Renato Brunetta e la “Rivoluzione in corso”
Uscendo dal Quirinale, dopo il giuramento (…) i microfoni erano a caccia di dichiarazioni. Uno (…) mi s’è imposto, sbucando dalla ressa (…). Domanda: qual è il suo programma? Risposta: cacciare i fannulloni e premiare i meritevoli. La prima parte è presto divenuta una parola d’ordine, ripetuta mille volte dai mezzi di comunicazione. Quasi un manifesto. Ma io non ho mai dimenticato la seconda. E cominciando questo libro, nel quale racconterò le cose fatte e quelle che ho in mente, devo avvertire i lettori che sono anch’io un dipendente pubblico, perché sono un professore universitario. Chi vuole attribuirmi la convinzione che tutti i dipendenti pubblici siano lavativi, una specie di massa inerte che campa a spese del contribuente, evidentemente non sa chi sono. Uno di loro. Dal 1° capitolo di Rivoluzione in corso di Renato Brunetta
La guerra all’assenteismo negli uffici pubblici del vulvanico neo-ministro per la Pubblica Amministrazione e Innovazione è stata solo la prima di una serie di inziative che nei primi mesi del suo mandato hanno sollevato polemiche e reazioni contrastanti e sempre molto accese. Fedele alla propria immagine di uomo caparbio, il ministro difende sui media nazionali i risultati del proprio operato: «Già a maggio, il mese dell’insediamento, le assenze dominuiscono del 10,9%. A giugno, meno 22,4. A luglio tra il 37 e il 40. Agosto e settembre sono sopra il 44. E la tendenza continua. All’Ispra, l’istituto per la protezione e la ricerca ambientale, le assenze sono diminuite del 94%. In molti enti siamo sopra il 70. Posso dirlo? Che schifo» (Corriere della Sera – 19 aprile 2009)