per gli autori, o gli eredi, che incassano, ci mancherebbe)…
    dopodichè, il mio pallino già da qualche anno è la Francia, che non è solo Halter (con tutto il rispetto, rifare oggi Dickson Carr mi pare a dir poco anacronistico, ma de gustibus…) ma, cito a spanne, Pouy, Villard, Demure, Fradier, Conil, Topin, Bastid, Gagnol, Garnier, Le Corre, Oppel… e tanti altri medi, bravi e bravissimi autori di noir, di polizieschi ecc. degli ultimi 30/40 anni che qui sono stati ignorati, o non piacciono o “sono troppo francesi” e varie altre ragioni editoriali, più o meno fondate… Di questo a me dispiace molto, ma non ho certo le forze per capovolgere una tendenza, e spero prima o poi di assistere a un cambiamento, una rinascita di interesse per un filone così ricco (a mio avviso, s’intende) e così trascurato… quanto alla questione “due colonne”, “disegnini” , “copertine azzurre” ecc,, sentimentalmente la capisco, ma mi pare che bisognerebbe sapere scindere la (più che legittima) visione del collezionista da quella del lettore del XXI secolo, che non può e non deve sputare sul passato (guai!) ma neppure guidare (una Fiat 1400?:-)) guardando sempre e solo indietro…
    Buona domenica.

  152. P.De Palma

    Aggiungo all’ultima mia di stanotte, una postilla, che è un appunto al discorso calmierante di Boncompagni : invocare la sua presenza era una provocazione, l’ennesima che ho voluto rivolgere, perché si può capire benissimo che uno che lavora in Mondadori non può sputare nel piatto in cui mangia; speravo solo che lui dicesse qualcosa che non fosse rigidamente politico. Invece, politico è stato il discorso e buonista : anche voi che avete fatto i cattivelli, avrete anche voi il contentino, solo che dovete aspettare.
    Aspettare oramai è diventata oramai la nostra parola d’ordine : bisogna aspettare, anche perché non è che “ce ne siano poi tanti di buoni classici”..
    Vabbè, Professore, vuoi dirla così ? Allora diciamo anche che, mercè un vostro disinteresse (escluso Berkeley, Heyer e Abbot) , parecchi editori (uno in particolare) operante nelle librerie si è appropriato di uno spazio che era il vostro, e ha pubblicato una messe di titoli di grande levatura, che Voi ora non potete più pubblicare: Knox, Rogers Joel Townsley,Cyril Hare, Porlock (Philip MacDonald), Gillmore (l’unico buono dei suoi), ora Innes, Walling R.A.J.,Kendrick Baynard, Bardin, etc.. E’ ovvio che i libri si son ridotti! Ma se aspettate ancora, e continuate a pubblicare solo altre cose, non vi rimarrà più nulla !
    Guardi, mi aspetto prima o poi che una cosa che Lei avrebbe potuto benissimo tradurre (perché se esiste in qualche collezione privata come dice Conti, io posso immaginare che Lei debba per forza averla) cioè INTO THIN AIR, venga prima o poi pubblicata da altri..
    Spero di no! Almeno quella fatemela acquistare a 3.90 euro..

  153. marpioncino

    Ho continuato a leggere questa discussione con estremo interesse questa discussione ed avrei un mia domanda personale (che forse centra solo in parte con la discussione e se così dovesse essere me ne scuso), ma perchè non pubblicare in Italia finalmente qualche opera del giapponese Edogawa Rampo, autore che al suo interno coniuga magistralmente giallo classico, noir?
    Tornando in argomento, credo che GM debba accontentare il più vasto gruppo di lettori possibile (cosa non facile), ma credo che gli sforzi ni questo senso siano più che evidenti…
    Il marp

  154. Luca Conti

    De Palma, guarda che Innes – per citarne solo uno – ha scritto 45 romanzi, e in Italia ne sono usciti soltanto quattro (cinque con quello di Polillo). Non ti sembra che scrivere “non vi rimarrà più nulla” sia leggermente esagerato?

    E poi, scusa. è mai possibile che chiunque non ti dica le cose che vuoi sentirti dire tu faccia automaticamente un discorso “politico e buonista”?

    Mauro Boncompagni ha spiegato con estrema chiarezza come stanno le cose e ciò che i lettori possono aspettarsi. Non mi è parso affatto un discorso politico o buonista. Il problema è che per accontentarti ci vorrebbe una collana dedicata esclusivamente alle camere chiuse e ai delitti impossibili…

    Ah, a proposito, ti segnalo che due dei romanzi di cui tu invochi la pubblicazione sono già usciti a suo tempo nel Giallo: “A Child’s Garden of Death” di Richard Forrest (Identikit per un delitto antico) e “The Rynox Murder” di Philip MacDonald (L’ombra dell’omicida, ristampato da Polillo come La strana fine di Mr Benedik).

  155. P.De Palma

    Realizzare due schieramenti contrapposti non è il mio fine, dottor Geraci.
    Ma va da sè, se ha seguito tutto l’andamento del dibattitto scaturito dalla lettera della Sig.ra La Ciura, seguito da Marco Piva e poi dal sottoscritto, che ad un certo punto, dopo la mia entrata in campo, sono apparsi anche altri lettori che volevano dire la loro, diversa dalla nostra, e volente o nolente, 2 schieramenti si sono contrapposti : il NOIR e il GIALLO.
    In altre parole, perchè quelli lì sì e noi no ?
    Perchè signor ZUCCA, che dice cose sensate, anche se di idea opposta alla mia, io che amo il Giallo Classico sono identificato come collezionista mentre chi legge cose scritte ora o 30/40 anni fa, come dice lei, è uno scrittore del 21^ secolo?
    Non ci siamo.
    DE GUSTIBUS..certo è così. Io non mi permetto di dire che Stefano Di Marino non vale e che invece è molto meglio Rupert Penny, primo perchè ho letto il primo Montecristo e non è affatto male; e poi perchè lo rispetto anche e solo in quanto scrittore, perchè scrivere, imbastire una storia, informarsi, etc.. non è cosa da poco!
    E’ un discorso di GUSTI.
    Le faccio un esempio personale.
    Io abito a Bari : mi vuol dire per quale motivo, uno che vive in una città dove si spara per strada e si ammazza (sangue vero non di carta!) tra la gente comune, dovrebbe leggere un libro che parla delle stesse cose ? Di violenza metropolitana ?
    Io preferisco, allontananrmi il più possibile dalla realtà e per un momento pensare ad altro, godermi un bel CANNAN (bellissimo, lo sto leggendo!).
    Poi uno può leggere anche altro, intendiamoci…
    Potessi leggere in Italia qualcosa di Jean Alessandrini !
    Invece mi accontento (alla grande!) di Halter. A me piace, ad altri piace, presso le librerie specializzate in usato è ricercatissimo. Poi posso anche ammettere che a lei ed ad altri non piaccia.
    Ma non dico mica, come hanno fatto alcuni in questo spazio, giacchè vi piacciono questi autori “da nicchia” andateveli a leggere in libreria!
    Noi potremmo dire la stessa cosa. Non Le pare, signor ZUCCA ?

  156. Pietro De Palma

    Caro Conti, ti ringrazio della segnalazione.
    Ti posso assicurare che il MacDonald che citi ce l’ho (è scappato! Tra tanti qualcuno può anche scappare..). Il FORREST mi era sfuggito. Cercherò di procurarmelo.
    Luca ti farò una statua ! Grazie della precisazione, non me la prendo affatto. Ti ringrazio di cuore!
    Son d’accordo con te quando dici che Innes ha scritto 45 titoli e che pochissimi son stati tradotti (ne abbiamo parlato altrove); e questo non ti sembra uno scandalo ?
    No per accontentare me non ci vorrebbe una collana dedicata a Delitti impossibili e Camere Chiuse. Ci vorrebbe una collana che usasse lo stesso metro nei confronti dei Gialli e dei Noirs. Ciò che invece non ha fatto negli ultimi tempi.
    E non lo dico io.
    Lo ha detto GERACI, il 2 settembre scorso, nello spazio destinato a “POIROT E LA SALMA” :”Gentili lettori,
    innanzitutto Vi ringrazio per aver voluto contribuire con le Vostre critiche costruttive, allo spazio dedicato al dibattito di questo nostro sito.
    Il Giallo Mondadori, sta “coraggiosamente” tentando “anche” e sottolineo “anche” altre strade, in passato poco battute. Quindi, non posso che confermare la Vostra sensazione che vede dare maggior risalto al noir e all’hard-boiled rispetto al giallo di stampo classico”. Poi Geraci ha aggiunto che in futuro vi saranno anche dei titoli per noi.
    Ma quello che ha detto è chiaro.

  157. P.De Palma

    Per maggior rispetto di quanto detto da GERACI, che ho scoperto solo avantieri (scusate, ma uno che POIROT E LA SALMA ce l’ha nell’edizione OSCAR del Giallo degli anni ’80, inizialmente può esser anche tentato di non andar a leggere la presentazione) nello spazio dedicato tempo fa al Giallo della Christie, dico che HO APPREZZATO MOLTISSIMO QUANTO DISSE. PERCHE’ FU ESTREMAMENTE CHIARO. Eccolo tutto quanto :

    Dario Geraci

    Settembre 2nd, 2008 at 21:17

    Gentili lettori,
    innanzitutto Vi ringrazio per aver voluto contribuire con le Vostre critiche costruttive, allo spazio dedicato al dibattito di questo nostro sito.
    Il Giallo Mondadori, sta “coraggiosamente” tentando “anche” e sottolineo “anche” altre strade, in passato poco battute. Quindi, non posso che confermare la Vostra sensazione che vede dare maggior risalto al noir e all’hard-boiled rispetto al giallo di stampo classico. Tuttavia, all’interno de “I classici del Giallo” autori come Hadley Chase, Ellery Queen e in un futuro prossimo altri da Voi citati trovano e troveranno spazio, in modo da poter accontentare tutti i palati ed andare incontro a diversi “tipi” di pubblico. Sono certo che il Giallo saprà continuare ad emozionarVi come ha sempre fatto.
    Grazie”.
    Il tale commento fu postato come risposta a quelli di Marco Piva e Davide Fiorello.

    Siccome Geraci non è Conti “The Last of Independents”, ma è responsabile del Blog, quello che dice lui ha un valore ben definito. E sgombra il campo da qualsiasi interpretazione.
    GERACI ci ha dato ragione. Ha detto che quello che noi lamentavamo, cioè una riduzione dei Gialli Classici a fronte invece di una NON riduzione del resto, era PURA VERITA’.
    FINE DEL DISCORSO.
    Boncompagni ? Luca, non l’ho attaccato affatto. E come potrei ? Io mi sono formato nell’alveo dei libri di Boncompagni e poi di Longo.
    Ho solo detto che ha fatto un discorso buonista e politico, nel senso che ha voluto scendere in campo, definire come stanno le cose, e calmierare gli animi.
    Perchè sa benissimo che se si perdono i lettori tradizionali, quelli che per tanti hanno hanno retto la testata, e che ora non perdono occasione per dimostrare il proprio scontento (non sono solo io, ma tanti), le cose prenderanno pieghe impreviste.
    Speriamo di no.
    E che il buon senso prevalga.
    Ma non aspettando sempre e per forza il futuro.

  158. Pietro De Palma

    E se vi sembro troppo “arrabbiato (spero non come Hébert : alla mia testa ci tengo!)”, vi spiego una volta per tutte il mio punto di vista.
    Io amo il Giallo. Ne ho circa 2000 a casa. Mi sono sempre incavolato nei riguardi di quelli che dicono che è un sotto-genere.
    Non ce l’ho con quelli che leggono Noirs o li fanno.
    Ce l’ho con chi mi ha tolto dal giardino del Giallo i fiori che a me piacevano tanto.
    E che mi consentivano con la modica spesa di un pacchetto di sigarette (non fumo ma qualcuno lo ha detto) di svagarmi.
    Ho una famiglia. Ho una moglie e un bambino di 6 anni. Non ho svaghi di sorta. Una volta facevo il giornalista di musica classica. Ho solo due passioni : il Giallo e la Musica Classica. E vi ho speso tanti soldini negli anni.
    Quando ho avuto il ruolo, uno stipendio mensile di Docente aveva il suo peso; ora il mio stipendio è di 1376 euro.
    Per me spendere 14 euro per un Polillo, significa rinunciare a qualcosa. Con la stessa cifra compro quasi 4 Gialli Mondadori.
    E mi diverto. E spengo la luce per un attimo sulla mia realtà, immergendomi in un mondo di fantasia. Chiedo molto ?

  159. Mauro Boncompagni

    Caro De Palma, mi pare di doverti una risposta e lo faccio volentieri. Grazie delle buone parole che hai usato nei miei confronti e grazie anche delle critiche, se possono servire a una proposta costruttiva e non ai soliti cahiers des doléances, sebbene li capisca benissimo. La tua preoccupazione che nel giallo non si perdano i “classici”, inediti e no, vecchi e nuovi, è anche la mia, come mi pare di aver dimostrato in tutti questi anni. E ti ripeto: alcuni degli autori (se non dei titoli) che hai citato sono già stati proposti da me all’approvazione dell’editor (che c’è stata) e adesso sono in attesa di completare la trafila all’ufficio contratti, che spesso non è breve. Consentimi un minimo di riservatezza editoriale, perché esiste ancora qualcosa come la concorrenza e certe notizie si possono dare solo quando la stalla è perfettamente chiusa. Su Halter, comunque, hai azzeccato il titolo (e non aggiungo altro). Di Tucker Coe è prevista la ristampa di un titolo nei primi mesi del prossimo anno (sì, è quello con la camera chiusa), ma spero che tu abbia apprezzato anche la riproposta del “Signor Omicidi”, uno dei gialli più accattivanti di Westlake, secondo me (e sì, anche lì c’era la camera chiusa). Scordati invece Peter Antony/A. & P. Shaffer (sono la stessa persona, cioè i gemelli Shaffer). Lo so perché proposi la cosa già quindici anni fa a Orsi e uno dei gemelli, Peter (quello più famoso), rifiutò la ripubblicazione dei suoi gialli in qualsiasi lingua e paese. Ci ha provato un anno fa Marco Polillo, sempre con lo stesso risultato. Anche a me piacerebbe fare un Pierre Very, ma quando tentammo di proporlo ai tempi di Stefano Magagnoli e la traduzione di “L’assassinat du Père Noel” era già pronta, arrivò una folle richiesta di diritti da parte dell’agente, che evidentemente pensava che Very potesse aspirare in Italia alle tirature di Ken Follett. Ovviamente, tutto bloccato. Potrei andare avanti ancora un po’ su questo tasto, ma mi fermo qui. Spero che tu non legga in queste mie parole un “contentino”, perché la politica di tenere vivo il giallo classico (senza mai dimenticarsi delle sue incarnazioni e delle sue modificazioni attuali, ripeto) è sempre stata una mia costante preoccupazione nei colloqui con tutti gli editor che si sono avvicendati a dirigere il GM in questi ultimi vent’anni (e forse anche prima; non ho mai conosciuto Alberto Tedeschi, ma a Oreste del Buono qualche buon titolo sono riuscito a suggerirlo). La promessa è che cercheremo di ripescare per i Classici non solo titoli dei mostri sacri (che pure continuano a vendere perché esistono le nuove generazioni), ma anche autori meno noti le cui opere si sono conservate decentemente (sono contento che ti siano piaciute le ristampe della Davis e della Cannan, due autrici sottovalutate ma bravissime, specie l’ultima). Per il resto, caro De Palma, se in Italia ci fossero diecimila acquirenti mensili fissi di uno o due romanzi inediti di camere chiuse o delitti impossibili, ti assicuro che una casa editrice specializzata la fonderei io. Potremmo prendere la Bibba di Bob (Adey) e cominciare in ordine alfabetico…

  160. Il professionista

    Un rapidissimo saluto a Giovanni. Benvenuto nella fossa dei leoni….Ti conosciamo per grandissimo appassionato,professionista del settore, persona sempre educatissima negli interventi.
    un saluto dal Prof!

  161. Pietro De Palma

    Che bello !
    Boncompagni mi ha risposto!
    Adesso salvo la missiva e me l’andrò a rileggere di tanto in tanto.
    Intanto, nel caso che lei professore, la fondasse la Casa Editrice, immagino che il problema sarebbe trovare gli altri 9990 acquirenti, perchè intanto il sottoscritto,la Signora La Ciura, Davide Fiorello, Marco Piva, Fabio Lotti, Marpioncino, io ci metto anche Luca Conti, e altri 3 li troviamo, sarebbero automatici.
    Sa quante belle cose si potrebbero fare? Prima la Bibbia di Adey, poi Roland Lecourbe (un altro grande) : mi viene la pelle d’oca. Altro che i mitici Pagotto !
    E’ una grande emozione averla letta, mi creda.
    Mi avrebbe fatto un enorme piacere continuare a leggere altro scritto da Lei, perchè chi non sa ed è curioso (ed io lo sono) è sempre motivato a sapere di più.
    Grazie a questo sito ho conosciuto quella bella persona che è Luca Conti (ma visitare il suo sito è fondamentale).
    Lei Professore non ha mica un suo blog che si possa visitare ? Un tempo un caro amico che ne sapeva molto più di me e che amava come me i francesi, mi spinse a leggere Halter (non sapevo chi fosse!) e Georges Meirs. E poi mi parlò dei Senecal. Ora sto cercando di procurarmi i 4 migliori Alessandrini in francese, poichè dispero che verranno mai tradotti (anche se immagino che Longo li tradurrebbe molto bene).
    Le dirò una cosa : i libri da lei, da Longo e da A.M.Francavilla (e anche quelli della Bocchino) tradotti, mi hanno spinto anni fa a partecipare al Tedeschi,a 4 Mystfest, e a qualcos’altro. Poi ho scritto un’altra ventina di racconti, che nessuno leggerà mai, forse mio figlio.
    Cosa crede che ci siano a profusione ?
    Proprio quello che ha pensato.
    Quando non ci sarò più, mi piace pensare di poter incontrare non so dove, Rawson o Carr e Beethoven.
    Se vi sarà mai l’occasione, La ringrazierò di persona per l’onore che mi ha fatto, rispondendomi.

  162. Marco Piva

    Torno su queste pagine perchè il dibattito è davvero interessante e molto stimolante.
    In questi giorni vi ho seguito nell’ombra ma vi HO SEMPRE SEGUITO.
    La “richiesta di aiuto” del mitico Pietro non potevano restare inevase :-)
    Inutile ripetermi, condivido il suo discorso e mi associo al suo accorato appello.
    Seguo il Giallo Mondadori da 25 anni buoni e ho investito tanto denaro, tempo e passione in questo grande “amore”.
    E’ giusto che la nostra testata si tenga al passo con i tempi ma allo stesso tempo che non rinneghi le sue vitali radici.
    Le parole del Sig. Boncompagni (davvero belli i suoi interventi)mi hanno comunque rincuorato in tal senso.
    Concordo con lui sui libri di Carlene Thompson; perdere dal catalogo questa scrittrice mi è molto dispiaciuto e spero che un giorno possa ritornare nella collana economica.
    Comunque sia la chicca della pubblicazione futura di Halter non può farmi che felice :-)
    Un saluto a tutti voi
    Forza Pietro :-)

  163. Il professionista

    Io invece mi riallaccio a Luca. hai citato Barbolini con il suo beethoven 27%. Ecco, questa è stata una proposta interessante, intelligente(già conoscevo le qualità di Roberto come autore di letteratura e questo suo divertissment sul Giallo mi ha accompagnato per il mese di agosto durante il quale ho letto anche diversi altri libri TUTTI DIVERSI uno dall’altro) anche se non rientra esattamente nelle mie linee preferite.
    ne consiglio la lettura a tutti.

  164. Giovanni Zucca

    La camera chiusa è un magnifico gioco intellettuale – importante è non restarvi chiusi dentro…

    Collezionista, caro DePalma, non è un’offesa, io ho citato autori – alcuni dei quali molto più recenti dei 30/40 anni che a spanne ho indicato – autori che (almeno in parte) non guardano ‘dentro’ la camera ma ‘fuori’ in quelle mean streets dove purtroppo il sangue non è sulla carta, e se la letteratura (gialla, bianca, nera, a pois) ci aiuta a capire anche solo un po’ di più questa realtà, io personalmente lo considero un pregio, vedi Saviano-Petrella-Carrino (vedi Napoli e poi muori, verrebbe da dire) ma vedi anche l’ultimo GM di Annamaria Fassio – n 2960 – che fonde giallo e trame politico/economiche – non nego a nessuno il diritto di evadere e rifiutare una realtà piena di brutture, da parte mia come semplice lettore e cittadino (nel senso di citoyen) preferisco chi me la ricorda, non chi me la nasconde;
    prendo atto che i romanzi di Halter sono ricercati e costosi, ma questo di per sé non ci dice nulla del loro valore letterario, come non dice nulla del valore letterario di un libro la vendita di un milione di copie – comunque mi auguro sinceramente che le richieste che lei fa di titoli e autori classici possano prima o poi venire esaudite, dato che ho fiducia che chi tiene le redini di quest’area mondadoriana sappia anche ascoltare il brusio che sale da questa blogsuburra;-) – intanto, seguendo l’esempio di Mauro Boncompagni (che non ho mai conosciuto di persona e che saluto con stima, è uno dei pochi che possano incrociare il ferro con il “collega” Luca Conti) anch’io sono alla ricerca di capitali per fondare una casa editrice in cui pubblicare una sorta di Série Noire/Rivage noir/Sanguine/Fleuve noir italiana, anzi italienne :-))))
    saluti

  165. P.De Palma

    Però, se mai le venisse in testa quell’idea, sappia che diecimila copie si potrebbero fare.
    Il discorso sono i capitali.
    Polillo una volta ha detto che visto il successo (e lui parlava di molto più di diecimila copia) dei Bassotti, se l’avesse capito, ci avrebbe pensato prima.
    Chissà Professore, Chissà.
    Io Le auguro di realizzarlo questo sogno. E noi, poveri mortali, potremmo leggere finalmente, in Italiano, “À Travers les murailles”.

  166. P.De Palma

    Un’altra che purtroppo si è perduta è stata la Grimes, di cui in Mondadori sono usciti dei bei romanzi.
    Peccato!

  167. Fabio Lotti

    Intervengo su una frase, o meglio su una parte di frase di Giovanni Zucca, e precisamente “…non nego il diritto di evadere e rifiutare una realtà piena di brutture…” che nel contesto del discorso pare essere attribuita agli amanti del giallo classico, e più specificamente a quelli delle camere chiuse. In realtà, se così fosse (ma forse ho interpretato male il suo pensiero), mi parrebbe una generalizzazione del tutto priva di fondamento. Io sono amante del giallo classico, ivi comprese le camere chiuse (insieme ad altre moltissime cose), eppure non rimango insensibile ai problemi della società. Tra l’altro non vedo l’inevitabile correlazione tra “il diritto di evadere” e il fatto di “rifiutare una realtà piena di brutture”. Si può evadere e nello stesso tempo dare uno sguardo anche al mondo che ci circonda.

  168. Paolo Umbriano

    Che bello tornare a leggere Boncompagni!!!
    Era da tempo (precisamente dall’ottima introduzione di TRE DELITTI PER GIDEON FELL, Speciali del Giallo di Luglio 2007) che non provavo questo piacere.
    E’ grazie a lui che ho iniziato a leggere i Gialli. Non potrò mai dimenticare le sue introduzioni ai “mitici” Omnibus, che, ho letto su questo blog, sono scomparsi per motivi di marketing (!!).
    Grazie per i suoi inteventi e per le buone notizie che mi ha dato.
    Ovviamente anche io preferisco il Giallo Classico, ma comunque un buon romanzo (e qui il genere non è importante, sia Classico, Thriller o Noir) è sempre un piacere per il lettore, specialmente se lo stimola a ragionare.
    Si può ragionare sulla realtà o “giocare” con una camera chiusa, l’importante è leggere dei buoni libri.
    Prometto sicuramente di far parte dei diecimila, se, un giorno, Boncompagni fonderà la Sua casa editrice… E mi impegno a comprare mensilmente due romanzi (il problema sarà poi avere il tempo di leggerli).
    Poi qui sento citare Longo, A.M. Francavilla e mi sembra di parlare con dei vecchi amici, che non ho mai conosciuto (come Boncompagni), ma che mi hanno insegnato e mi continuano a insegnare la storia del Giallo Classico.
    Grazie e complimenti alla Mondadori e a Dario Geraci per il blog.

  169. P.De Palma

    Caro Marco,
    mi fa piacere che anche tu ti sia fatto sentire.
    Direi che sono più disteso, dopo la seconda uscita di Boncompagni, molto molto amabile.
    Per le assicurazioni che mi ha dato, devo dire che ci aspettano 4-5 cose molto buone: l’Halter è addirittura una delle sue cose più belle in assoluto! E quando uscirà Tucker Coe prendilo (io ce l’ho già!) perchè è notevole. Questo è un autore di cui dirà molto bene il Professionista, perchè non è proprio tradizionale. Io sospetto che usciranno delle altre cosette.
    A proposito, se c’è Mauro si faccia sentire, è possibile che con una rinfrescata alla traduzione, ci sia la possibilità che vengano ripubblicati i Vindry e i Boc(c)a? E lo Steeman della fine degli anni ’30 ?

  170. Luca Conti

    Pietro, guarda che “Tucker Coe” è uno dei tanti pseudonimi di Donald Westlake. Non dirmi che non lo sapevi.

    Per quanto riguarda Vindry, “À Travers les murailles” è stato ristampato in Francia pochi mesi fa in una delle tante antologie di camera chiusa di Lacourbe. Se proprio muori dalla voglia, potresti intanto provare a leggertelo in originale. Mica è così difficile…

  171. Mauro Boncompagni

    Caro Giovanni, contraccambio volentieri i saluti e aspetto con trepidazione l’uscita del Mesplède versione italiana che hai curato con Luca Conti (per chi non lo sapesse, è un monumentale “Dizionario delle letterature poliziesche” che sarà IL LIBRO di consultazione per eccellenza sul genere giallo e che dovrebbe uscire entro poche settimane per Mondadori).
    Caro De Palma e tutti gli altri, non prendetemi troppo sul serio riguardo al progetto editoriale sulle camere chiuse. Certo, sarebbe bello farlo, ma restiamo con i piedi per terra. Quello che mi sento di promettere a tutti gli amanti del Giallo classico (e quindi anche a me stesso) è che nella linea editoriale ci sarà sempre posto per riscoperte di vecchi autori o di titoli che si sono ben conservati. Aspettiamo fiduciosi. Ah, dimenticavo, caro De Palma, il secondo eccellente titolo di Bardin, “The Last of Philip Banter”, è già stato tradotto e uscirà nei prossimi mesi. E’ un bel recupero di un eccellente autore che ormai potremmo considerare classico, no? Mi associo alla segnalazione di Luca e invito te e tutti gli altri appassionati a procurarvi l’eccellente antologia curata l’anno scorso da Roland Lacourbe, “Mystères à Huis Clos”. A parte due eccellenti romanzi di Vindry e Lanteaume inediti in Italia, c’è anche il testo francese di un classico tanto grande quanto misconosciuto: “The Death of Laurence Vining” di Alan Thomas (1929). E, in appendice, una preziosissima “bibliothèque idéale des amateurs de chambres closes et de crimes impossibles”.

  172. Stefano Pigozzi

    Un saluto a tutti – entrando nel dojo, m’inchino subito in direzione del master DG e poi verso il grande SDM che scorgo impegnato sul tatami-
    Aderente al titolo “ Giallo classico vs Noir”, sento di dover sostenere saldamente una “parte”: il noir/hardboiled.
    Assoluto e doveroso rispetto per la schiera di amanti del delitto in una “camera chiusa”, desidero comunque gettare sul tavolo una riflessione/provocazione.
    Parlando di “narrativa”, ritengo che abbia discendenze più radicate, forse anche più nobili, il genere che si definisce noir/hardboiled rispetto al mistery inteso come indagine speculativa ( alla Ellery Queen, per dire).
    Un solo nome: Hemingway. Avete presente “Avere non avere”? Non ci troviamo di fronte ad un magnifico noir ”letterario”? Ed “I sicari”?
    Ed ancora; nessuno ha citato il grandissimo Simenon, più umano che speculativo in Maigret e comunque autore di veri, certificati noirs. Inoltre ho recentemente letto che Ellroy rischia di essere considerato non solo un grande scrittore noir (a mio avviso tra i più grandi), ma tra i più importanti “scrittori americani contemporanei”.
    In altre parole, credo sia più facile far risalire il noir, anche nella sua declinazione hardboiled, ad una matrice “letteraria”.
    Ed il motivo non è difficile da scorgere: sezionare il cuore di un personaggio, le sue paure, i suoi tarli è certamente più agevole in contesto noir piuttosto che nella soluzione di un intricato rebus intellettuale.
    Ficcarci dentro la pelle di un personaggio è esattamente quello che vogliamo, consapevoli o no, quando leggiamo.
    Forse più coinvolgente della sfida: chi è stato ad avvelenarlo? Come diavolo ha fatto?
    Ma affrontiamo il discorso fodamentale delle linee editoriali: affermare che il noir sia in linea con un vasto ed affamato pubblico può essere verificato con una semplice domanda: l’ultimo film- l’ultimo bel film- su un delitto in “camera chiusa” o comunque un “mistery” all’inglese, a quando risale?
    Ed invece film noirs? Ce ne sono in circolazione? Direi assolutamente di si ed anche di buona qualità. ( “ Non è un paese per vecchi” è, oppure no, dannatamente noir?)
    Così, la scommessa di GM d’irrobustire la presenza di noir ha tutte le premesse per essere vincente.
    Credo inutile ribadire si tratta di un opinione certamente influenzata dal gusto individuale ma poiché ho letto “focosi” interventi, assolutamente competenti ed intelligenti, con un orientamento differente… ecco, mi sono detto “di la tua… mica ti taglieranno le gomme dell’auto, no?”
    Rimane stabilito una cosa: siete tutti formidabili nella vostra focosa passione per quelle preziose “pagine” stampate.
    Un saluto cordiale a tutti.
    Stefano Pigozzi.

  173. carlo

    Condivido in pieno la riflessione dell’amico de Palma quando scrive “Io abito a Bari : mi vuol dire per quale motivo, uno che vive in una città dove si spara per strada e si ammazza (sangue vero non di carta!) tra la gente comune, dovrebbe leggere un libro che parla delle stesse cose ? Di violenza metropolitana ?” e chiedo: per quale motivo la collana si chiama “GIALLI Mondadori” e non “NERI Mondadori”? Sarò probabilmente un superato che si rifiuta di leggere Camilleri, che trova di facile effetto e poca sostanza dilungarsi su scene di sesso e violenza, che ha inutilmente cercato di terminare lo speciale Anime Nere; probabilmente sbaglio a rimpiangere i “disegnini” che separavano i paragrafi (ma ho dei dubbi che chi li ha così definiti sappia di cosa parlavo), continuerò a ritenere più caratterizzante e gradevole il vecchio formato, più ricco di contenuti ogni volume e decisamente non paragonabile la vecchia diffusione che era capillare. Per quanto attiene alla produzione cinematografica essa è fortemente legata ai costi di produzione e scene splatter o interminabili e ridicoli inseguimenti in macchina sono di più facile ed economica realizzazione che la riproduzione visiva di un Giallo classico. Oltretutto essi sono di gran lunga più accattivanti per quel pubblico di adolescenti\ragazzi che tanto interessa il mercato così come è ben risaputo da tutti. Certo, e credo non sia contestabile, è che si è in presenza di una netta rarefazione nelle uscite (ci sarà pure un motivo…).

  174. Dario Geraci

    Solo un appunto, non entro nel merito dell’annosa questione, il mio punto di vista è risaputo.
    Lei sostiene che cinematograficamente costi meno un noir di un giallo classico. Ha la benchè minima idea del budget che occorre per “girare” una scena d’azione e di quello che occorre invece per filmare un dialogo o una sequenza d’interni? Dalle sue affermazioni non penso proprio. Ultima cosa poi chiudo. Il Giallo Mondadori accontenta tutti, anzi, se vogliamo essere minuziosi accontenta molto di più gli amanti del cosiddetto classico che non quelli del “nero”, (le uscite di Ottobre ne sono una prova lampante), quindi al bando questi discorsi vittimistici su ipotetici tagli che non Vi sono in effetti mai stati.
    Buon proseguimento.

  175. P.De Palma

    LO dico per te, gentile Umbriano, ma vale per tutti coloro che non lo sappiano e vogliano accrescere i propri orizzonti, molti anni fa, quando ancora c’era il Giallo Mondadori che proponeva oltre al romanzo, i racconti e altro, venne pubblicato sui numeri 1821 e 1822 una serie di articoli specialistici su CARR a firma di BONCOMPAGNI (2 articoli), SONAGLIA,LIPPI (sì il grande Lippi di Urania che è un grande esperto in Gialli, e che una volta firmava le prefazioni).Furono pubblicati 4 articoli illuminanti sulle varie sfaccettature di “CARR : CARR e il Mistero della Camera Chiusa” a firma Boncompagni, idem per “CARR e il Romanzo Storico”, “CARR e il Fantastico” a firma LIPPI, e infine “CARR e il Gotico” a firma SONAGLIA, sul numero 1821 (He Wouldn’t Kill Patience) mentre sul successivo apparve altro ma non articoli, su Carr ( se mi ricordo, una Bibliografia ragionata).

  176. Il professionista

    Rispondo direttamente a Stefano Pigozzi che mi ha avuto dal suo esordio(vincitore del premio Tedeschi!!!!!!) tra i suoi sostenitori. Era una gran bella storia, ottimamente raccontata che sapeva mescolare la cronaca di tutti i giorni con la fiction. E qui sta il vero segreto, perchè scrivere un romanzo è sempre creare un’opera di intrattenimento non realizzare un documentario. E Stefano ha saputo farlo così bene che…diciamolo, mi ha trovato complice nella svolta che hanno avuto le avventure del Professionista. Gangland, che è uscito su Segretissimo, poteva tranquillamente essere un hard boiled. Sulla Mia città. Io vivo a Milano. Anche qui si spara, si uccide ci sono un sacco di brutte cose… le stesse che, descritte in un romanzo americano o francese, piacciono così tanto. Nella strada dietro casa mia è avvenuto di recente un delitto razziale(o perlomeno così l’hanno dipinto i giornali perchè c’è anche quella componente, ma la realtà del quartiere apre ad altre ipotesi) di cui tutti avete letto.
    Massimo rispetto per chi vuol distrarsi con storie che lo portino in un mondo completamente avulso da tali situazioni. Anche a me ogni tanto piace leggere un western o un fantasy…
    Vorrei rispetto anche per chi invece desidera leggere dei romanzi che riportano il delitto dove sta…sulla strada.
    Lo scrittore non è un gangster. Non punta la pistola alla tempia di nessuno per farsi leggere. sa perfettamente che ad alcuni la sua proposta non piacerà. Ma ad altri sì.
    Richiede -come il suo lettore- rispetto per ilsuo lavoro e i suoi spazi.
    Il GM offre grande varietà e si vede. I romanzi in circolazione sono lo specchio dei tempi. Gli autori non sono dei semplici enigmisti;il nero, l’hard boiled è stato storicamente un modo di vivere- perchè no esorcizzare- la realtà ma SEMPRE attraverso l’invenzione la fantasia.Azione, sesso, violenza fanno parte degli elementi con cui si raccontano le storie, non ne sono assolutamente l’unica ragione. Come non ne è l’unica ragione l’inserimento della realtà nella nostraattualità. Per quindici anni ho scritto romanzi avventurosi basati su mie esperienze di viaggio, interessi lontani dall’Italia. Poi ho scoperto che anche sotto casa potevo trovare degli spunti originali. Raccontare il mio tempo nel mio luogo è per me, come immagino anche per Stefano Pigozzi cui auguro tutta la fortuna che merita con la sua prossima uscita, una straordinaria fonte di emozioni e creatività.

    Sorvoliamo per favore le analisi sulle percentuali di vendita, su cosa piace veramente ai lettori, su cosa sia veramente meglio o peggio perchè sono solo opinioni empiriche.

    Senza strumenti molto accurati sono solo parole.

    La mia opinione è quella che ho già ripetuto più volte. Il GM offre una verietà di proposte. Alcune ci possono essere gradite, altre meno. Ci sono lettori più eclettici e altri che amano solo immergersi in un unico mondo.

    Mi sembra sia una manifestazione di civiltà permettere a tutti di trovare nelle collane ciò che cercano.

    Altrimenti ogni discussione è inutile. Ma questo è un disocrso che ho fatto più volte.

  177. AgenteD

    Giallo vs Noir mi sembra una battaglia persa in partenza, proprio perchè sono entrambi, per motivi diversi, ugualmente belli e rispondono, in maniera anch’essa diversa, al proprio, personale, “bisogno” di leggere. Sì, bisogno, piacere, come lo si voglia definire, il discorso è tutto lì. Sto leggendo con vivo piacere, tra l’altro proprio perchè incuriosito da questa discussione (W i Blog!…) l’ultimo Classico “Lettore, in guardia” di Carter Dickson, ma non si può leggere solo per fuggire dalla realtà e un testo che magari parla proprio di sparatorie a Bari può anche servire per uno spunto di riflessione, per cogliere un aspetto della realtà fuori dalla “camera chiusa”, quell’aspetto che solo magari il romanzo, per sua natura,ci può dare. Ma queste riflessioni, forse banali, sono state indubbiamente fatte dalla Mondadori e non a caso il Giallo è per l’appunto giallo, e quindi per sua caratteristica non potrà certo far sbiadire il tipo di poliziesco “classico” mentre Il Giallo Mondadori Presenta è (era?…) nero e in bianco nero. Insomma come già detto sopra la chiave (magari della camerta chiusa…) sta nella parola Equilibrio, che non ci fa disprezzare il Classico ma ci ricorda anche che siamo nel 2008…

  178. Fabio Lotti

    Leggendo per puro godimento intellettuale ma anche per lavoro (non retribuito) di recensore mi trovo sempre più spesso davanti a pubblicazioni, relative soprattutto a thriller e a noir, che sono solo vacue e vuote ripetizioni di cose lette e rilette, trite e ritrite. Libri decenti si contano sulle dita (cose magari dette e ridette lo stesso ma almeno scritte con classe). Gli schemi gira e rigira sono gli stessi ed è difficile inventare qualcosa di nuovo e di originale. Anche dal punto di vista del contenuto, dato che la realtà supera spesso di gran lunga la fantasia in fatto di semplice e pura brutalità umana. Quando poi si vuole parlare di tutto e sentenziare su tutto ecco allora apparire la figura del Tuttologo che parla, appunto, di tutto (psicologia, sociologia, filosofia…) e alla fine grassa se si è capito chi è l’assassino. Non mancano gli ibridi che contaminano il giallo classico con il thriller o il noir (non sono male) e non manca neppure il giallo classico tout court che al momento rimane in secondo piano.
    Voglio dire che, passata un po’ la sbornia attuale ( può essere anche lunga), il thriller (che trova nuova linfa nel contesto storico) e il noir fermeranno il loro ipertrofico gonfiamento, vuoi per assuefazione del lettore (un pò come avviene con la televisione), vuoi perché spremere più di tanto non si può. E allora si avrà un riallineamento dei rispettivi generi (anche se non amo questa parola!) o una ibridazione ancora maggiore.
    Così parlò i’ Lotti.

  179. Il professionista

    Di libri buoni e pessimi e mediocri ogni epoca è sempre stata prodiga. Così anche il cinema e ogni altra forma di espressione. E’ la natura delle cose. Finchè possiamo scegliere c’è speranza.
    Per rispondere ad AgenteD ti assicuro che IGMP E’ e non ERA…leggi bene il post apposito.
    Personalmente credo che l’ibridizzazione dei generi sia inevitabile quanto lo è l’integrazione etnica. Resterà sempre però il “puro e duro” di ciascun filone.
    Finchè almeno la gente continuerà a comprare i libri e a leggere.
    Su questo, in altro contesto, si potrebbe discettare…

  180. Voodoo

    Domanda un po’ fuori tema: “Il nome della rosa” di Eco può essere considerato un giallo classico?

  181. Il professionista

    ti rispondo con piacere, ovviamente a titolo personale di autore e di lettore di gialli. la tua domanda non mi sembra affatto fuori tema.
    Considero Il nome della Rosa un thriller classico.
    I motivi sono due.
    Mi sembra che riprenda in chiave medioevale- e aggiungendovi molto delle conoscenze dell’autore- la formula di Conan Doyle dimostrando quanto possa adattarsi anche a scenari differenti da quelli in cui fu inizialmente concepita.
    La seconda ragione ha trovato in recenti pubblicazioni forza e sostegno. Dal Fratello Cadfael di Ellis Peters al Magister di Gilles Salvini,ai romanzi di Valeria Montaldi, la formula del Mystery inglese classico ha trovato una più che consona dimora nel thriller storico e medioevale. Forse per una questione di atmosfera.
    Eco che è stato grande e attento studioso di narrativa popolare( basti citare il Superuomo di Massa e Apocalittici e integrati)e forse aveva visto questo legame tra il Mystery e il racconto storico prima di altri . Ha saputo scrivere un romanzo che non è solo un rompicapo fine a se stesso ma riesce a fondere una trama gialla indubbiamente ben sorretta da un articolato mistero e buoni personaggi, con le sue conoscenze storiche.
    Un classico?
    Elementare, Adso!

  182. Luca Conti

    Occhio, che il ciclo di fratello Cadfael è iniziato prima della pubblicazione del Nome della Rosa (ed è stato con buona probabilità una delle ispirazioni di Eco). Comunque questo non cambia la giustezza del tuo discorso.

  183. Dario Geraci

    Intanto, per tutti coloro i quali si dichiarano “orfani” dell’approfondimento letterario che una volta trovava posto in appendice al Giallo Mondadori, una domanda: quanti di Voi comprano M-rivista del mistero? Mi sembra raccolga quanto al Suo interno quanto Vi affannate a cercare all’estero..ora forse fallirà a causa delle scarse vendite.Siamo di fronte quindi ad una reale mancanza editoriale o, ad una pigrizia dei lettori poco inclini a spingere il proprio sguardo poco più in là…?

  184. Il professionista

    Sì, Luca hai ragione. In effetti era un’autrice che già Orsi amava moltissimo, poi andò in Longanesi. Il mio era un discorso generale sulla… trasformazione di un genere. Dopotutto gli scenari tardo medioevali evocano atmosfere non dissimili a quelle del mystery inglese.
    Che quel furbacchione di Eco abbia mescolato vari elementi uscendosene con una trovata di grande impatto non mi sorprende. E ci riporta alla famosa ibridizzazione dei generei. Dopotutto il Blade Runner cinematografico(più che il romanzo originale) non è un noir anni 40 portato nella SF?

  185. Paolo Umbriano

    Non vorrei trovarmi in mezzo al “tiro” incrociato tra Conti e De Palma, ma i complimenti a Boncompagni erano per i suoi scritti in generale, compresi gli articoli scritti per il GM (aggiungo a quelli citati da De Palma anche quello sul colonnello March del n. 2175 ottobre ’90).
    Io comunque nei confronti di chi scrive sono solo un principiante, quindi giudico solo da lettore, non da esperto.
    Ribadisco però il fatto che tra Noir, Thriller e Giallo classico vince sempre il buon romanzo.

  186. Dario Geraci

    Ok, STOP.
    La discussione è degenerata. Ho letto cose che non mi sono piaicute per niente, ivi comprese, le violazioni alla privacy che cita il Sig.Lotti (i dati relativi alla sua mail non provengono da questo sito). Non permetterò più commenti a questa discussione perchè come avevo preannunciato se non si è in grado di mantenere una discussione tra persone adulte sui binari del dialogo, la discussione non ha ragion d’essere.
    Ultima postilla per Halter: parleremo di Halter quando inserirò sul sito la scheda dell’autore invito quindi tutti coloro i quali continuano a citarlo in tutte le discussioni a tenere in serbo le proprie idee quando nascerà la discussione. Spero di essere stato chiaro, in caso contrario, le conseguenze sono elencate nella sezione “Info Giallo Mondadori”.
    Buon lavoro a tutti.